«Gli olandesi sono gente fredda?»
«Freddi e bagnati. E lo diventeranno sempre di più.»
«Mi dicono che la nostra marina sta prendendo in considerazione l’idea di aprire qualche falla nelle loro dighe con l’artiglieria.»
«Se fosse così tu lo sapresti, visto che fai parte del consiglio per la sicurezza nazionale.»
Tra loro scese un gelo palpabile. Oscar pensò quasi di vedere una nebbia.
Clare si appoggiò allo schienale della sedia. «L’aria di Buna ha un odore strano, vero? Tutte queste tende e questi rifugi antigas. Quella cupola ha un odore strano. È come se non si cambiassero mai la biancheria intima.»
«Questa non è Boston, questa è la Gulf Coast. Se pensi che qui ci sia un odore strano, dovresti farti una piccola passeggiata all’esterno.»
«Ci sono troppe zanzare.»
Oscar rise.
Clare si accigliò. «Non c’è bisogno che tu sappia quello che mi è successo in Olanda. Mi sono semplicemente ficcata in una cosa troppo più grande di me, ecco tutto. Sono andata via e mi ritengo davvero fortunata di esserci riuscita; questa è la mia grande storia. Sono doppiamente fortunata che Lorena abbia un cuore grande così.»
«Clare… È un vero peccato. La guerra è un gioco duro e anche una guerra fasulla ha le sue vittime. Non ti avrei mai augurato una cosa del genere.»
«Tu me lo avevi detto. Tu mi avevi avvertito. Ricordi? E io ti ho detto che ero una persona adulta. Stavamo lavorando in quella piccola elezione a Boston dove il tizio aveva il settanta per cento dei consensi. Eravamo come bambini in un parco giochi. Io pensavo che fosse grandioso e importante, ma adesso sembra tutto così innocente. E qui tu hai fatto questa cosa incredibile e io… be’, io adesso lavoro per il senatore. Immagino che non possa lamentarmi.»
«Sei stata fortunata.»
«Oscar, perché non sei un vero pezzo di merda? Ho chiuso con gli uomini. E tu sei questo piccolo viscido politicante che ha sempre successo in quello che fa e io pensavo di avere chiuso anche con te, ma quando ti ho visto stasera… be’, ho ricordato tutto.»
«Cosa?»
«Di te e di me. Che sei un uomo gentile che mi ha sempre trattato con educazione, mi ha dato la password di casa sua e mi ha insegnato a capire quella buffa arte moderna. La mia vecchia fiamma. Il ragazzo di sogno. Mi manchi davvero. Mi mancano perfino le lenzuola di seta e la tua pelle troppo calda.»
«Clare, perché mi dici queste cose? Tu sai che adesso ho una relazione con un’altra donna. Per amor del cielo, tutti sanno che ho una relazione con Greta Penninger!»
«Oscar, non puoi fare sul serio. Lei? È solo una ripicca. No, non è neppure quello. Oscar — non capisci? Le persone raccontano barzellette su te e lei. Ha un aspetto strano. È vecchia. Ha un nasone grosso così e zero culo. Non puoi divertirti davvero con lei. Voglio dire, non come ci divertivamo noi.»
Oscar riuscì a rivolgerle un sorriso. «Sei davvero gelosa! Vergognati.»
«Ma perché proprio lei? Deve avere qualcosa che volevi.»
«Clare, so che sei una giornalista, ma non credo che questi siano precisamente affari tuoi.»
«Sto dicendo delle cattiverie perché sono triste, gelosa, sola e pentita. E sono sempre più ubriaca. E tu mi hai scaricato. Per lei.»
«Non sono stato io a scaricarti. Sei stata tu a scaricare me, perché io ero fuori città e tu non potevi raggiungermi e hai deciso che una mossa migliore per la tua carriera era andare a vivere tra i peggiori nemici del nostro paese.»
«Oh, adesso sì che va meglio!» esclamò Clare, poi arricciò il naso e gli rivolse un sogghigno. «Sembra che finalmente sia riuscita a pungerti sul vivo.»
