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Sosik fece una smorfia. «Be’, lui ce l’ha messa tutta. E adesso è cotto.»

«Non è cotto. È soltanto pazzo.»

«Pazzo significa finito. Okay?»

«No, non è così. È vero, ha avuto un crollo mentale. Questo è un problema. È un problema di immagine. Quando ci si trova di fronte a un problema tanto grosso, è impossibile nasconderlo. Devi evidenziarlo. Il problema è questo: è quasi morto facendo lo sciopero della fame per una protesta sincera e adesso è impazzito. Ma qui la parola chiave non è ‘pazzo’. Le nostre parole chiave sono ‘protesta’ e ‘sincera’.»

Sosik rialzò il bavero del cappotto. «Senti, non puoi agire così e sperare di farcela.»

«Sì, Leon, io potrei farcela. Il problema è se ci riuscirai tu.»

«Non possiamo avere un senatore che non è sano di mente! Come diavolo farebbe ad approvare un disegno di legge?»

«Alcott non è mai stato tagliato per fare l’azzeccagarbugli. Ormai la gente è stufa di quei noiosi pedanti. Alcott è un uomo carismatico, è un leader morale. Può svegliare la gente, può guidarla, indicare loro la cima della montagna. Quello di cui ha bisogno è un modo per attrarre la loro attenzione e di farli credere in lui. E adesso finalmente lo ha trovato.»

Sosik rifletté su quelle parole. «Ragazzo, se tu facessi una cosa del genere e funzionasse davvero, questo significherebbe che l’intero paese è impazzito.»

Oscar non rispose nulla.

«E quale taglio intendi dare alla nostra operazione mediatica?» chiese infine Sosik.

«Dobbiamo demonizzare Huey sulla questione del patriottismo e ammettere la verità sul problema clinico del senatore. Diffonderemo bollettini medici ogni volta che Al è lucido. Winston Churchill era bipolare. Abraham Lincoln era un uomo molto depresso. Riscuotiamo tutti i crediti che possiamo vantare presso i democratici federali, convinciamo il partito a sostenerlo. Sfrattiamo la moglie, lei è una che combatte, lo sta sostenendo lealmente. Stiamo ricevendo tonnellate di messaggi di simpatia dalla base. Io penso che sia fattibile.»

«Se lo è, allora io sono rimasto indietro. Questa non è l’America che conosco. Non ho il fegato per fare qualcosa del genere. Dovrei dare le dimissioni. Dovresti diventare tu il capo dello staff.»

«No, Leon, il capo dello staff rimani tu. Sei tu il professionista esperto, hai una credibilità nella Beltway e io… Be’, io non posso comparire nel quadro. Visto il mio problema personale, è impossibile che possa dirigere un’operazione mediatica tanto grande.»

«So che vuoi il mio posto.»

«Ho già le mani piene.»

Sosik emise uno sbuffo ironico. «Non raccontarmi panzane.»

«E va bene» replicò Oscar. «Ammetto che piacerebbe avere il tuo lavoro, ma adesso ho la mia agenda personale da curare. Vedi, si tratta di Greta.»

«Chi?»

«La scienziata, dannazione! La dottoressa Penninger.»

Sosik era sbalordito. «Cosa? Lei? È vicina ai quaranta e ha la faccia magra come la lama di un’accetta! Ma cosa ti succede, ragazzo? Neppure due mesi fa sbavavi per una giornalista politica. Hai avuto una bella fortuna a non essere scoperto. E adesso lei?»

«Sì, è così. Lei.»

Sosik si carezzò il mento. «Mi ero dimenticato di quanto un giovane sia manipolabile… È tanto brava?»

«No, non lo è» rispose Oscar. «Non è una bella favola d’amore, tutt’altro. È una brutta faccenda, molto peggiore di quanto tu possa immaginare. È terribile. Se fossimo scoperti, sarebbe la fine. Lei è una fanatica del lavoro — la scienza è l’unica cosa al mondo che non l’annoi a morte. Huey l’adora e vuole reclutarla per rinchiuderla in qualche laboratorio per geni pazzi che sta costruendo in una miniera di sale… Beve troppo. Ha un bel po’ d’allergie. Ha otto anni più di me… E, oh, è anche ebrea. Anche se, per qualche motivo, questa faccenda non è stata sollevata molto spesso.»

Sosik sospirò e il suo fiato formò una nuvoletta nell’aria. «E così questa è la tua situazione, eh?»

