Erano arrivati all’hovercraft, ma Fontenot non dava alcun segno di volere andare via: la gamba artificiale gli stava creando grossi problemi. Finalmente si sedette sullo scafo dell’hovercraft e si tolse il cappello, respirando affannosamente. Kevin salì dalla parte posteriore e si sistemò nel veicolo, appoggiando alla murata i piedi doloranti. Un paio di aironi spiccarono il volo a poca distanza e qualcosa di grande e di oleoso affiorò accanto a un viluppo di canne.
«Non so più cosa pensare» confessò Fontenot. Fissò Oscar come se la rivelazione che avevano avuto fosse tutta colpa sua. «E non so più cosa pensare neppure di te. La tua fidanzata ha vinto il premio Nobel, il tuo responsabile della sicurezza è un pirata informatico e tu sei piombato sul mio tetto, senza neppure avvertirmi, vestito come una scimmia volante.»
«Sì. Hai ragione.» Oscar fece una pausa. «Vedi, tutto ha un senso, se ci arrivi un passo alla volta.»
«Senti, non voglio sapere più nulla» replicò Fontenot. «Ci sono già dentro fino al collo. Non voglio partecipare al tuo gioco. Io voglio solo tornare a casa, per vivere e morire qui. Se mi dite altre cose, dovrò riferirle al presidente.»
«Non preoccuparti, su questa faccenda ti copro io» lo rassicurò Oscar. «Io lavoro per il presidente. Adesso lavoro per il consiglio per la sicurezza nazionale.»
Fontenot era assolutamente sbalordito. «Adesso fai parte dello staff presidenziale? Lavori per il consiglio?»
«Jules, smettila di cadere dalle nuvole ogni volta che ti dico qualcosa. Stai iniziando a ferire i miei sentimenti. Perché pensi che sia venuto qui? Come pensi che sia finito in un pasticcio del genere? Chi altro potrebbe occuparsi di questa faccenda nel modo migliore? Sono l’unico uomo al mondo capace di scoprire un culto voodoo neurale e di capire immediatamente cosa sta succedendo.»
Fontenot si carezzò il mento coperto dalla barba. «E così… Be’, okay! Immagino di essere con te. E allora, signor esperto io-so-tutto, dimmi una cosa. Scoppierà davvero una guerra contro l’Olanda?»
«Sì. E se riusciremo a uscire da questa dannata palude tutti interi e a informare il presidente sulle mie scoperte, probabilmente scoppierà anche una guerra contro la Louisiana.»
«Oh, mio Dio!» gemette Fontenot. «Ma allora la situazione non è semplicemente grave, è davvero disperata. È accaduto il peggio. Sapevo che avrei dovuto tenere chiuso il becco, lo sapevo, non avrei mai dovuto parlare a nessuno di questa faccenda!»
«No, hai fatto la cosa giusta. Huey è un grand’uomo, è un visionario, ma è davvero fuori di testa. Non è più un simpatico megalomane del Sud. Adesso so tutta la verità. Quegli haitiani erano soltanto un esperimento. Huey ha fatto qualcosa di strano su se stesso. Qualcosa di oscuro e di neurale.»
«E tu devi informare il presidente.»
«Sì. Devo farlo. Perché il nostro presidente non è così. Il presidente non è pazzo. È solo un politico ambizioso, un duro, un falco che riporterà la legge e l’ordine in questo paese allo sbando, anche se questo significa mettere a ferro e fuoco metà dell’Europa.»
Fontenot rifletté a lungo sulle affermazioni di Oscar. Alla fine si girò verso Kevin. «Ehi, Hamilton.»
«Sì, signore?» rispose Kevin in tono stupito.
«Non permettere che qualcuno faccia fuori questo ragazzo.»
«Io non volevo questo lavoro!» protestò Kevin. «Nessuno mi aveva mai detto quanto fosse difficile. Dico sul serio: rivuole il suo lavoro di guardia del corpo? Se lo riprenda pure, questo dannato lavoro!»
«No» rispose Fontenot in tono deciso. Una volta avviata la piccola imbarcazione, iniziarono il viaggio di ritorno — tre uomini in una vasca da bagno.
«Huey ha fatto molte grandi cose per noi» affermò Fontenot. «Ovviamente, tutto quello che ha fatto andava prima di tutto a suo vantaggio, questo lo sapevano tutti. Ma ha fatto delle buone cose per la gente. Ha dato loro un mucchio di possibilità che non hanno mai avuto in cento anni. Per me, quello è ancora il futuro.»
