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«E adesso come sta il dottor Yearwood? Come posso mettermi in contatto con lui?»

«Oh, non lavora più in campo scientifico, adesso si occupa di transazioni bancarie.»

«Vuoi scherzare? Transazioni bancarie? Ma se ha vinto il premio Nobel per la medicina!»

«Oh, il Nobel non conta più tanto, dopo tutti quegli scandali sulla corruzione dell’accademia svedese… Molti hanno sostenuto che è stato soprattutto per questo che abbiamo ottenuto il premio, sai, dandolo a una donna che non aveva ancora compiuto trent’anni, stavano tentando di ricominciare da zero. Non mi importa: a me piace il lavoro di laboratorio, inserire le ipotesi in un quadro teorico più ampio, le procedure, la forma. Mi piace il rigore, l’integrità. Mi piace la pubblicazione, vedere il mio lavoro messo nero su bianco, tutto verificato, tutto preciso. È allora che i dati raccolti si trasformano in conoscenza, che durerà per sempre.»

«Tu ami davvero il tuo lavoro, Greta. Questa è una cosa che rispetto molto.»

«È molto dura. Se diventi famoso, non ti lasciano più lavorare. Ti promuovono, non lavori più in laboratorio, ci sono un milione di stupide distrazioni. A quel punto non si tratta più di scienza, ma di dare da mangiare ai tuoi figli dottorandi. L’intero sistema scientifico moderno è solo un’ombra di quello che era nell’Età d’Oro: la prima guerra fredda. Ma…» Si lasciò sfuggire un sospiro. «Non so. Personalmente, a me è andata bene. Ad altre persone è andata molto peggio.»

«A chi, per esempio?»

«Molto tempo fa c’era una donna, Rita Levi Montalcini, la conosci?»

«Lo farò se mi spieghi chi è.»

«Anche lei aveva vinto un Nobel. Era ebrea, viveva negli anni Trenta, in Italia. Una neuro-embriologa. I fascisti stavano tentando di arrestarla e lei si nascondeva in un villaggio, in una capanna. Costruì gli strumenti per la dissezione con il filo di ferro e poi prese queste uova di gallina… Non aveva soldi, non poteva farsi vedere in giro, il governo stava tentando letteralmente di ucciderla, ma lei riuscì a ottenere lo stesso i suoi risultati, grandi risultati… Sopravvisse alla guerra e andò via dal suo paese. Fuggì in America, le affidarono delle ricerche di laboratorio davvero importanti e, ormai ultranovantenne, divenne una celebrità mondiale nel suo campo. Ecco, Rita è l’esempio perfetto di ciò che significa fare ricerca scientifica.»

«Vuoi che adesso guidi un po’ io?»

«Mi dispiace di stare piangendo.»

«Va tutto bene. Accosta soltanto.»

Uscirono dalla vettura nell’oscurità e si scambiarono di posto. Oscar iniziò a guidare con un sonoro crepitio di gusci d’ostrica sul ciglio della strada. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva guidato. Tentò di fare molta attenzione, per evitare un incidente mortale. Le cose stavano diventando piuttosto interessanti. Il sesso era stato una delusione, ma, in ogni caso, era soltanto una parte della faccenda. Adesso Oscar stava davvero stabilendo un contatto con Greta e questa era la cosa più importante.

«Oscar, non devi permettere loro di distruggere il mio laboratorio. So che questo posto non è mai stato all’altezza della sua fama, ma è un luogo molto speciale, non dovrebbe essere distrutto.»

«Dirlo è facile. Potremmo anche riuscirci. Ma fino a che punto sei disposta a lottare per quello che vuoi? Cosa sei disposta a dare? Cosa sei disposta a sacrificare?»

Il telefono di Greta squillò di nuovo. Lei rispose. «È di nuovo il tuo amico» annunciò. «Vuole che andiamo in un posto chiamato ‘Buzzy’s’. Ha già prenotato.»

«Il mio amico è davvero un uomo in gamba.»

Entrarono nella città di Cameron e trovarono il ristorante. Buzzy’s era un locale con qualche pretesa e in cui si suonava anche dal vivo. Era aperto fino a tardi ed era affollato di turisti. Il gruppo stava suonando musica classica per quartetto d’archi: tipica musica etnica anglo. Era sorprendente quanti anglo si fossero dedicati alla scena musicale classica in pieno boom. Gli anglo sembravano avere un talento innato per un tipo di musica rigida e lineare che gruppi etnici meno nevrotici non potevano sperare di eguagliare.

