Non funzionò. Soltanto uno schizoide con un grave caso di coscienza bicamerale poteva insinuare che il presidente fosse un agente olandese, visto che aveva appena dichiarato guerra all’Olanda, la flotta della Stati Uniti si avvicinava ad Amsterdam e gli olandesi invocavano aiuto, senza riceverne.
Quella faccenda non solo non approdò a nulla, ma convinse molti indecisi che Huey aveva perso completamente la bussola. Huey era pericoloso e doveva essere allontanato dalla sua carica pubblica a ogni costo. E tuttavia il governatore insistette, addestrando pubblicamente la sua milizia, purgando le sue forze di polizia, ormai allo sbando, giurando vendetta contro un mondo di ipocriti e bugiardi.
La relazione tra Oscar e Greta era giunta a un punto di non ritorno. Iniziarono a litigare sul serio, e in pubblico. In precedenza avevano avuto piccoli litigi, discussioni accese, lievi incomprensioni; ma dopo tante ore, giorni, settimane di difficile lavoro amministrativo, iniziarono a litigare pubblicamente con violenza sul futuro del laboratorio e sul significato dei loro sforzi.
La fine dell’emergenza e l’inizio della guerra rendevano necessaria la creazione di un altro ambiente mediatico. Oscar fece disattivare gli altoparlanti che avevano trasmesso tutte le discussioni del comitato di emergenza. In tempo di guerra, bisognava tacere, perché il nemico poteva essere in ascolto, oppure bisognava parlare di sangue, sudore e lacrime. Era ormai giunto il momento di smettere di indottrinare la gente del Collaboratorio. Sapevano già da che parte stavano e cosa ci fosse in gioco. Adesso dovevano difendere quello che avevano costruito: avrebbero dovuto scendere in trincea con le pale, avrebbero dovuto intonare marce militari.
Eppure non potevano fare una cosa del genere. Potevano soltanto aspettare. La situazione non era più nelle loro mani. Non erano più padroni del loro destino, non avevano più l’iniziativa. La vera lotta stava avvenendo a Washington, a L’Aia, in una flotta di navi da guerra americane che stava attraversando un Atlantico sconvolto dalle tempeste, alla velocità più bassa possibile. La nazione era in guerra.
Non appena si furono rassegnati alla loro irrilevanza, la situazione si invertì improvvisamente. A Buna arrivò il capo della CDIA. Era un Moderatore del Colorado chiamato feldmaresciallo Munchy Menlo. Il suo vero nome era Gutierrez; nella sua lontana gioventù, era stato coinvolto in qualche fucilazione controrivoluzionaria in Colombia e Perù. Una volta tornato alla vita civile, Munchy Menlo era diventato una sorta di anima perduta; aveva iniziato a bere, non era riuscito a mandare avanti una drogheria. Alla fine aveva deciso di unirsi ai Moderatori ed era riuscito a salire molto in alto nella loro gerarchia.
Il feldmaresciallo Munchy Menlo — insisteva caparbiamente nel conservare il suo ‘nome di strada’ — era un militare molto diverso da tutti quelli che Oscar aveva conosciuto in precedenza. Aveva la barba, era franco, parlava poco e dava prova di una notevole modestia. Inoltre irradiava un certo magnetismo tipico degli uomini che hanno ammazzato di persona un mucchio di gente.
Con la proclamazione dello stato di guerra, Oscar scoprì di essere stato promosso; adesso era un membro ufficiale del consiglio per la sicurezza nazionale. Aveva la sua carta d’identità con tanto di ologramma e la sua carta da lettere personale intestata al consiglio e che proclamava a grandi lettere il suo titolo: ‘Vice consigliere per le questioni scientifico-tecniche’. Naturalmente Oscar fungeva da ufficiale di collegamento locale con il feldmaresciallo Menlo. Quando quest’ultimo arrivò da Washington — da solo, su una moto e senza scorta — Oscar lo presentò al comitato di guerra.
