«C’è qualcosa che posso fare per aiutare la sua convalescenza? Magari potrei leggerle qualcosa di leggero, che ne dice?»
«La smetta!» esclamò Skopelitis. «La smetta di essere così educato, non lo sopporto.»
«Come, scusi?»
«Stia a sentire, io so esattamente perché lei è qui. Andiamo al sodo. Lei vuole che io faccia uscire il ragazzo. Giusto? Lui mi ha aggredito. Be’, lo farò, ma a una condizione: deve smettere di raccontare quelle bugie su di me.»
«E quali sarebbero queste bugie?»
«Senta, non inizi a fare i suoi giochetti con me. So come vanno queste cose. Lì dentro lei aveva la sua squadra addetta agli sporchi trucchi. È stato lei a organizzare tutta la faccenda fin dall’inizio, è stato lei a scriverle quel discorso, quegli attacchi contro il senatore, è stato lei a organizzare tutto. Lei è entrato a passo di danza in questo laboratorio con la sua potente macchina da campagna elettorale, scavando nel fango per tirarne fuori vecchie storie, tentando di distruggere le carriere delle persone, le loro vite… Lei mi ripugna! E così le darò una possibilità: faccia stare zitto quel ragazzo e io lascerò cadere tutte le accuse. Questa è la mia ultima offerta. Dunque, prendere o lasciare.»
«Oh, cielo» sospirò Oscar. «Temo che lei sia stato informato male. Noi non vogliamo che ritiri le sue accuse. Intendiamo contestarle in tribunale.»
«Cosa?»
«Lei rimarrà sotto i riflettori per settimane. Organizzeremo un vero e proprio processo spettacolo. Le strapperemo la verità sotto giuramento, un pezzo per volta. Lei non è nella situazione di negoziare con me. Lei è finito. Non può avere architettato una mossa del genere seguendo un impulso improvviso! Ha lasciato delle tracce di DNA sull’interruttore. Ha lasciato le sue impronte. Quell’interruttore era dotato di una videocamera incorporata. Huey non l’ha avvertita che tutti gli allarmi del laboratorio sono sorvegliati?»
«Huey non ha nulla a che fare con questa faccenda.»
«Questo avrei potuto anche indovinarlo da solo. Lui voleva che lei disturbasse il discorso, non che perdesse il controllo e facesse scendere in strada tutto il personale del laboratorio. Questo è un laboratorio scientifico, non un’accademia di ninja. Lei si è fatto cogliere sul fatto come un merlo.»
Il volto di Skopelitis aveva assunto una leggera sfumatura verdastra. «Voglio un avvocato.»
«Allora se ne procuri uno. Ma non sta parlando con un poliziotto. Sta soltanto facendo una chiacchierata amichevole con un uomo che fa parte dello staff di un senatore degli Stati Uniti. Ovviamente, una volta che sarà interrogato dal Senato, allora sì che avrà sicuramente bisogno di un avvocato. E di un avvocato molto caro. Cospirazione, ostruzione di giustizia… sarà davvero un processo sensazionale.»
«È stato soltanto un falso allarme! Un falso allarme. Capitano continuamente.»
«Lei ha letto troppi manuali sul sabotaggio. I prolet possono anche darsi alla guerra di rete perché a loro non dà fastidio farsi qualche anno di galera. I prolet non hanno molto da perdere, ma lei sì. Lei è andato lì dentro per zittire la dottoressa e pararsi il culo, ma ha perso la calma e ha distrutto la sua carriera. Ha perso venti anni di lavoro in un istante. E ha anche il coraggio di pormi delle condizioni? Stupido bastardo, io la crocefiggerò. Lei ha appena commesso la mossa più stupida della sua vita. Io la trasformerò nello zimbello dell’opinione pubblica, da una costa all’altra.»
«La prego, non mi faccia questo.»
«Come?»
«Non mi faccia questo. Non mi rovini. La prego. Lui mi ha rotto il naso, okay? Lui mi ha rotto il naso! Stia a sentire, ho perso la testa.» Skopelitis si asciugò le lacrime che scorrevano dal suo occhio pesto. «Lei non si era mai comportata così prima, si è rivoltata contro di noi, era come se fosse impazzita! Io dovevo fare qualcosa… era così… era così…» Scoppiò in singhiozzi. «Gesù…»
«Bene, vedo che la sto facendo innervosire» affermò Oscar, alzandosi. «Ho apprezzato molto la nostra chiacchierata, ma il tempo stringe. Ora andrò via.»