Fontenot aveva prenotato per due persone, usando i nomi del signor e della signora Garcìa. Ebbero un buon tavolo non lontano dalla cucina e a distanza di sicurezza dal bar, dove un gruppo di turisti texani in abito da sera stavano ubriacandosi tra l’ottone e gli specchi. C’erano tovaglioli di tela, belle posate d’argento, camerieri premurosi, menú in inglese e francese. Era un posto tranquillo e lo divenne ancora di più quando arrivò Fontenot in persona e si sedette a un tavolo accanto alla porta. Avere una guardia del corpo sveglia, sobria e che controllava tutti gli arrivi trasmetteva una rilassante sensazione di calore.

«Voglio mangiare del pesce» annunciò Oscar studiando il menù. «Un’aragosta andrebbe benissimo. Non ne ho mangiata una decente da quando ho lasciato Boston.»

«Ecrevisse» replicò Greta.

«Cos’è?»

«All’inizio di pagina due. Una specialità locale molto famosa, dovresti provarla.»

«Mi sembra una scelta magnifica.» Chiamò un cameriere con un cenno e ordinò. Greta chiese un’insalata di pollo.

Greta iniziò a far ruotare il sottile stelo del suo calice, che però aveva riempito di acqua minerale per evitare di bere altro gin. «Oscar, come faremo a gestire questa faccenda? Mi riferisco a noi.»

«Oh, dal punto di vista tecnico la nostra relazione non è eticamente corretta, ma questo non ha alcuna importanza, se si è scorretti lontano dagli occhi di tutti. Tu tornerai al tuo lavoro e io andrò sulla costa orientale. Ma poi tornerò e allora potremo continuare a vederci con molta discrezione.»

«È così che funziona nel tuo ambiente?»

«Quando funziona… viene accettato. Come, diciamo, il presidente e la sua amante.»

Greta inarcò le sopracciglia. «Leonard Two Feathers ha un’amante?»

«No, no, non lui! Mi riferisco al vecchio, all’uomo che è ancora ufficialmente presidente. Aveva questa ragazza… Pamela qualcosa, non c’è bisogno che tu sappia il suo cognome… Aspetterà fino a quando non sarà scaduto il suo mandato, poi pubblicherà il libro in cui racconta tutto, lancerà il profumo, l’abbigliamento intimo, tutte le solite operazioni commerciali… Sai, è la sua buonuscita.»

«E cosa ne pensa la first lady di tutto questo?»

«Immagino che pensi quello che le first lady hanno sempre pensato. Pensava che sarebbe diventata istantaneamente co-presidente e poi è stata costretta a stare a guardare per quattro lunghi anni mentre i comitati di emergenza inchiodavano il suo uomo in pubblico come una rana. Sai, come politico quel tizio è una vera nullità, ma non è stato bello assistere allo spettacolo. Quando assunse la carica, il vecchio sembrava ok, aveva ottantadue anni, ma, cavolo, tutti i membri del Partito dell’unità americana sono vecchi, l’intero blocco progressista conservatore ha un elettorato molto anziano… La carica non ha fatto altro che spezzarlo, ecco tutto, gli ha spezzato le ossa in pubblico. Immagino che avrebbero potuto rivelare questa vecchissima storia della ragazza, ma con tutti i problemi davvero seri che il presidente doveva affrontare, una simile rivelazione sulla sua vita sessuale era come sparare sulla croce rossa.»

«Non ho mai saputo nulla su questa faccenda.»

«La gente lo sa, qualcuno lo sa sempre; per esempio, la krew del presidente e il servizio segreto ne sono a conoscenza, ma questo non significa che la faccenda debba diventare pubblica. Le reti sono molto strane. Non sono mai uniformi, sono sempre irregolari. Probabilmente, da qualche parte, qualche svitato ha dei video di sorveglianza del presidente con Pamela. Forse li stanno cedendo in cambio di fotografie scattate di nascosto dai paparazzi alle stelle di Hollywood. Mio padre, la stella del cinema, veniva scoperto tutte le volte, ma di solito si trattava di sciocchezze: una volta andò a finire sui giornali per aver preso a pugni qualcuno al club del polo, ma non è stato mai scoperto quando se la faceva con i mafiosi. Degli svitati con molto tempo a disposizione possono scoprire un sacco di cose strane sulla rete. Ma rimangono sempre svitati, non importa quello che scoprono. Non sanno fare le mosse giuste e così sono trascurabili.»