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Greta entrò nella stanza. Si era rimessa un po’ in ordine. I suoi occhi erano bordati di nero, le guance striate da pitture di guerra.

Oscar rimase sbalordito.

«Non sono stata io a inventarmi questa pagliacciata» replicò Greta in tono difensivo. «È stata la tua consulente per l’immagine — per la festa di stasera. Volevo truccarmi per te, ma mi è sembrato troppo ridicolo. E così mi sono lavata via tutto all’ultimo minuto.»

«Oh, ma è stato un grosso errore!» commentò Oscar, poi rise per lo stupore. «È bellissimo. È davvero una cosa fantastica. Assolutamente incredibile. E così trasgressiva. Non riesco a credere ai miei occhi.»

«Stai vedendo una donna ebrea di trentasei anni che si è conciata come una pazza derelitta.»

«Oh, no. È proprio il fatto che tu sia Greta Penninger che lo fa funzionare. E il fatto che il direttore di un laboratorio federale, la vincitrice di un premio Nobel, ancora con indosso il camice, ha appena rivelato di essere un guerrigliero urbano.» Oscar si morse il labbro. «Voltati. Fatti ammirare.»

Greta allargò le braccia e ruotò su se stessa. Sulla nuca i capelli erano fermati da una spilla di pietre multicolori. «Ti piace, vero? Immagino che non sia tanto male. Non sembro molto più strana del presidente, vero?»

«Greta…» Oscar si schiarì la gola. «Non capisci quanto bene funzioni. Per me funziona davvero. Sto eccitandomi sul serio.»

Greta lo fissò con sorpresa. «Uhu. Mia madre diceva sempre che un bel trucco avrebbe attirato l’attenzione di un ragazzo.»

«Togliti il camice. Anzi, togliti anche la camicetta.»

«Aspetta un minuto. Ehi, giù le mani!»

«Sai quanto tempo è passato? Una vera eternità. Non riesco a ricordare neppure qual è stata l’ultima volta.»

«Okay! Più tardi! In un letto! E quando la tua faccia non avrà quel colore.»

Oscar portò la mano alla guancia. Aveva la pelle in fiamme. Sorpreso, si toccò le orecchie: erano tanto calde che sembravano due frittelle. «Wow» mormorò. «Sono eccitato da morire.»

«È solo il trucco.»

«No, non è così. Adesso so perché Donna voleva rimanere qui — adesso so perché Donna ha detto che le cose si stavano facendo interessanti. Quella è un piccolo genio. Non puoi dire che si tratta di qualcosa di superficiale. È una bugia, è come dire che un voto di castità e il velo di una suora sono soltanto delle parole e una pezza di tessuto nero. Certo, sono dei simboli, ma ti conducono in un universo morale completamente diverse Mi sta venendo una grande idea.»

«No, Oscar. Io penso che ti stia venendo un qualche tipo di attacco.»

«Questa cosa funzionerà. Questa cosa è massiccia. Abbiamo pensato troppo in piccolo. Dobbiamo uscire dalla scatola. Dobbiamo portare la guerra in casa del nemico. Ascolta. Io devo andare in Louisiana.»

«Cosa? Perché?»

«Andremo lì tutti e due. Lì ci troviamo sempre benissimo. La Louisiana è perfetta per noi. Faremo un giro trionfale dello stato. Costringeremo Huey e i Regolatori completamente sulla difensiva. Andremo in una flotta di limousine, con la massima copertura mediatica possibile. Noleggeremo dei pullman, faremo un giro elettorale. Porteremo camion con altoparlanti ed elicotteri. Satureremo l’intero stato. Sarà una cosa incredibilmente romantica. Daremo interviste scandalose, provocanti. Tu diventerai una pop-star sexy della scienza. Venderemo fotografie, magliette, adesivi per i paraurti, il tuo profumo, la tua biancheria intima. Costruiremo piccoli Collaboratori ovunque andremo. Io ho a disposizione dei progetti incredibili di Bambakias che possiamo utilizzare a partire da questo momento. Condurremo una marcia popolare su Baton Rouge. Picchetteremo la residenza del governatore. Andremo a stanare Huey nel suo covo. Lo inchioderemo e lo cancelleremo dalla faccia della terra.»

