«Ed è tanto brutto?»
«Sì, è brutto. Adesso provo molto più dolore, ma sono anche molto più consapevole.»
«Pensi che noi abbiamo un futuro, Greta?»
«Io non sono il futuro. Lì fuori c’è un’altra donna, è vestita con eleganza ed è sbronza. Stanotte farà l’amore con il suo uomo e quando dovrebbe essere furba, si dirà, ‘Oh, al diavolo!’ Rimarrà incinta durante il Mardi Gras. È lei il futuro. Io non sono il futuro, non lo sono mai stata. Io non sono neppure la verità. Rappresento soltanto i fatti.»
«Dopo tutto devo essere davvero umano» replicò Oscar «perché io capisco soltanto pochi frammenti dei fatti di cui parli.»
«Non ci sposeremo, ma un giorno supereremo tutto questo. Un giorno potrò camminare con te sulla spiaggia. Potrò provare qualcosa per te, come persona, in modo più tranquillo, più semplice. Se potrò mai darti qualcosa del genere, sarà alla fine della mia vita. Quando sarò vecchia, quando l’ambizione sarà svanita.»
Oscar si alzò e si avvicinò ai vetri del balcone. Quella era stata un’affermazione molto amara da udire, perché anche lui aveva la sensazione che Greta, una volta vecchia, avrebbe fatto qualcosa del genere. Sì, saggezza, comunione. Ma le avrebbe riversate su qualcun altro. Mai sul suo amante. Le avrebbe concesse a uno studente in adorazione, forse, oppure a un biografo. Mai su di lui. Uscì sul balcone, si sbottonò i polsini e si sporse oltre la ringhiera.
Un folto gruppo organizzato stava sfilando lungo Bourbon Street sotto l’insegna bianca e azzurra di una banca multinazionale scomparsa da molto tempo. I partecipanti alla sfilata, dai volti cupi e seri, erano vestiti con eleganza in completi a tre pezzi e scarpe lucide. La maggior parte dei gruppi che sfilavano lanciava collane di poco prezzo tra la folla. Ma i prolet lanciavano semplicemente rotoli di banconote.
«Guarda quei personaggi!» gridò Oscar.
Greta si unì a lui. «Mi sa che hanno indossato il vestito della festa.»
Una banconota da cinque dollari attaccata a un piombino da pesca venne lanciata dalla strada verso il balcone e andò a rimbalzare sulla spalla di Oscar. Lui la sollevò dal pavimento. Era denaro vero. «Non dovrebbe essere consentito fare cose del genere. Potrebbe scoppiare un tumulto.»
«Non essere così musone. Adesso mi sento meglio, va tutto bene. Adesso andiamo a letto.»
Lo attirò in camera da letto. L’aria umida crepitava di tensione erotica. «Devo tenere la maschera?»
Oscar si tolse la giacca. «Oh, sì. Quella maschera ti sta benissimo.»
Iniziò a fare l’amore con lei in modo attento ed elaborato. Durante la loro lunga separazione aveva avuto abbastanza tempo per immaginare il loro incontro. Aveva escogitato uno schema erotico multilivello con una serie di subroutine variabili. Ormai le lenzuola erano inzuppate di sudore e le vene sporgevano dal collo di Oscar, ma Greta, lanciando un grido strozzato, si strappò la maschera, scese improvvisamente dal letto con un tonfo e uscì di corsa dalla camera.
Oscar la seguì allarmato. Greta era impegnata a frugare disperatamente nella sua borsetta, poi trovò un mozzicone di matita.
«Ma cosa…» fece lui in tono gentile.
«Shhhh!» Greta iniziò a scrivere freneticamente sulla pagina riservata alle note di una guida turistica di New Orleans. Oscar andò a prendere un accappatoio di cotone, glielo mise sullo spalle, trovò i pantaloni, bevve metà bottiglia di acqua minerale fredda. Quando le sue tempie smisero di pulsare tornò fuori al balcone.
Lungo Bourbon Street erano visibili scene straordinarie. Il loro balcone, diviso in segmenti, correva lungo l’intera facciata dell’albergo; su di esso c’erano quattro donne e tre uomini. Tra le persone sul balcone e la folla in strada si era stabilito uno strano rapporto.
