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L’azione post-industriale di Greta era uno ‘sciopero’ altamente eterodosso, poiché gli scioperanti non si rifiutavano di svolgere il loro lavoro, ma rifiutavano di fare tutto tranne il loro lavoro. La strategia degli scioperanti si basava su una non cooperazione altamente mediatica, combinata con una politica di riduzione dei costi passiva-aggressiva. Gli scienziati stavano procedendo nelle loro ricerche, ma si rifiutavano di compilare le scartoffie federali. Inoltre rifiutavano di chiedere fondi, di pagare l’affitto delle loro stanze, il cibo, le bollette. Rifiutavano di pagare qualsiasi cosa, tranne i nuovi strumenti, un vizio profondamente radicato, a cui gli scienziati non sapevano rinunciare.

E tutti i membri principali del comitato di sciopero rifiutarono di percepire i loro stipendi. Si trattava di una manovra altamente polarizzante. Le persone ragionevoli non riuscivano a trattenere il fiato e a gettarsi in un’avventura del genere. La maggior parte delle ‘persone ragionevoli’ del laboratorio erano scese a patti da molto tempo con la corruzione istituzionale del Collaboratorio. Perciò, erano tutte corrotte. Ne conseguiva che erano compromesse personalmente, in guerra con se stesse, tormentate dal senso di colpa. Il nucleo di dissidenti che seguiva Greta era fatto di una tempra più dura.

E così, attraverso queste iniziative tattiche rapide e imprevedibili, il comitato ottenne una serie di piccole vittorie morali che servirono a infondere coraggio nei suoi sostenitori. Oscar aveva organizzato tutto in modo da rafforzare la fiducia della comunità nelle proprie forze. Lo sciopero degli affitti sembrava una mossa molto drammatica, ma si trattava di uno stratagemma imbattibile. Nel Collaboratorio non c’era competizione interna per le stanze in affitto. Se gli scioperanti fossero stati sfrattati dai loro alloggi, gli edifici sarebbero semplicemente rimasti vuoti.

Lo sciopero delle bollette ebbe successo per un motivo molto simile: non c’era alcun metodo efficace per interrompere l’elettricità. Per sua natura, in quanto ambiente a tenuta stagna, la cupola del Collaboratorio richiedeva una fornitura continua di elettricità, a cui provvedevano i generatori interni. Dunque era impossibile tagliare l’elettricità al laboratorio. Ai progettisti originali non era mai passato per la mente che gli abitanti della cupola un bel giorno potessero ribellarsi e rifiutarsi di pagare. Ogni passo coronato dal successo che segnava un distacco dallo status quo attirava altre persone dalla parte di Greta. Gli scienziati, oppressi da molto tempo, avevano sempre dovuto affrontare una serie di problemi irritanti. Ma poiché mancava loro la consapevolezza politica delle loro situazione, non avevano mai agito, avevano semplicemente sopportato la cattiva organizzazione del laboratorio. Adesso, l’organizzazione e l’azione avevano infranto la loro apatia. Difficoltà che erano state accettate per molto tempo come facenti parte dell’ordine naturale furono improvvisamente smascherate come una vera e propria oppressione da parte di ignoranti incapaci. Stava nascendo una nuova struttura di potere, con nuovi metodi, nuovi obiettivi, nuove opportunità di cambiamento. La Zona Calda era diventata un alveare di attivismo militante.

Entro una settimana, l’atmosfera interna della cupola era carica di elettricità come una bottiglia di Leida; crepitava di potenziale politico. L’inflessibile radicalismo di Greta aveva dato una scossa all’intero ambiente.

Dopo avere creato una tremenda pressione per ottenere profondi cambiamenti nella conduzione del laboratorio, Greta agì per rendere sicura la sua situazione ufficiale e legale. La carica di direttore non era mai stata un incarico esecutivo forte, ma Greta riuscì a ottenere le dimissioni forzate di tutti gli altri membri del consiglio. Ovviamente, i membri del consiglio originale non avevano alcuna intenzione di lasciare il potere, ma le improvvise dimissioni del dottor Felzian e la sua immediata partenza li avevano colti di sorpresa. Battuti in astuzia e screditati, vennero immediatamente sostituiti dagli zelanti sostenitori di Greta che si fidavano di lei a occhi chiusi, garantendole mano libera.