«Più o meno. Tranne una cosa: Greta è davvero un genio. È una creatura unica, brillante, meravigliosa.»

Kevin Hamilton si era recato in visita da Oscar per fare una chiacchierata tra vicini. Kevin, un uomo dagli orari irregolari, aveva portato un panino al burro d’arachidi e gelatina e un sacchetto di patatine alla banana.

«Adesso la politica è diventata irrilevante» lo informò Kevin in tono disinvolto.

«Io non ti sto chiedendo di diventare un attivista politico, Kevin. Ti sto soltanto chiedendo di unirti alla mia krew e di diventare il responsabile del mio apparato di sicurezza.»

Kevin masticò una manciata di patatine alla banana e bevve un sorso di latte al cioccolato. «Be’, essendo l’uomo che sei, immagino che tu abbia i soldi per una cosa del genere…»

Oscar aggiustò il computer portatile sul tavolo da conferenza. «Non abbiamo tempo per chiacchiere inutili, dunque mettiamo subito in tavola le carte. So che sei un uomo alquanto speciale, ma non sei l’unico al mondo in grado di fare delle ricerche sulla rete. Posso farle anch’io. Hai una fedina penale per reati di disobbedienza civile lunga come il mio braccio. Hai vissuto dieci anni senza alcun mezzo di sussistenza. Tuo padre è un pirata informatico in libertà vigilata e condannato a portare un braccialetto elettronico. Sei un informatore della polizia e un fanatico della sorveglianza. Penso davvero di avere bisogno di un tizio come te nel mio gruppo.»

«È bello che tu non abbia menzionato la mia origine etnica equivoca» replicò Kevin. Mise da parte il panino ed estrasse il suo computer portatile da una valigetta ammaccata. Il computer, un modello incredibilmente antiquato, era tenuto insieme da elastici e adesivi.

«Io non menziono mai quel tipo di cose» lo informò Oscar.

«Non lo faresti mai, non sei un tizio ‘etnico’.» Kevin consultò lo schermo. «Per quello che ne so io, sei un qualche tipo di prodotto di laboratorio.»

«Mi dichiaro colpevole.»

«Mio padre passò un brutto momento quando il campo in cui lavorava crollò, ma tuo padre era un vero gangster. Per te è una vera fortuna che i poliziotti non amino arrestare le stelle del cinema.»

«Sì, anche i suoi film erano dei crimini.»

«Cavolo, devi essere davvero alle strette. Io non faccio la guardia del corpo. Sono semplicemente molto bravo nell’organizzare una ronda di quartiere. È un bel lavoro per un tizio che un tempo era un nomade a tempo pieno — adesso sono diventato stanziale, ho un tetto sopra la testa. Ma tu sei un politico imbroglione con un bel po’ di nemici potenti. Potrei finire ucciso lavorando per uno come te.»

«Il piano è che io non vengo ucciso e che tu vieni pagato per questo.»

«Non so neppure perché ti sto ad ascoltare, accidenti! Ma sai, devo ammettere che la tua proposta mi piace… più o meno. Mi piace un uomo che sa quello che vuole e che agisce per ottenerlo. C’è qualcosa in te che… non so… ispira fiducia.»

Era il momento di giocare la carta successiva. «Senti, io capisco la situazione in cui si trova tuo padre, Kevin. Un mucchio di persone oneste hanno sofferto quando il mercato delle proprietà intellettuali crollò. Ho degli amici nell’ufficio del senatore che potrebbero convincere il governatore a concedere la grazia a tuo padre. Penso che potrei fare davvero qualcosa per te per quanto riguarda quella faccenda.»

«Ehi, sarebbe magnifico! Sai, mio padre se l’è davvero vista brutta. Lui non è mai stato il tipico terrorista razzista, convinto della supremazia della razza bianca su tutte le altre. I federali lo hanno accusato di terrorismo e di cospirazione in modo che fosse costretto a dichiararsi colpevole delle accuse di appropriazione indebita e di spionaggio.»

«Deve avere avuto un buon avvocato.»

«Più o meno… il suo avvocato ebbe il buon senso di fuggire in Europa quando iniziarono i veri problemi.» Kevin sospirò. «Anch’io sono quasi fuggito lì, ma poi ho pensato: Al diavolo! Puoi anche diventare un nomade ed è quasi la stessa cosa di lasciare il paese.»