Menlo spiegò che era venuto per eseguire una ricognizione del terreno molto discreta. La nuova CDIA stava prendendo in considerazione la possibilità di sferrare un attacco militare oltre il confine della Louisiana.
Il comitato di guerra si era riunito al completo per sentire Menlo. Erano presenti quindici persone, inclusi Greta, Oscar, Kevin, Albert Gazzaniga, tutti i capi dei vari dipartimenti del Collaboratorio, oltre a sei sachem dei Moderatori. Costoro furono deliziati di udire quella notizia. Finalmente, e godendo perfino dell’appoggio del governo federale, stavano per dare ai Regolatori la dura e sanguinosa lezione che si meritavano! Tutti gli altri, ovviamente, rimasero orripilati.
Oscar si alzò per parlare. «Feldmaresciallo, per quanto possa apprezzare i meriti di un raid in Louisiana — un raid lampo… un raid limitato, chirurgico — non riesco a vedere in che modo un attacco militare contro altri cittadini americani possa darci un qualche vantaggio. Per ora Huey conserva le redini del potere nel suo Stato, ma si sta indebolendo. La sua credibilità è a pezzi. E solo questione di tempo prima che il dissenso interno lo costringa a dimettersi.»
«Mmm-hmmm» commentò il feldmaresciallo.
Gazzaniga fece una smorfia. «Odio pensare al trattamento che i media globali riserveranno a dei soldati americani che versano il sangue di altri americani. È una prospettiva agghiacciante. Diamine, praticamente si tratta di una vera guerra civile!»
«Faremmo la figura dei barbari!» esclamò Greta.
«Un embargo economico. Una forte pressione morale. Sovversione via rete, guerra informatica. Ecco come bisogna affrontare un problema del genere» concluse Gazzaniga in tono definitivo.
«Capisco» replicò il feldmaresciallo. «Be’, permettetemi di sollevare un’altra questione trascurabile. Il presidente è molto preoccupato per gli armamenti scomparsi dalla base aerea.»
Loro annuirono. «Sono scomparsi da un bel po’ di tempo» fece notare Oscar. «Non mi sembra una questione molto urgente.»
«Non lo sanno in molti — e ovviamente la notizia non deve uscire da questa stanza — ma la base ospitava una batteria di missili speciali terra-terra a breve gittata.»
«Missili» ripeté Greta in tono meditabondo.
«Le ricognizioni aeree indicano che la batteria di missili è nascosta nella valle del fiume Sabine. Abbiamo ricevuto delle informazioni estremamente attendibili che affermano che quei missili sono stati dotati di testate militari cariche di aerosol.»
«Testate militari al gas?» si stupì Gazzaniga.
«Erano state progettate apposta per sprigionare gas» replicò Menlo. «Aerosol non letali per il controllo delle sommosse. Fortunatamente la gittata di quei missili è molto breve. Soltanto cinquanta miglia.»
«Capisco» affermò Oscar.
«Be’,» replicò Gazzaniga «sono missili non letali e a breve gittata, giusto? E allora qual è il problema?»
«Voi del Collaboratorio siete l’unica base federale che quei missili possano raggiungere.»
Nessuno replicò.
«Mi spieghi come funzionano questi missili» chiese infine Greta.
«Be’, sono stati progettati molto bene» spiegò Menlo. «Sono missili invisibili, sono fatti soprattutto di plastica e si vaporizzano a mezz’aria, diffondendo il loro contenuto in un’esplosione silenziosa. Il loro carico è simile una sorta di nebbiolina: microsfere ricoperte di gelatina. L’agente psicotropo è contenuto in quelle sfere, che si scioglieranno soltanto in un ambiente simile a quello dei polmoni di un essere umano. Dopo alcune ore all’aria aperta, tutte le sfere si raffreddano e il carico diventa inerte. Ma qualsiasi essere umano abbia respirato in quella zona respirerà quella sostanza.»
«Dunque sono come le vaccinazioni spray a breve termine» commentò Oscar.
«Sì. Il principio è molto simile. Penso che adesso vi siate fatti un quadro della situazione.»