«Sì» replicò Oscar, «Huey ha imposto il suo nuovo ordine — ma non è nuovo, e non è neppure un ordine. Huey è un tipo bizzarro. Sa raccontare una barzelletta e se la cava magnificamente come oratore, paga da bere e si prende in giro davanti a tutti. Ma gode di un controllo ferreo del ramo legislativo e di quello giudiziario. Ha a disposizione una milizia di camicie brune, la sua rete mediatica privata — perfino una sua economia. Propugna un’ideologia basata sul sangue e sul suolo, come quella dei nazisti. Possiede depositi segreti pieni di armi con cui scatenare terribili vendette. Huey rapisce le persone. Rapisce intere popolazioni e le fa scomparire. Immagino che lo faccia per il migliore dei motivi, ma i fini non contano quando si utilizzano mezzi del genere. E adesso ha sperimentato su di sé qualche folle trattamento che rende le persone permanentemente schizoidi! Dopo un atto del genere, Huey non può migliorare. No, può soltanto scendere sempre più in basso.»
Fontenot sospirò. «Permettimi di chiederti un favore. Non dire a nessuno che sono stato io a condurti qui. Non voglio finire nei notiziari di rete. Non voglio che i miei poveri vicini scoprano che sono stato io a vendere la pelle del vecchio Huey. Questa è casa mia. Io voglio morire qui.»
Kevin intervenne. «Continua a dire che questo posto è il futuro. Ma allora perché vuole morire, vecchio?»
Fontenot gli rivolse un’occhiata comprensiva. «Ragazzo, tutti vanno nel futuro per morire. È così che succede.»
Oscar scosse la testa. «Non sentirti colpevole. Non devi a Huey alcuna fedeltà.»
«Tutti noi gli dobbiamo qualcosa, dannazione! Ci ha salvato. Ha salvato lo stato. Se non altro, siamo in debito con lui per le zanzare.»
«Le zanzare? Quali zanzare?»
«Non ce ne sono. Siamo nel bel mezzo di una palude e non veniamo morsi. Ma voi non ve ne siete neppure accorti? Invece io me ne sono accorto, eccome!»
«Be’, ma cosa è successo alle zanzare?»
«Prima che arrivasse Huey, le zanzare ci stavano mangiando vivi. Le zanzare amano il futuro provocato dall’effetto serra. Quando il clima diventò più caldo e più umido, arrivarono in vere e proprie ondate, portando la malaria, la dengue, l’encefalite… Dopo le grandi inondazioni del Mississippi, le zanzare iniziarono a spuntate da ogni pozzanghera dello stato. Si trattò di una gravissima emergenza sanitaria, le persone morivano come mosche. Huey aveva appena prestato giuramento, ma non volle gettare la spugna, invece disse, ‘Facciamo qualcosa, sbarazziamocene’. Mandò in giro dei camion su cui erano stati montati dei nebulizzatori. Ma non spruzzavano insetticida, non spargevano sostanze inquinanti — DDT e tossine — come era stato fatto in precedenza. Un atto del genere avrebbe mandato tutto in malora, questo lo sapevano tutti. E anche Huey lo capì — non gassò gli insetti, ma le persone. Con anticorpi aerei. Sono come quelle vaccinazioni spray. Adesso gli abitanti della Louisiana sono tossici per le zanzare. Il nostro sangue le uccide, letteralmente. Se una zanzara morsica un cajun, muore stecchita.»
«Davvero un bel trucco!» approvò Kevin. «Ma questo sistema non uccide tutte le zanzare, vero?»
«No, ma le malattie scomparvero subito, perché non potevano più trasmettersi da una persona all’altra. Vedete, Huey ha fatto spruzzare quel gas sul bestiame, sugli animali selvatici. Sta gassando tutto quello che respira. Perché funziona! Quelle succhiasangue uccidevano un mucchio di gente. Per migliaia di anni da questi parti sono state una vera e propria piaga biblica. Ma Green Huey le ha sistemate una volta per tutte.»
L’hovercraft continuò ad avanzare con il motore scoppiettante. I tre fecero silenzio.
«Ma allora cos’è quell’insetto che ha sul braccio?» chiese infine Kevin.
«Dannazione!» Fontenot si affrettò a schiacciare la zanzara. «Deve essere arrivata fin qui dal Mississippi!»