«Ma è impossibile che i suoi sudici prolet possano mandare avanti una base aerea federale. Non ci riuscirebbe neppure la sua intera piccola milizia statale.»
«È vero, ma adesso lui ha i dati. Avionica avanzata, microprocessori, software, gli ordini di battaglia e cose del genere… Si tratta di un equipaggiamento militare di primordine. Se i federali reagiscono, adesso lui ha a disposizione una nuova gamma di opzioni.»
«Ah, ora capisco.»
«Credimi, ha organizzato tutto lui, fin nei minimi dettagli. Huey è fatto così.»
Arrivò un panino al roast beef con mostarda, e purea di patate. Lorena sorrise gentilmente mentre la ragazza in grembiule della sua krew si ritirava in cucina. Prese una fetta di pane di segale senza crosta, la esaminò, poi la posò con mani tremanti. «Ad Alcott questa situazione non piacerà. Abbiamo lottato strenuamente per evitare che ciò avvenisse.»
«So che l’avete fatto.»
«Ma non siamo riusciti a suscitare abbastanza attenzione. Abbiamo utilizzato la trovata pubblicitaria più clamorosa che siamo riusciti a escogitare, tranne riunire il partito e assediare noi stessi quel posto. Solo che Huey si muove troppo velocemente per noi. Alcott non si è neppure ancora insediato! E anche dopo il suo insediamento, dobbiamo ancora affrontare i comitati di emergenza. Senza parlare dell’opposizione. Inoltre, il governo federale è in bancarotta… È una brutta situazione, Oscar. Davvero brutta.»
«Domani andrò a Boston. Penseremo a qualcosa di nuovo. Ormai lo sciopero della fame è finito, ma devo confessare che quella mossa non mi è mai piaciuta veramente. Comunque, tu non preoccuparti. Pensa soltanto a recuperare le forze. Questa partita è ben lungi dall’essere finita.»
Lorena gli rivolse uno sguardo colmo di gratitudine. Oscar guardò altri servizi mentre lei divorava il panino.
Finalmente Lorena mise da parte il piatto e si appoggiò allo schienale del divano giallo con gli occhi che brillavano. «Com’è andata la tua prima riunione con la commissione, Oscar? Non te l’ho ancora chiesto. Sei stato brillante?»
«Oh, cielo, no! Loro ti odiano se sei brillante. Diventano ancora più ostinati. Mi sono limitato a snocciolare fatti e cifre fino a quando non si sono stufati e si sono scollegati. Ma a quel punto avevano affidato tutte le deleghe al presidente. E così gli ho chiesto un miglio e lui mi ha offerto cento iarde. Ma cento iarde erano quello che volevo dall’inizio. Dunque, l’incontro è stato un vero successo. Le mie mani adesso sono molto più libere.»
Lorena rise. «Sei così scaltro!»
«È inutile essere brillanti, a meno che questo non serva a migliorare la situazione. Iniziando lo sciopero della fame, il senatore ha avuto una trovata molto brillante, ma ora Alcott dovrebbe imparare a essere stupido. Le persone romantiche sono brillanti, gli artisti sono brillanti, ma i politici sanno quando è utile essere stupidi.»
Lorena annuì con aria pensierosa. «Sono sicura che hai ragione. Sarai buono con Alcott, vero? Tu lo capisci. Tu riesci sempre a parlargli nel modo migliore. Tu riesci a tirarlo su quando è giù.»
«Lorena, tu non sei giù, vero?»
«No, non sono giù, mi sono imbottita di pillole per la dieta. Ma Alcott non è come me. Lui è molto serio. Diventa depresso. Io non posso stare con lui in questo momento. E quando diventa depresso, diventa così irragionevole riguardo al sesso!»
Oscar rimase in ascolto, con estrema attenzione.
«Leon Sosik è stato sciocco a lasciare che Alcott lo convincesse a iniziare lo sciopero della fame. Alcott ha mille idee, ma un capo di staff migliore dovrebbe fargli dimenticare quelle sciocche. E Oscar, se riporti a Boston quella puttanella di Moira quando io non ci sono, allora anche tu sarai molto sciocco.»
