Выбрать главу

Il senatore Dougal e la sua mafia texana/cajun di bravi vecchi ragazzi divorafondi in un primo momento erano stati molto ligi al dovere. Le somme da loro intascate, relativamente modeste, svanivano subito, oltrepassando i confini dello stato texano e finendo nel vasto mercato del riciclaggio di denaro costituito dai casinò della Louisiana. I fondi tornavano indietro un po’ per volta, sotto forma di generosi contributi per le campagne elettorali e di inspiegabili seconde case intestate a mogli e nipoti.

Ma con il passare degli anni la situazione finanziaria del paese era diventata incerta e caotica. Con l’iperinflazione che infuriava e le maggiori industrie che svanivano una come l’altra, come tanti palloncini bucati, era diventato difficile salvare le apparenze. Nascondere le loro tracce era diventato noioso, faticoso. Ormai il Collaboratorio godeva di una protezione incrollabile da parte del senatore Dougal, le cause, da molto tempo onorate, del progresso scientifico e della protezione delle specie in pericolo suscitavano nella maggior parte degli americani un caldo e generoso sentimento di approvazione e un’assoluta mancanza di spirito polemico. Il lavoro del Collaboratorio procedeva a fatica, mentre il marciume dilagava nell’ombra, sotto forma di manovre di partito, appalti truccati, una galassia minore di bustarelle e di transazioni di denaro occulte. Fiorivano le raccomandazioni, posti poco impegnativi ma molto remunerativi, come la gestione del parcheggio, dell’impianto idraulico e della lavanderia, venivano affidati ad alleati politici dell’ultima ora. L’appropriazione indebita è un po’ come l’alcolismo. Smettere è estremamente difficile e, se nessuno ti aiuta a uscirne, allora iniziano a comparire le prime venuzze.

Oscar sentiva di stare facendo eccellenti progressi. Le sue possibilità di azione si moltiplicavano costantemente.

Fu allora che il primo pazzo omicida attaccò.

In questo caso, Oscar venne avvicinato dalla sicurezza del Collaboratorio, sicurezza che assunse le sembianze di un ufficiale donna di mezza età appartenente a una piccola agenzia di polizia federale nota come ‘Autorità per la sicurezza del Collaboratorio nazionale di Buna’. La donna informò Oscar che un uomo appena arrivato da Muskogee, Oklahoma, aveva iniziato a battere i pugni, senza alcun risultato, contro la porta stagna meridionale, brandendo una scatola di cartone rivestita di carta argentata; continuava a insistere che si trattava di una ‘super granata’.

Oscar andò a trovare il sospetto nella sua cella. Il suo potenziale assassino aveva un’aria stravolta e un aspetto miserabile e dava prova del terribile smarrimento cosmico tipico dei veri malati mentali. All’improvviso, Oscar provò una fitta acuta e inaspettata di profonda pietà. Intuì senza ombra di dubbio che quell’uomo non aveva intenzioni malvagie. Il povero infelice era stato semplicemente costretto a effettuare il suo goffo tentativo di assassinio mediante un’incessante e perversa manipolazione mentale attuata attraverso ingannevoli messaggi diffusi via rete. Oscar rimase talmente scioccato davanti a quello spettacolo che si lasciò scappare di bocca il desiderio istintivo che l’uomo venisse liberato.

Molto saggiamente, i poliziotti del luogo decisero di non esaudirlo. Avevano chiamato l’ufficio del servizio segreto ad Austin. Alcuni agenti speciali sarebbero arrivati al più presto per interrogare a fondo il signor Spencer e per portarlo con discrezione in un altro posto.

Il giorno successivo, si presentò un altro maniaco omicida. Costui, un certo signor Bell, si dimostrò più astuto del precedente. Aveva tentato di nascondersi in un camion che trasportava trasformatori elettrici. L’autista, però, aveva notato il pazzo lanciarsi giù dal camion da sotto un telone e aveva avvertito la sicurezza del Collaboratorio. Era seguita una caccia furiosa e il clandestino era stato finalmente scoperto mentre scavava disperatamente tra un ammasso di rara erba di palude e stringeva ancora arditamente tra le mani una pistola di fabbricazione artigianale.

