«Ragazzo, io sono Huey. Sei tu a essere finito. Io posso distruggere te, quella cagna della tua ingrata fidanzata e il vostro intero laboratorio che, in effetti, è e rimarrà sempre il mio laboratorio.»
«Sono sicuro che lei possa provarci, governatore, ma perché sprecare tutte queste energie? Adesso è inutile distruggerci. Ormai è troppo tardi. Ero davvero convinto che lei avesse un intuito migliore per queste cose.»
«Figliolo, tu non hai ancora capito. Io non ho bisogno di alcun ‘intuito’. Io posso distruggervi nel mio tempo libero, mentre mi gratto la testa e la pancia.» Huey riattaccò.
Adesso i mastini delle guerra si erano scatenati nel panorama mentale dell’America e, nonostante si trattasse di cani piccoli e dotati di denti simbolici nonché spuntati, provocarono un terremoto politico. Nessuno si era aspettato un gesto del genere da parte di un presidente. Un eccentrico nativo americano miliardario — per un paese esausto per la sua crisi di identità e per le troppe fazioni politiche, Two Feathers sembrava una distrazione pittoresca, un candidato del tipo Oh-e-perché-no? i cui discorsi bellicosi potevano tenere su il morale della nazione. Perfino Oscar si era aspettato ben poco da lui; la carica di governatore del Colorado non aveva dato molte occasioni a Two Feathers di distinguersi particolarmente. Una volta conquistata la presidenza, però, Two Feathers stava dimostrando di essere un vero e proprio fenomeno. Era chiaro che si trattava di uno di quei tipici presidenti americani di transizione, una di quelle figure colossali che lasciavano il segno e che rendevano la vita orribile e interessante.
Sfortunatamente per Green Huey, nel panorama politico americano c’era posto soltanto per un governatore autoritario, incline all’uso della forza e vestito in maniera eccentrica. Two Feathers aveva battuto Huey nella corsa alla Casa Bianca. E la cosa peggiore era che si era reso conto, correttamente, che Huey costituiva una minaccia intollerabile e impossibile da cooptare. Adesso era deciso a schiacciarlo.
Tra il presidente e il governatore ribelle scoppiò una vera e propria guerra verbale. Huey accusò il presidente di avere autorizzato voli di spionaggio ad alta quota nei cieli della Louisiana. Questo era vero, perché il cielo di quello Stato ormai pullulava di aerei da ricognizione — federali, prolet, militari, europei, asiatici, di proprietà di reti private o di chiunque fosse in grado di lanciare un aquilone autopropulso con una telecamera a bordo.
Il presidente replicò accusando il governatore di tradimento, e di collusione con potenze straniere in periodo di guerra. Anche questo era vero, per quanto, fino a quel momento, l’unica conseguenza della guerra olandese era stato un massiccio afflusso di turisti europei in America. Gli europei non avevano visto dichiarare una guerra da moltissimo tempo. Era divertente essere un cittadino straniero in un paese in guerra, specialmente se in quel paese nei mercati delle pulci si vendevano liberamente intere scatole di microspie. Improvvisamente tutti si misero a giocare agli agenti segreti.
Allora il presidente alzò ulteriormente la posta. Richiese in tono minaccioso la pronta restituzione di tutte le armi federali trafugate dalla base aerea saccheggiata in Louisiana. Minacciò severe rappresaglie, che non si peritò di specificare.
Non c’è alcun bisogno di dire che le armi federali non vennero consegnate. Invece il governatore accusò il presidente di stare tramando per istituire la legge marziale e un colpo di stato.
I senatori di Huey diedero il via a una lunga guerra procedurale all’interno del Senato degli Stati Uniti, ricorrendo a pratiche ostruzionistiche. Il presidente chiese che si procedesse all’impeachment dei due senatori della Louisiana. Annunciò anche l’apertura di un’inchiesta su tutti i deputati della Louisiana nella Camera dei Rappresentanti.