Il partito del Collaboratorio che sosteneva lo status quo era stato decimato prima ancora di poter organizzare qualsiasi resistenza. Interi anni senza sfide o controversie serie lo avevano reso pigro e lento. Fu schiacciato prima ancora di potersi accorgere della minaccia. Greta conservava ancora l’iniziativa. Aveva a disposizione eccellenti informazioni operative, grazie alle ricerche di Oscar sui loro avversari e ai numerosi profili demografici. Anche la confessione estorta al dottor Skopelitis si era rivelata molto utile, poiché Skopelitis aveva vuotato il sacco in un torrente di messaggi di posta elettronica e aveva additato i suoi compagni di congiura. Dietro le scene di furibondo scontento popolare, manovrate sapientemente dall’alto, la transizione verso la gestione quotidiana del potere si svolse in maniera relativamente indolore. Felzian aveva sempre diretto il laboratorio come un vicepreside di scuola superiore; le vere decisioni sulla politica del Collaboratorio erano sempre state nelle mani di Dougal e della sua crew senatoriale. Adesso Dougal e i suoi amici erano finiti. Tuttavia il vuoto di potere fu molto breve. La krew di Oscar era costituita da un gruppo di professionisti della politica che avrebbero potuto facilmente costituire lo staff di un senatore. Dopo qualche piccolo adattamento, si inserirono perfettamente nell’ambiente e usurparono silenziosamente la gestione dell’intera operazione.

Oscar fungeva da capo dello staff di Greta (in maniera assolutamente ufficiosa). Pelicanos amministrava le finanze del laboratorio. Bob Argow e Audrey Avizienis gestivano i servizi di monitoraggio del collegio elettorale e il controspionaggio. Lana Ramachandran si occupava degli appuntamenti, dell’equipaggiamento dell’ufficio e delle relazioni con la stampa. ‘Corky’ Shoeki, in precedenza incaricato di organizzare i raduni della campagna elettorale di Bambakias, gestiva la lotta per accaparrarsi gli uffici all’interno della Zona Calda. Kevin Hamilton stava facendo un lavoro eccellente sulla sicurezza. Greta fungeva da portavoce di se stessa con la stampa. In seguito non sarebbe più stato così, ma durante quella crisi si trattava di una mossa più che sensata. Greta divenne l’unica fonte ufficiale di notizie sullo sciopero e il suo ruolo pubblico diede l’impressione che gestisse da sola tutta la situazione. Questo servì ad ammantarla di un carisma eroico.

In effetti, Greta e i suoi fanatici idealisti non avevano la più pallida idea su come dirigere una moderna organizzazione esecutiva. In precedenza, non avevano mai avuto il potere, perciò erano ansiosi di avere lavori prestigiosi con titoli altisonanti, invece degli incarichi duri e noiosi su cui si basava la vera attività di governo. A Oscar questo andava benissimo. Adesso sapeva che, se solo fosse riuscito a mantenere il laboratorio in funzione, solvente e lontano dalle grinfie di Huey, avrebbe compiuto la più grande impresa della sua carriera.

E così Oscar occupò una posizione secondaria, all’ombra del trono. Iniziò l’anno nuovo. Molti scienziati scoprirono che lo sciopero costituiva un’occasione ideale per rassegnare silenziosamente le dimissioni e andarsene, ma questo non fece altro che infondere un maggiore fervore rivoluzionario negli scienziati rimasti. Come in ogni altra rivoluzione, stavano scoprendo che qualunque questione di poco conto costituiva una crisi morale e intellettuale. Ogni aspetto delle loro vite e delle loro carriere precedenti doveva essere riformulato in maniera radicale. Quei relitti, in precedenza oppressi da una burocrazia implacabile, trascorrevano la maggior parte del loro tempo libero a risvegliare le proprie coscienze.