L’avvento del terzo uomo, il signor Anderson, fu di gran lunga il peggiore. Quando fu catturato mentre se ne stava acquattato in un bidone dei rifiuti, Anderson cominciò a blaterare a voce alta di dischi volanti e del destino della Confederazione, mentre si sfregiava le braccia con un rasoio. La vista del sangue fu uno spettacolo sconvolgente e mise Oscar in una posizione difficile.

A questo punto era chiaro che aveva bisogno di un rifugio sicuro. E l’area più sicura all’interno del Collaboratorio era, naturalmente, la Zona Calda.

L’interno della Zona Calda era meno impressionante del suo torreggiante involucro bianco come porcellana. Era un ambiente molto bizzarro, poiché ogni elemento all’interno della struttura era stato progettato per resistere a una decontaminazione eseguita con vapore surriscaldato ad alta pressione. L’arredamento consisteva in materie plastiche non porose, banchi da lavoro in ceramica bianca resistenti agli acidi, sedie di metallo tubolari e pavimenti antiscivolo. La Zona Calda era allo stesso tempo estremamente inconsueta e molto banale. Dopo tutto, non era un paese delle fate o un veicolo spaziale, ma semplicemente una struttura in cui la gente conduceva determinate attività altamente specializzate in ambienti isolati e sterili. Ormai erano quindici anni che i ricercatori vi lavoravano.

All’interno dello spogliatoio dotato di una porta stagna, fu chiesto a Oscar di togliersi i suoi abiti borghesi. Indossò un camice da laboratorio di carta monouso, un paio di guanti, un buffo cappello, una mascherina e delle calzature sterili che arrivavano alla caviglia e andavano indossate senza calze. Greta Penninger, offrendosi prontamente come sua accompagnatrice non ufficiale, inviò un assistente di laboratorio a prendersi cura di lui.

La dottoressa Penninger disponeva di una serie di laboratori all’interno di una sezione vivacemente illuminata, nota come STUDI NEUROCOMPUTAZIONALI. Una porta di plastica identificava la donna come GRETA v. PENNINGER CAPO RICERCATORE; dietro la porta si trovava una sala chirurgica, anche questa provvista di una forte illuminazione. Metri e metri di tavoli operatori. Tappetini di gomma. Rastrelliere per asciugare i vari strumenti. Pellicola ininfiammabile. Detergenti. Bilance, cappucci per proteggere da fumo e vapori, bicchieri graduati. Pipette a mano. Centrifughe. Cromatografi. E una vasta schiera ordinata di congegni le cui funzioni, per Oscar, erano assolutamente sconosciute.

Oscar venne ricevuto dal maggiordomo della krew di Greta, il dottor Albert Gazzaniga. Costui era un classico esemplare di quello che Oscar riconosceva ormai come lo ‘stile del Collaboratorio’ perfettamente riconoscibile eppure stranamente vago, simile a quello di un giocatore di pallamuro di Lotusland. Gazzaniga trascorreva la sua vita lavorativa in camici da laboratorio sterili e, una volta all’esterno, si rilassava indossando scarpe di gomma consumate e pantaloncini kaki. Aveva un viso cordiale e onesto, somigliava a un boy-scout. Era uno dei pochi nel Collaboratorio che dichiarava di essere un democratico federale. La maggior parte delle persone del Collaboratorio politicamente attive di solito erano smorti e tediosi rappresentanti del Blocco tradizionale di sinistra, democratici socialisti oppure comunisti. Era difficile incontrare qualcuno dotato di una grinta e un’energia sufficienti ad assumere una posizione radicalmente riformista.

«Ebbene, che ne è della dottoressa Penninger?»

«Oh, non si deve offendere, ma al momento sta eseguendo un’operazione. Sarà qui non appena avrà finito. Mi creda, quando Greta vuole concentrarsi, è sempre meglio lasciarla stare.»

«È giusto, lo capisco.»

«Non è che Greta non prenda sul serio quello che le è successo, sa. Anzi, è molto sensibile alla sua situazione. Anche noi abbiamo avuto dei problemi con gli estremisti. Gente della protezione animale, anti-vivisezionisti fanatici… Mi rendo conto che noi scienziati conduciamo vite molto appartate rispetto a voi politici, ma qui non siamo completamente fuori dalla realtà.»