«Senta, lei non può farmi questo! Ho fatto soltanto una sciocchezza.»
«Mi ascolti.» Oscar si sedette di nuovo e indicò. «Lì c’è un computer portatile. Vuole evitare di finire sulla graticola? Mi scriva un breve messaggio di posta elettronica. Mi dica tutto su quello che ha fatto. Mi racconti ogni minimo dettaglio. Rimarrà inter nos, una faccenda privata. E se lei sarà sincero con me… Be’, accidenti. Lui le ha rotto il naso. Per questo le porgo le mie scuse. È stata un’azione assolutamente sbagliata.»
Oscar stava studiando le minute dell’ultima riunione della commissione scientifica del Senato quando Kevin entrò nella stanza.
«Ma tu non dormi mai?» chiese Kevin con uno sbadiglio.
«No, non di solito.»
«Me ne sto accorgendo.» Kevin fece cadere il bastone e si stravaccò su una sedia. Oscar occupava un appartamento alquanto spartano nell’albergo. Era costretto a spostarsi quotidianamente per ragioni di sicurezza e poi le suite migliori erano tutte occupate da clienti paganti.
Oscar chiuse il computer portatile. Era un rapporto decisamente affascinante — un laboratorio federale a Davis, California, era pericolosamente infestato da topi di laboratorio superintelligenti, e aveva scatenato un’ondata di panico e un mare di querele da parte dei furiosi abitanti del luogo — ma lui trovava Kevin altrettanto affascinante.
«E adesso, cosa succede?» chiese Kevin.
«Tu cosa pensi che succederà, Kevin?»
«Be’, se ti rispondessi, barerei» rispose Kevin. «Perché ho già visto situazioni del genere.»
«Non mi dire.»
«Sì. Ecco come stanno le cose. Qui tu hai un gruppo di persone che stanno per perdere il loro lavoro. E così tu li organizzi per una resistenza politica. Ottieni un mucchio di eccitazione e di solidarietà per circa sei settimane, poi vengono tutti licenziati. Chiuderanno l’intera baracca e ti sbatteranno le porte in faccia. Allora diventerete tutti dei prolet.»
«Pensi davvero che le cose andranno così?»
«Be’, forse no. Forse gli scienziati di questo posto sono più furbi dei programmatori di computer, degli agenti di borsa, degli addetti alle catene di montaggio, oppure degli agricoltori tradizionali… Sai, tutte le altre persone che hanno perso il lavoro e sono state cancellate dalla storia. Ma questo è ciò che pensano tutti quelli che si trovano in questa situazione. ‘Sì, adesso i lavori che fanno gli altri sono diventati obsoleti, ma la gente avrà sempre bisogno di noi’.»
Oscar tamburellò con le dita sul computer portatile. «È bello che tu nutra un interesse tanto intenso per questa faccenda, Kevin. Apprezzo molto il tuo contributo. Che tu ci creda o no, quello che mi hai detto non mi giunge completamente nuovo. Sono consapevole che un numero consistente di persone sono state espulse dall’economia convenzionale e costrette a trasformarsi in organizzazioni criminali di rete. Voglio dire, loro non votano, dunque è raro che attraggano la mia attenzione professionale ma, nel corso degli anni, stanno diventando sempre più bravi nel rovinare la vita al resto di noi.»
«Oscar, i prolet sono il ‘resto di noi’. Sono le persone come te che non sono il resto di noi.»
«Io non sono mai stato il resto di nessuno» ribatté Oscar. «Perfino gente come me non è come me. Vuoi un caffè?»
«Okay.»
Oscar ne versò due tazze. Kevin frugò nella sua tasca posteriore e tirò fuori un bastoncino bianco di proteine vegetali compresse. «Vuoi assaggiare?»
«Certo.» Oscar masticò con aria meditabonda un pezzo del bastoncino. Il sapore era un misto di carote e polistirolo.