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Salì di sopra, al suo ufficio al terzo piano. Aprì la scrivania e ritrovò il suo blocco di appunti speciale, quello dei momenti di crisi. Prese anche una penna stilografica Waterman di antiquariato. In situazioni come quella, gli era sempre stato d’aiuto stilare un elenco. Non su uno schermo, ma a mano. Poggiò il diario sul ripiano della sua scrivania di Eero Saarinen e iniziò a scrivere.

A. Diventare il capo dello staff di Bambakias.

B. Avviare la riforma del Collaboratorio. Golpe interno. Purga. Rimuovere l’intera vecchia guardia. Tagliare drasticamente il bilancio, riformare le finanze. Nota: con un po’ di fortuna, un successo in questo senso eviterà che la commissione mi affidi un secondo incarico.

C. Huey. È possibile un accordo? Prendere in considerazione l’intera gamma di contromisure.

D. Aumentare la krew personale. Frenare le diserzioni. Nota: l’albergo di Buna deve produrre un profitto. Nota: assumere subito un nuovo direttore della sicurezza. Ovviamente deve trattarsi di una persona fidata.

E. Restituire il pullman ai democratici federali, pagare la riverniciatura.

F. Greta. Più sesso, meno posta elettronica. Nota: la sua visita a Boston è imminente!!! Usare i membri della krew come sostegno alla conferenza, preparare una trasformazione completa. Nota: usare TUTTI i giorni in più, insistere su questo. Nota: preparare il terreno a Buna mentre lei è via dal laboratorio — mossa della finta malattia. P.S.: penso di amarla.

G. Trovare qualcuno che tenga d’occhio la casa.

H. Restituire quello stupido animale a Buna, trovare una giustificazione accettabile. Nota: evitare accenni alla corruzione.

I. Devo rimanere vivo durante le azioni della guerra di rete. Nota: devo assegnare a questo problema una priorità più alta.

J. Chi diavolo ha mandato quella banda di prolet a demolire la banca di Worcester? Nota: è impossibile applicare una strategia di gioco razionale quando i pezzi sono invisibili, intangibili o immateriali.

Κ. Ι comitati di emergenza devono sparire. Sono stati la causa principale dello scontro Bambakias-Huguelet. La situazione politica americana è diventata impossibile quando irresponsabili usurpatori si sono impadroniti dell’autorità costituzionale. Nota: anche la posizione di capo dello staff è fatalmente soggetta al loro capriccio.

L. Sen. Bambakias: stato di depressione fisica causato dallo sciopero della fame?

Oscar rilesse l’elenco. Aveva già utilizzato metà delle lettere dell’alfabeto ma sentiva l’aria intorno a sé ribollire di infinite incertezza. Era troppo. Era il caos, la follia, un ammasso di anguille.

La situazione era troppo complessa, era completamente ingestibile. A meno che… a meno che, in qualche modo, il processo fosse automatizzato. Con obiettivi più specifici. Una ristrutturazione. Un’analisi critica degli avvenimenti. Decentramento. Cooperazione. Pensare in maniera nuova. Ma in ballo c’erano così tante persone. Dipendevano tutte da lui. Doveva deputare…

Era bloccato. Era circondato. Era arrivato, finito, annientato. Non aveva alcuna speranza di successo. Non sarebbe riuscito a smuovere nulla.

Doveva fare qualcosa. Doveva riuscire a fare almeno una cosa, ad accantonare finalmente un problema.

Alzò il telefono da tavolo. Il segretario di Lorena ricevette la chiamata. Lui lottò per farsela passare subito.

«Mi dispiace, Oscar» si scusò Lorena. «Ho Alcott sull’altra linea. Posso richiamarti?»

«Non ci vorrà molto tempo. È importante.»

«Sì?»

«Ci sono delle novità. Moira è in prigione, qui a Boston. Ho cercato di ragionare con lei sulla situazione, ma ha perso il controllo, è diventata violenta. Per mia fortuna, è passato per caso un poliziotto. I poliziotti di Boston hanno messo in prigione Moira per percosse.»

«Oh, cielo, Oscar.»

«Non ho intenzione di muovere delle accuse contro di lei, ma non voglio dirglielo io. Voglio che sia tu a gestire la faccenda. Questo è il momento giusto per intervenire. Moira è in gattabuia, io faccio finta di essere davvero furioso, mentre tu sei l’angelo custode disposto al perdono. Capisci? Tu appiani la faccenda, metti tutto a tacere. Questo è il modo in cui dobbiamo giocare con lei, perché così funzionerà.»

