Oscar fu commosso da quelle parole. Ovviamente il senatore era in uno stato maniacale, ma quando era così in ebollizione, parlare con lui era più facile — era come una versione distorta del suo vecchio carisma.
«Senatore, lei ha già fatto molto per noi. Qui abbiamo costruito un albergo seguendo i suoi progetti. Gli abitanti del luogo sono rimasti notevolmente impressionati.»
«Oh, ma non è nulla.»
«No, sul serio, il suo progetto ha suscitato numerosi commenti favorevoli.»
«E io sono altrettanto serio quando ti dico che si tratta di una sciocchezza. Dovresti vedere i progetti che facevo quando ero all’università. Gigantesche cupole geodesiche intelligenti. Enormi strutture reattive fatte di membrane e di aste. Si possono trasportare su dei dirigibili e lanciarle su gente che sta morendo di fame, nel deserto. Le progettai per un concorso, sai, riguardava la progettazione di strutture di assistenza da utilizzare in caso di disastri ecologici, organizzato dalle Nazioni Unite — quando l’America faceva ancora parte delle Nazioni Unite.»
Oscar ammiccò. «Strutture per l’assistenza in caso di disastri?»
«Non furono mai costruite. Erano troppo sofisticate e hi-tech per gli affamati e arretrati abitanti del Terzo Mondo, o così dissero. Burocrati! Mi sono fatto un culo così su quel progetto.» Bambakias rise. «Vedi, non ci sono soldi nel campo. In seguito, ho utilizzato lo stesso concetto, ma in piccolo, come nel caso di quelle sedie. Ma anche in quel campo non ho avuto fortuna. Gli altri sembrano non apprezzare un’architettura del genere.»
«In effetti, senatore, qui in laboratorio abbiamo una di quelle sedie nell’ufficio del direttore. Sta provocando una serie di reazioni molto favorevoli. La gente del posto ama sul serio quella sedia.»
«Non dirmelo. È un vero peccato che gli scienziati non possano permettersi di comprare nessun pezzo di arredamento di fascia alta.»
«Alcott, mi chiedo se lei abbia ancora da qualche parte i progetti di quegli edifici. Mi piacerebbe vederli.»
«Vederli? Al diavolo, ma puoi averli, se vuoi. È il minimo che posso fare per te, dopo tutto quello che ti ho fatto passare.»
«Spero che lo farà davvero, senatore. Parlo sul serio.»
«Ma sicuro, prendili pure! Prendi tutto quello che vuoi! Una specie di svendita dei prodotti del mio ingegno. Sai, se invadiamo l’Europa, Oscar, probabilmente questo significherà uno scambio nucleare.»
Oscar abbassò la voce e replicò in tono tranquillo, «Non penso proprio che succederà, Al.»
«Quei piccoli bastardi olandesi stanno stuzzicando i grandi, vecchi USA. Loro e i loro zoccoli di legno e i tulipani. Noi siamo una superpotenza! Noi possiamo polverizzarli.»
Lorena si fece sentire. «Penso che sia tempo di prendere la tua medicina, Alcott.»
«Ho bisogno di sapere quale sia la vera opinione di Oscar sulla guerra! Io sono completamene a favore. Io sono un falco! Siamo stati lo zimbello di questi signor nessuno europei comunisti ed ecologisti per troppo tempo. Tu non credi, Oscar?»
Arrivò un’infermiera. «Riferisci al presidente la mia opinione!» insistette il senatore mentre l’infermiera lo conduceva via. «Di’ a Two Feathers che io sono con lui su tutta la linea.»
Lorena venne di nuovo inquadrata dalla telecamera. Aveva un’espressione cupa, scossa.
«Adesso ci sono molte facce nuove nella krew, Lorena.»
«Ah, sì.» Fissò lo sguardo nella telecamera. «Non ti ho mai informato della situazione di Moira, vero?»
«Moira? Pensavo che avessimo risolto quel problema da un bel po’ di tempo.»
«Oh, dopo la prigione, Moira si è comportata in modo perfetto. Fino a quando Huey non è venuto a cercarla. Adesso Moira lavora per lui, a Baton Rouge.»
«Oh, no.»
«Dopodiché, per la krew la situazione è precipitata. Il loro morale aveva subito un duro colpo con la malattia del senatore, e una volta che Huey è riuscito ad attirare il nostro precedente portavoce nella sua corte… be’, puoi immaginare come siano andate le cose.»