«Oscar, stai avendo una crisi. Stai delirando.»

«Davvero?»

«Non possiamo andare in Louisiana. È troppo pericoloso. Non possiamo lasciare il Collaboratorio adesso. Qui siamo in un’emergenza. Le persone hanno paura, stanno disertando ogni giorno.»

«Assumine altre.»

«Possiamo attirare tutti i Moderatori che vogliamo, ma qui non c’è è più spazio.»

«Costruisci estensioni del laboratorio. Utilizza la città di Buna.»

«Oscar, quando ti comporti così, ti spaventi.»

Lui abbassò la voce. «Davvero?»

«Un po’.» Sotto le pitture di guerra, il volto di Greta era arrossito.

Il cuore di Oscar batteva a martello. Fece alcuni respiri profondi. Adesso si era calmato. Adesso viaggiava a un livello più alto; era esaltato. «Tesoro, io sto andando in una missione segreta. Penso che possa essere la soluzione a tutti i nostri problemi, ma potrei anche non tornare. Questo può essere l’ultimo momento di intimità che avremo. So che ti ho fatto arrabbiare. So che non sono stato tutto quello che ti aspettavi. Forse non ti vedrò mai più, ma ti lascio con animo lieto. Voglio ricordarti così come sei adesso, per sempre. Tu mi sei tanto cara, per me sei così speciale, che non riesco neppure a dirtelo a parole. Tu sei una creatura brillante, irradi luce.»

Greta si portò una mano alla fronte. «Oh, mio Dio. Quando mi parli così, non so proprio controllarmi… Sei così persuasivo! Oh, be’, non importa, vieni con me, togliti i vestiti. Sul tavolo da laboratorio c’è spazio per tutti e due.»

Undici

Dopo una lunga discussione sulle opzioni a loro disposizione, Oscar e il capitano Scubbly Bee decisero di infiltrarsi in Louisiana in incognito. Kevin, mentendo in maniera spudorata, comunicò al comitato di emergenza del Collaboratorio che stava andando via per fare un giro di reclutamento. Oscar non avrebbe lasciato ufficialmente Buna. Fu sostituito da un sosia, un volontario dei Moderatori disposto a indossare i vestiti di Oscar e a trascorrere molto tempo in una lussuosa camera d’albergo fingendo di lavorare al computer.

Ben presto definirono il loro piano in ogni minimo particolare. Per evitare di essere scoperti, decisero di recarsi in Louisiana servendosi di due velivoli ultraleggeri. Quei dispositivi silenziosi e invisibili erano lenti, imprevedibili, pericolosi, stancanti e nauseanti — in pratica erano privi di qualsiasi comfort. Tuttavia, erano più o meno impossibili da scoprire e non erano soggetti a blocchi stradali a tentativi di estorsione. Poiché erano guidati da un sistema GPS che utilizzava satelliti cinesi, i velivoli sarebbero giunti con incredibile precisione proprio sulla soglia della casa di Fontenot… prima o poi.

Kevin e Oscar giunsero a una decisione drammatica: decisero di travestirsi come nomadi dell’aria. Presero in prestito le tute di volo indossate di solito da un paio di Moderatori. Erano comodi indumenti di cotone, coperti di borchie e imbottiti di fibre. In origine erano state delle tute protettive industriali, faticosamente tribalizzate mediante un estenuante lavoro di ricamo e un forte fetore di unguento per la pelle. L’abbigliamento era completato da guanti di kevlar, stivali di gomma neri, caschi pelosi e occhialoni infrangibili.

Oscar impartì un’ultima serie di consigli da Actors’ Studio al suo bendisposto sosia e poi indossò il suo travestimento. Divenne immediatamente una creatura appartenente a una civiltà aliena. Non riuscì a resistere alla tentazione di passeggiare per il centro di Buna nel suo travestimento da nomade. Il risultato lo sbalordì. Oscar era ben conosciuto a Buna; la sua scandalosa vita personale era di dominio pubblico e l’albergo che aveva costruito era diventato molto famoso da quelle parti. Ma adesso che indossava la tuta di volo, gli occhialoni e il casco, venne completamente ignorato. Gli occhi delle persone semplicemente scivolavano su di lui, senza l’attrito generato sia pure da momento di attenzione. Adesso Oscar irradiava estraneità.