«Stai scherzando? Piuttosto, lasciala marcire dietro le sbarre!»

«No, non sto scherzando. Ti sto offrendo una soluzione permanente. Pensaci.»

Una lunga pausa di riflessione. «Sì, hai ragione, naturalmente. Questo è il modo migliore di gestire la cosa.»

«Sono contento che tu la veda alla mia stessa maniera.»

«Dovrò stringere i denti, ma ne vale la pena.» Un silenzio meditativo. «Sei veramente incredibile.»

«Fa solo parte del mio lavoro, signora.»

«C’è qualcos’altro?»

«No. Sì. Dimmi una cosa. Ti sembra che la mia voce vada bene?»

«Per essere una linea crittografata, si sente benissimo.»

«No, voglio dire, non è che parlo troppo veloce? Per caso la mia voce non somiglia a uno strillo acuto?»

Lorena abbassò la voce, assumendo un tono carezzevole. «No, Oscar, la tua voce è assolutamente a posto. Sei un uomo meraviglioso. Sei bello, affascinante e completamente affidabile; sei Mr. Realpolitik. Io mi fido completamente di te. Non mi hai mai deluso, mai, e se fossi stata la proprietaria di quel dannato laboratorio in Colombia, avrei clonato una dozzina di uomini come te. Tu sei l’uomo migliore del mondo.»

Sei

Greta arrivò dopo mezzanotte, in un taxi privo di autista.

Oscar controllò lo schermo video della porta. Aveva iniziato a soffiare un vento proveniente da nord-est, uno dei tanti regali dall’effetto serra, e grossi fiocchi di neve turbinavano nei coni di luce proiettati dai lampioni stradali. Un robot della polizia di pattuglia saettò dietro la testa di Greta come una rondine di cuoio nero. Oscar socchiuse la porta blindata, sbirciando all’esterno con un sorriso allegro.

Greta entrò in casa con il volto rannuvolato. Oscar rinunciò subito all’idea di abbracciarla. «Non hai avuto problemi ad arrivare qui, vero?»

«A Boston? Cielo, certo che no.» Si tolse il cappello e lo scosse, spazzando via la neve dalla tesa.

«Prima c’è stato un piccolo problema in strada.» Oscar fece una pausa piena di tatto. «Nulla di troppo grave. Raccontami come è andata la conferenza.»

«Sono uscita con Bellotti e Hawkins. Hanno tentato di farmi sbronzare.» Sia pure in ritardo, Oscar si accorse che Greta era decisamente ubriaca. Era davvero partita. Le tolse il cappotto come un infermiere che rimuove una benda. Greta si era vestita con eleganza: gonna di lana che le arrivava alle caviglie, scarpe comode e una camicetta di cotone verde.

Oscar appese il cappello e il cappotto spiegazzato all’interno della nicchia all’ingresso. «Bellotti e Hawkins sarebbero quei signori che studiano le fibrille» commentò.

L’espressione accigliata di Greta svanì. «Be’, la conferenza è stata molto interessante, ma la serata è andata male. Bellotti continuava a pagare da bere per tutti e Hawkins cercava di farmi rivelare i risultati delle mie ricerche. A me non dà fastidio discutere sui risultati prima della loro pubblicazione, ma quei tizi non si comportano con correttezza. Non sono disposti a rivelare i loro risultati più importanti.» Le sue labbra si atteggiarono in una smorfia di disprezzo. «Sai, potrebbero avere un potenziale commerciale.»

«Capisco.»

«Si sono venduti all’industria. Tengono la bocca chiusa, sono nervosi, conoscono tutti i trucchi più sporchi. Sono senza speranza.»

Oscar la guidò attraverso il salotto e accese le luci della cucina. Nell’improvvisa luce soffusa, il viso di Greta sembrò di un pallore cereo. Aveva il rossetto sbavato, i capelli scuri in disordine, ma il particolare peggiore erano le sopracciglia non sfoltite. Greta esaminò con attenzione le sedie con la base a stelo, il tavolo cromato, il bancone con il ripiano piastrellato, i risonatori incorporati. «La tua cucina è davvero curiosa» commentò in tono meditabondo. «È così… pulita. La si potrebbe usare come laboratorio.»