Oscar conosceva come le sue tasche la città di Boston, poiché aveva studiato accuratamente ogni circoscrizione elettorale per la campagna per l’elezione del consiglio municipale. Boston era pulita, civilizzata e dotata di buon senso, se confrontata con le altre città americane. Boston aveva molto da insegnare. Un quartiere finanziario pienamente funzionante. Verde, quiete, parchi modello. Veri musei, allestiti e gestiti da persone dotate del senso della continuità culturale. Molti secoli di statuaria pubblica estremamente affascinante. Un teatro commerciale vivace e attivo. Ristoranti con l’obbligo dell’abito da sera. Veri quartieri con autentici bar di quartiere.
Ovviamente, Boston aveva le sue aree meno felici: la Zona di Guerra, il fronte del porto mezzo sommerso… ma, essere a casa, anche se per breve tempo, diede a Oscar un senso di grazia vitale. Non aveva mai sentito la mancanza della vita frenetica di Los Angeles; e quanto alla vecchia, triste Washington, combinava il grigiore di Bruxelles con la follia di Città del Messico. Il Texas orientale, naturalmente, era completamente assurdo. Il pensiero di ritornare laggiù lo faceva piombare in una vera e propria angoscia.
«Mi mancherà il nostro pullman» affermò Oscar. «Perdere quella risorsa mi ha limitato. È come perdere un intero gruppo di pietre mentre si gioca a go.»
«Non puoi comprare un tuo pullman?» chiese Moira, mentre sistemava il fotogenico collo della sua giacca con unghie smaltate da poco.
«Sicuro, potrei permettermi un pullman da campagna elettorale, se li fabbricassero con mattoni e manodopera non specializzata» replicò Oscar. «Ma, finora, questo non succede. E ho perso anche il buon, vecchio Jim.»
«Sai che catastrofe! Jimmy è un perdente. Uno zotico del Sud… al mondo ci sono miliardi di Jimmy.»
«Si, è esattamente per questo che Jimmy era tanto importante per me.»
Moira infilò le mani nude nelle tasche della giacca e inspirò l’aria frizzante. «Ho passato troppo tempo con te, Oscar. Ho vissuto per mesi a stretto contatto con te. Non riesco a capire come io possa ancora permetterti di farmi sentire colpevole.»
Oscar non aveva alcuna intenzione di permetterle di provocarlo. Avevano lasciato il pullman alla sede del Partito democratico federale e stavano facendo una tranquilla passeggiata invernale verso la sua casa di città nella Back Bay e lui se la stava godendo davvero. «Io non ti sto dicendo di sentirti colpevole. Sono forse uno che giudica? Ti ho sempre sostenuta, mi sono sempre occupato di te. Non è vero? Non ho mai detto una parola su te e Bambakias.»
«Sì che l’hai fatto! Continuavi a fissarmi con aria accigliata.»
Oscar inarcò le sopracciglia, se ne accorse, riportò le sopracciglia al loro posto. Odiava quel tipo di discussioni: riuscivano sempre a fare affiorare il suo lato peggiore. «Sta’ a sentire, non è colpa mia. È stato lui ad assumerti, non io. Stavo solo cercando di farti capire, dando prova di un certo tatto, che stavi facendo una mossa che avrebbe potuto avere effetti devastanti. Tu questo dovevi capirlo.»
«Sì, lo sapevo.»
«Be’, ma questo è ovvio! La portavoce di una campagna elettorale che fa sesso con un senatore sposato! Ma come diavolo poteva funzionare una cosa del genere?»
«Ma non si trattava veramente di sesso…» Moira fece una smorfia. «E a quell’epoca non era nemmeno senatore! Quando ho iniziato la relazione con Alcott, lui era un candidato con poche speranze di vittoria e il cinque per cento nei sondaggi. I membri del suo staff erano una massa di perfetti perdenti e il suo organizzatore era solo un giovane principiante che non sarebbe mai riuscito a dirigere una campagna federale. Era un’impresa disperata. Ma io ho puntato comunque su di lui. Mi piaceva davvero, ecco tutto. Mi ha affascinata. Pensavo che fosse un uomo ingenuo, brillante, affascinante. Lui è di buon cuore, sul serio. È troppo una brava persona per diventare un dannato senatore.»