«Io ho fatto del mio sincero meglio per fare funzionare la storia tra noi due, ma tu non me lo hai permesso.»
«Be’, adesso è troppo tardi.»
«È ovvio che è troppo tardi.»
Clare guardò l’orologio. «E si sta facendo tardi in tutti i sensi.»
Oscar controllò il proprio orologio. L’aggeggio gli aveva appena inumidito il polsino con i suoi rifiuti liquidi e non segnava assolutamente l’ora esatta. Doveva essere circa mezzanotte. «Faresti meglio a dormirci su, se vuoi essere a bordo dell’aereo che domani mattina riporterà il senatore a Boston.»
«Oscar, io ho un’idea migliore. Smettila di giocare con me. Facciamolo. Questa è l’unica notte che passerò qui; questa è la nostra unica possibilità. Portami di sopra, andiamo a letto insieme.»
«Sei ubriaca.»
«Non sono troppo ubriaca per non sapere quello che sto facendo, ma sono abbastanza ubriaca per essere davvero divertente. Mi hai guardato per tutta la sera. Sai che non posso resisterti quando mi guardi con quegli occhioni da cucciolo.»
«La nostra storia non avrebbe alcun futuro.» Oscar stava cedendo.
«E chi se ne frega del futuro? È in ricordo dei vecchi tempi. Andiamo, ne hai tanta voglia che praticamente è come se lo stessimo già facendo.»
«No, farlo è peggio. È la cosa peggiore di tutte. Quando il vulcano erutta, tutti lo sanno. Ma quando il cuore è in fiamme, chi è che lo sa?»
Clare ammiccò. «Eh?»
Oscar sospirò. «Io non ti credo, Clare. So parlare in maniera persuasiva e so come piacere alle persone, ma come esemplare maschile, non sono poi così irresistibile. Se lo fossi, non mi avresti mai lasciato!»
«Senti, ti ho già detto che sono pentita. Non rigirare il coltello nella piaga. Posso dimostrarti quanto sono pentita.»
«Chi ti ha mandato qui, davvero? Ci sono delle microspie nella tua borsetta? Hai addosso un registratore? Ora fai il doppio gioco, vero! Quando eri in Olanda hai disertato. Adesso sei un agente segreto di una potenza straniera. Sei una spia.»
Clare divenne mortalmente pallida. «Ma cosa dici? Sei impazzito? Quanta paranoia! Stai parlando come il senatore nei suoi momenti peggiori!»
«E io cosa sono, un utile idiota? C’è in corso una guerra. Mata Hari era olandese, Cristo!»
«E pensi che mi avrebbero permesso di lavorare per il senatore, se fossi una spia olandese? Tu non sai com’è Washington di questi tempi. Tu non sai un bel nulla!»
Oscar non rispose, ma la scrutò con micidiale attenzione.
Clare raccolse gli ultimi brandelli di dignità. «Mi hai davvero insultata. Mi hai ferita. Ho voglia di alzarmi e di andarmene. Perché non mi chiami un taxi?»
«Allora si tratta del presidente, vero?»
Il volto di Clare si irrigidì.
«Sì, è stato il presidente» affermò Oscar in tono sicuro. «Riguarda la faccenda tra me e Greta Penninger. Quaggiù la situazione è leggermente sfuggita di mano. Sarebbe meglio per la tranquillità interna se io e la mia fidanzata ci separassimo improvvisamente. Allora tutto andrebbe a posto. La nostra separazione darebbe una bella batosta al morale della gente del Collaboratorio. I Moderatori entrerebbero nella sua rete di spionaggio privata, la scienziata tornerebbe nel suo laboratorio e il viscido politicante che non riesce a tenere lontane le sue mani dalle donne sarebbe smascherato come un altro viscido politicante.»
Clare si asciugò gli occhi con un tovagliolo.
«Vattene e di’ al tuo supervisore che io non lavoro per il presidente perché è un tizio simpatico. Io lavoro per lui perché il paese era in panne e lui lo ha rimesso in moto. Gli sono fedele perché sono fedele al paese e ci vorrà più di una bella donna per togliermi dal tavolo da gioco. Anche se era una bella donna a cui volevo bene.»