Huey chiese al Congresso di avviare la procedura per l’impeachment e ai pacifisti di scendere nelle strade in uno sciopero generale che avrebbe paralizzato il paese.
Di fronte alla prospettiva di uno sciopero generale, il presidente replicò annunciando la creazione unilaterale di una nuova forza di difesa civile volontaria, la ‘Civil Defense Intelligence Agency’. Sulla carta, sembrava un’organizzazione decisamente strana — un club di discussione nazionale di cosiddetti ‘attivisti civili’, fedeli soltanto al presidente. La CDIA non aveva alcun bilancio e il suo capo era un vecchio eroe di guerra pluridecorato, che per caso viveva in Colorado, che di nuovo per caso conosceva di persona il presidente e che, sempre per caso, era un Moderatore molto influente.
Un’analisi più approfondita mostrò che la CDIA erano i Moderatori. La CDIA era una gigantesca banda prolet che godeva dell’appoggio diretto del capo dell’esecutivo della nazione. Ormai era stato attraversato un Rubicone. Questa mossa rivelò che il presidente aveva coltivato per anni le proprie forze prolet. Huey aveva utilizzato i suoi Regolatori come una forza per procura con cui era facile negare ogni relazione, ma il presidente stava audacemente facendo uscire allo scoperto la propria mafia, brandendola come una mazza. Forse il presidente era arrivato in ritardo e forse era un po’ meno intelligente di Huey, ma godeva di un grande vantaggio: era il presidente.
Adesso, per la prima volta, Two Feathers iniziò a sembrare davvero potente, perfino pericoloso. Si trattava di una coalizione politica classica; nella Francia medievale aveva funzionato a meraviglia; i due estremi della piramide sociale — quello inferiore, trascurato da tutti, e quello superiore, in precedenza molto debole — si univano contro quello centrale, arrogante e diviso da feroci lotte intestine.
La prima volta che il presidente utilizzò le sue forze semi illegali fu contro i comitati di emergenza, adesso fuorilegge. Fu un colpo di genio, perché i comitati di emergenza erano unanimemente detestati e perfino più temuti dei prolet. E poi, i comitati avevano perso qualsiasi appiglio legale che giustificasse la loro esistenza ed erano già alla corde. Attaccare una forza divenuta illegale di recente con un’altra forza, in precedenza illegale, ma adesso pienamente legittima, suscitò reazioni estremamente favorevoli nell’opinione pubblica americana. La manovra sottintendeva una sorta di simmetria. Era la mossa di un vero protagonista. Gli indici dei sondaggi sul presidente schizzarono immediatamente verso l’alto. Era riuscito a ottenere un risultato tangibile, quando, per anni e anni, non ci era riuscito nessuno.
La nuova CDIA, da parte sua, rivelò alcune nuove tattiche decisamente impressionanti. Non disponeva dell’autorità legale di eseguire arresti e così perseguitò i membri dei comitati di emergenza con ‘picchetti ombra’. Si trattava di uomini che portando una fascia al braccio seguivano metodicamente i membri dei comitati per ventiquattro ore al giorno. Non si trattava di una tattica molto difficile da applicare per un gruppo di prolet. In effetti, i picchetti ombra ricordavano le tecniche di sorveglianza usate dai servizi segreti. Ma tutto avveniva alla luce del sole e, come qualsiasi lavoro simile a quello dei paparazzi, era estremamente irritante per le sue vittime.
I prolet erano perfetti per svolgere un lavoro del genere. Erano sempre stati organizzati come i servizi segreti — reti piccole, distribuite, occulte, che sopravvivevano ai margini della società servendosi di password rubate e ricorrendo all’accattonaggio permanente. Ma una volta trasformatesi in una forza paramilitare che riceveva ordini dall’alto, le reti prolet improvvisamente assunsero una struttura più rigida. Per i nemici del presidente, divennero una prigione umana che esercitava una sorveglianza costante.