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I tre tecnici cominciarono ad assemblare una rete per le videoconferenze sul banco da lavoro annerito dalla saldatrice.

«Sono Oscar Valparaiso» annunciò Oscar ad alta voce. «Faccio parte della commissione.»

«È arrivato in anticipo» commentò la donna, poi prese una fascia di comando e un nuovo paio di scarpe da uno dei sacchetti della spazzatura.

«Mi piace iniziare bene.» Oscar tornò al telefono. «Okay. D’accordo. Bene. Sono contento che stia andando in porto. Lana e io ci occuperemo di tutto. Ciao.» Chiuse il telefono e lo infilò nella manica.

«Dunque,» chiese ad alta voce «come si chiama?»

«Chris» rispose la donna, raddrizzando con cura una cucitura. «Sono l’operatrice di sistema della commissione.» Sorrise. «Soltanto l’umile operatrice di sistema.»

«E questa è la sua krew?»

«Io non ho una krew. Sono solo una GS-Cinque. Questi tipi sono subappaltatori di rete, loro vivono qui, nell’edificio occupato. Vede, questa sala di riunione è molto strana… Voglio dire, per anni ci siamo riuniti nel Dirksen Senate Building. Ma il team di transizione del presidente ha requisito i nostri vecchi uffici. Così, la commissione scientifica del Senato in questo momento deve ancora ricevere una sede permanente.

«Capisco.»

«Ci hanno assegnato questa stanza in base al server dei posti liberi federali. Il problema è che, sebbene sia ancora negli elenchi del server, in realtà quest’intero edificio è occupato da tre anni. E noi non siamo un comitato di emergenza e così non possiamo ordinare di sgombrare l’edificio. Siamo troppo in basso nella catena per sfrattare chicchessia.»

«Be’, almeno è una stanza molto grande» replicò Oscar in tono disinvolto.

«È vero!» La donna gli rivolse un sorriso.

«E noi due siamo qui, il che è già qualcosa. A proposito, il suo travestimento da vagabonda su una sedia a rotelle è un’idea eccellente.»

«Mmmh, di sicuro è molto utile per i blocchi stradali locali e i controlli d’identità.»

«Vedo che lei è una vera figlia di Washington, Chris.»

«Efficienza del Sud, fascino del Nord: questa sono io.» Chris fece vagare lo sguardo e scostò con una gomitata uno dei suoi collaboratori. «No, quella è la presa per i dispositivi video! È una sedici pin, d’accordo? Lascia fare a me!» Si rivolse al secondo uomo. «Tira fuori dalla borsa il router. Un router e uno squeege. E un divot. Due divot per i dati. No, non quello là. Passami quello verde.»

Oscar era affascinato. «È lei a realizzare queste sculture di metallo, Chris?»

«Queste sono del mio ragazzo. In un certo senso, sorveglia questo posto per noi, poiché può filarsela con un breve preavviso. Questo è quello che si dice multitasking, capisce?»

«Adoro il multitasking.» Il secondo telefono di Oscar iniziò a squillare. Lo tirò fuori dalla tasca della giacca. «Cosa? Sì, Lana, riservale un posto a Boston. Alla conferenza dell’AMAC. No, non so cosa significhi l’acronimo. Fai una ricerca via rete.»

«Dov’è l’apparecchio mediatore? Prendi gli schermi» rispose Chris. Stava guardando Oscar con la coda dell’occhio.

«Prenotala per l’intera conferenza» ordinò Oscar, avvicinandosi di mezzo passo e alzando la voce per fare più effetto. «Lascia che Yosh si occupi della faccenda. E provvedi anche per i pasti. A lei piace il cibo thai. Cosa dici, il birmano? È molto buono, ma ricordati delle sue allergie.»

«Il DMAC funziona? C’è un’antenna DMAC nella Quattordicesima. Vedi se è in funzione.»

«Funziona» la informò Oscar ad alta voce. «Anche il mio telefono usa il DMAC.» Cambiò orecchio. «Lana, prenotale una suite nell’albergo dove si svolgerà la convenzione. Assicurati che ci siano i filtri per l’aria. E mandale i fiori. Mandale fiori tutti i giorni.»