«Avete perso molte persone?»
«Ne abbiamo assunte semplicemente della altre, ecco tutto.» Sollevò lo sguardo. «Forse, qualche giorno, tu tornerai da noi.»
«Sarebbe bello. Magari per la campagna per la rielezione di Alcott.»
«Quella sarebbe una vera sfida… Sei così bravo con lui. Lo sei sempre stato. Per esempio, quella storia assurda dei suoi vecchi progetti. Lo ha davvero commosso, per un minuto è stato davvero lucido. Quando parla con te, sembra tornare in sé.»
«Io non stavo semplicemente tentando di tenerlo su, Lorena. Voglio davvero quei progetti. E voglio che tu mi assicuri che mi vengano inviati. Penso di poterli utilizzare.»
«Oscar, ma cosa stai facendo davvero laggiù? Sembra una cosa molto strana, non penso che faccia gli interessi dei democratici federali. Non è una riforma ragionevole, non è quello che avevamo in mente.»
«È vero… non è precisamente quello che avevamo in mente.»
«Si tratta di quella donna… Penninger, vero? Lei non va bene per te. Non è il tuo tipo. Tu sai che Moira sa tutto su te e lei, vero? E anche Huey lo sa.»
«Lo so e sto cercando di rimediare, anche se si tratta di una grossa sfida.»
«Hai un’aria così pallida. Avresti dovuto rimanere con Clare Emerson. È una anglo, certo, ma aveva un carattere dolce, per te era perfetta. Quando eri con lei, sembravi sempre felice.»
«Clare è in Olanda.»
«Clare sta tornando. Sai, la guerra e tutto il resto.»
«Lorena…» Oscar sospirò. «Tu frequenti un sacco di giornalisti. Io faccio lo stesso, va bene? Andavo a letto con Clare, ma Clare è una giornalista, lo è sempre stata e continuerà a esserlo. Solo perché ti dà una buona copertura mediatica, non significa che vada bene per me. Non mandare Clare qui. Dico sul serio. Mandami i vecchi progetti di Alcott, quando era un brillante studente di design che non aveva mai guadagnato un soldo. Quelli potrebbero essermi utili. Ma non mandarmi Clare.»
«Io non voglio vederti distrutto dall’ambizione, Oscar. Adesso ho visto quello che significa ed è terribile, è molto peggio di quanto tu possa immaginare. Io voglio soltanto vederti felice.»
«In questo momento non posso permettermi questo tipo di felicità.»
Improvvisamente Lorena scoppiò a ridere. «Va bene. Stai bene. E anch’io sto bene. Sopravviveremo a tutto questo. Qualche giorno saremo okay. Io ci credo ancora, e tu? Non innervosirti troppo. Sii buono con te stesso. Va bene?»
«Va bene.»
Lorena riappese. Oscar si alzò e si stiracchiò. Lorena aveva scherzato su Clare. Lo stava semplicemente provocando. Per qualche istante, lui era uscito a scuoterla dalla sua infelicità; Lorena rimaneva sempre una donna attiva, le piaceva immaginare che lui fosse la sua krew e che lei si stesse prendendo cura di lui. Era riuscito a regalarle qualche istante di distrazione. Fare quella telefonata era stata una buona idea. Aveva fatto una gentilezza a due vecchi amici.
Oscar iniziò la liquidazione del proprio patrimonio. Senza Pelicanos a gestire i conti e gli investimenti, lui non aveva più il tempo per occuparsene. E, a un livello molto profondo, sapeva che adesso il denaro era uno svantaggio. Stava incoraggiando migliaia di persone ad abbandonare l’economia convenzionale e ad adottare un sistema di vita profondamente alieno, mentre lui conservava un solida corazza contro gli imprevisti. Huey aveva già fatto alcuni commenti taglienti su quell’argomento; il fatto che Huey stesso fosse un multimilionario sembrava non addolcire i suoi attacchi pubblici.
E poi, Oscar non stava gettando via il proprio denaro. Lo avrebbe devoluto interamente alla causa della scienza — fino a quando non fosse finito.
Le dimissioni e la partenza di Pelicanos ebbero un effetto profondo sulla krew. In quanto factotum, Pelicanos era stato l’elemento fondamentale del gruppo, fungendo sempre da voce della ragione quando Oscar si lasciava trascinare dalla emozioni.