Le donne mostravano i loro seni a una folla di sconosciuti, in cambio di collane di plastica. Gli uomini urlavano con voce rauca per lo spettacolo e lanciavano le collane come ricompensa. Le donne in strada si mostravano agli uomini sul balcone e le donne sui balconi si mostravano agli uomini per strada. Non c’erano toccatine, né inviti espliciti; i flash delle macchine fotografiche lampeggiavano, le collane dai colori vivaci venivano lanciate, ma in questi scambi c’era un’atmosfera rituale da noli me tangere. Erano gesti stranamente antichi ma eleganti, come quando due ballerini univano i gomiti in una danza popolare.
Una bella donna dai capelli rossi sul balcone dall’altro lato della strada stava tormentando i suoi ammiratori. Baciava il suo ragazzo, che, ubriaco, sogghignava vestito da diavolo, e poi si protendeva dal balcone con lunghe collane di perline dorate verdi e rosse e tirava con aria provocante l’orlo della camicetta. Gli uomini in basso stavano gridavano pieni di lussuria e intonavano all’unisono la loro richiesta.
Dopo averli torturati fino a renderli frenetici, la donna gettò le collane e denudò il busto, degno di tanta attesa. La sconosciuta si carezzò lentamente il capezzolo. Oscar ebbe l’impressione di essere stato appena preso all’amo.
Tornò dentro. Greta aveva smesso di scrivere. Adesso il volto era pallido e pensoso.
«Ma cosa è successo?» le chiese Oscar.
«Una cosa strana.» Greta mise a posto la matita. «Stavo pensando. Adesso posso pensare alla neurologia anche mentre faccio sesso.»
«Davvero?»
«Be’, più che altro sogno di neurologia. Tu mi avevi fatto proprio eccitare ed ero al limite… sai quando sei lì, in bilico, dove il piacere è più forte? E stavo pensando intensamente alla propagazione delle onde nelle cellule gliali. Poi, improvvisamente, mi è venuto in mente che tutta la faccenda dell’astrocita dell’onda di calcio è falsa; c’è un metodo migliore per descrivere questa depolarizzazione, ero quasi arrivata all’idea, ce l’avevo quasi, ma poi sono rimasta bloccata. Sono rimasta bloccata lì, sull’orlo. Non potevo scaricarmi, non riuscivo a venire e il piacere continuava a montare. Hanno incominciato a fischiarmi le orecchie, stavo quasi per svenire. E poi l’idea è arrivata, accompagnata da una tremenda ondata di piacere. E così sono dovuta saltare giù dal letto per scrivere tutto.»
Oscar si avvicinò al tavolo. «E come ti sembra?»
«Oh» — Greta conservò il pezzo di carta — «è soltanto un’altra idea. Cioè, adesso che posso vederla su carta, non esiste alcun modo per cui un sincizio gliale possa comportarsi in questo modo. È un’ipotesi interessante ma non combacia con gli studi dei traccianti.» Sospirò. «Però di sicuro sembrava una buona idea. Mentre succedeva, mio Dio, mi sembrava bellissima.»
«Però questa volta non lo rifarai.»
«No. Non mi vengono tutte queste buone idee.» Sollevò lo sguardo, le labbra gonfie per essere state morse dai denti. «Ma tu non pensi mai a qualcos’altro?»
«Be’, sì.»
«A cosa?»
Oscar l’attirò a sé. «A tutte le altre cose che posso fare con te.»
Tornarono di nuovo a letto. Questa volta, Greta svenne davvero. Oscar non se accorse perché il corpo della donna continuò a muoversi ritmicamente, ma Greta aveva rovesciato gli occhi. Quando lei iniziò a parlargli, anche Oscar venne subito.
«Sei qui con me?» gli sussurrò lei alla cieca.
«Sì, sono qui» rispose Oscar, lottando per rispondere mentre ansimava. Adesso si erano fusi, erano insieme, uniti da aree tanto primitive e cieche alla coscienza che erano a stento capaci di manifestarsi. Ma avevano scelto un buon momento per occupare il palcoscenico centrale della mente. I loro corpi madidi di sudore iniziarono a rallentare, fino a scivolare in un profondo stato di rilassatezza. Adesso era tutto molto tranquillo. Un vasto Pacifico della sessualità, illuminato dalla luna, che lambiva qualche spiaggia lontana. Adesso potevano respirare insieme.
Quando si svegliarono, erano le dieci di sera. La luce dei lampioni filtrava attraverso i battenti disegnando strisce luminose sul soffitto. Greta si stiracchiò, sbadigliò, gli urtò la caviglia con un piede. «È bello schiacciare questi sonnellini, dopo.»