«Hai messo il compressore sul DNC?» chiese Chris, fissando Oscar con crescente interesse. «Non puoi caricare il router senza prima il CMV. È quello I’EDFA? Bene, usa lo squeege di pacchetto»

«Prenotala per un giorno» proseguì Oscar. «Per due giorni. Sì. No. Sì. Grazie.»

Chiuse il telefono.

«No, muovilo un po’» ordinò Chris. «È il cavo.»

«È sempre il cavo» annuì Oscar.

Gli schermi si illuminarono mostrando una serie di test di prova. «Magnifico» esclamò Chris. «Dov’è l’abbellitore?»

«Non abbiamo un abbellitore» borbottò l’uomo. «Non ci ha detto di portarne uno.»

«Non sapevo che questo nuovo arrivato sarebbe stato qui fisicamente.»

«Me la posso cavare senza un curatore d’immagine» intervenne Oscar. «Ho portato il mio trucco personale.»

Per un istante Chris lo degnò della sua piena attenzione.

«Lei è molto tradizionalista, signor Valparaiso.»

«Il trucco è una parte vitale dell’eredità del signor Valparaiso.» Erano sulla stessa lunghezza d’onda. Stavano comunicando splendidamente a un livello non verbale. «Dove sono tutti gli altri, Chris? Avevo capito che stavamo per incontrarci fisicamente.» Chris lo informò sulla situazione in tono cauto. «Sì, le leggi sulla trasparenza prescrivono riunioni pubbliche, ma questa non è una riunione di senatori. È solo una conferenza dello staff. Non sarà presente alcun legislatore.»

«Pensavo che anche le conferenze dello staff fossero incontri fisici.»

«In effetti, questa è più una consultazione informale in linea.»

Oscar le rivolse un’espressione accigliata calcolata alla perfezione. «L’avviso che mi hanno inviato stabiliva specificamente che questa sarebbe stata una conferenza dello staff faccia a faccia.»

«Be’, durante il periodo di transizione dobbiamo fare degli strappi alla regola… Guardi, so che questo può sembrare molto maldestro. Ma lo staff odia andare in edifici occupati come questo. Le chiamano ‘conferenze’ in modo da ottenere le ore di collegamento e i rimborsi spese. Ma, in realtà, si tratta soltanto di una consultazione.» Sorrise con aria mite. «Io sono soltanto l’operatrice di sistema, lo sa. Non è colpa mia.»

«Capisco perfettamente che non è colpa sua, Chris. Ma se si tratta solo di una consultazione, non concluderemo nulla di serio. Non otterremo alcun risultato.»

«Durante una consultazione si possono ottenere dei risultati.»

«Ma io non voglio una consultazione. Se proprio dobbiamo parlare in via ufficiosa, avremmo potuto farlo anche davanti a dei martini dry.»

La porta si aprì. Entrarono tre uomini e una donna. «Ecco il signor Nakamura» annunciò Chris in tono colmo di sollievo. «Sono sicura che potrà esserle d’aiuto.» Si ritirò dietro i suoi macchinari.

Nakamura si fermò e lesse lo schermo della sua segretaria per quaranta secondi, controllando il documento d’identità e il dossier di Oscar. Poi avanzò rapidamente, con la mano tesa. «È bello incontrarla di nuovo, Oscar! Com’è andato il suo viaggio dal Texas?»

«Il viaggio è stato molto piacevole.»

«Dov’è la sua krew?» Nakamura si guardò intorno nell’ufficio annerito dal fuoco. «Non ha uno staff di supporto?»

«Dispongo di un pullman molto sicuro. E così, ho lasciato la mia krew a bordo e mi sono fatto portare qui.»

Nakamura lanciò uno sguardo alle sue due guardie del corpo, che stavano perlustrando la stanza con piccoli detector portatili in cerca di microspie. «Un pullman sicuro. Vorrei che mi avesse chiamato. Avrei potuto viaggiare con lei, mi sarei risparmiato di assumere questi gorilla.»

Oscar si sentì molto lusingato da una bugia tanto eclatante. «Ne sarei stato felice, signore.»

«Io sono un uomo all’antica» dichiarò Nakamura. «È il Congresso a pagare il mio stipendio e così mi piace fare il mio dovere.» Nakamura era il membro dello staff della commissione scientifica in servizio da più tempo. Era sopravvissuto a un numero incredibile di purghe, scandali e rimpasti e perfino ai raid dei comitati di emergenza.