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«Ma io non ho un compleanno» le ricordò Oscar.

«Sì, lo so. E così ti ho fatto un regalo di compleanno, solo per te.»

Oscar trovò le sue mutande, le indossò di nuovo e prese il regalo. Provando un leggero senso di allarme, si accorse che la scatoletta ornata di un nastro sembrava calda al tocco. Tolse la carta dai colori vivaci e il coperchio di compensato. La scatoletta conteneva una busta grigia di elementi termici chimici che avvolgeva un piccolo dispositivo curvo. Raccolse il regalo dal suo materiale di imballaggio caldo.

«Ma è un orologio da polso!» esclamò.

«Provalo!» lo invitò Greta con un sorriso ansioso.

Oscar si tolse il suo classico cronometro giapponese e indossò l’orologio di Greta. L’orologio era caldo e leggermente appiccicoso, del colore dell’okra bollito. Studiò i numeri fosforescenti verdastri sul quadrante. L’orologio andava indietro di sei minuti. «Questo affare sembra fatto di gelatina.»

«È fatto di gelatina! È un orologio neurale!» rivelò Greta. «È l’unico orologio di questo tipo esistente al mondo! Lo abbiamo fabbricato in laboratorio.»

«Incredibile.»

«Puoi scommetterci! Ascolta. Il cervello di ogni mammifero possiede un orologio circadiano incorporato. Nel cervello dei topi è situato nel nucleo suprachiastico. E così abbiamo clonato un frammento di tessuto suprachiastico e lo abbiamo immerso in una gelatina di supporto. Quei numeri sono cellule sensibili agli enzimi ricavate da geni di lucciola! E, Oscar, all’interno abbiamo inserito tre nuclei neurali, con una rete neurale intelligente che fa la media automatica degli errori cumulativi. E così, anche se si tratta di un orologio completamente organico, segna l’ora esatta! Fino a quando rimane alla temperatura sanguigna, cioè.»

«Fantastico.»

«Ah, ma tu devi anche dargli da mangiare. Quel pacchetto contiene del siero bovino. Devi bollirne un paio di centilitri una volta alla settimana e iniettarli attraverso questo piccolo condotto.» Fece una pausa. «I cervelli di topo producono anche qualche sostanza di rifiuto; non preoccuparti, si tratta di un paio di gocce.»

Oscar ruotò il polso e studiò il cinturino trasparente. Avevano ricavato la fibbia e l’asticella da qualche osso di topo. «È davvero una meraviglia tecnica.»

«E non puoi lasciarlo al freddo, oppure muore. Ma ascolta: se vuoi riazzerarlo, aprì quello sportellino sul retro e esponilo alla luce del sole. Lì abbiamo messo delle cellule retinali. Quando percepiscono la luce del sole, rilasciano glutammato. Che si lega ai recettori. Che producono nitrato d’ossido. Che attiva gli enzimi. Che aggiungono fosfato a una proteina nucleica. La proteina invia un messaggio genetico e i geni riazzerano i neuroni nell’orologio!»

«Ed esiste anche una, ehm, documentazione, su questo prodotto?»

Greta esitò. «Be’, non preoccuparti. Tu non sei un addetto ai lavori. Non devi capire davvero come funziona questo orologio.»

Oscar fissò lo strano dispositivo. Era come avere legato al polso un pezzo di fegato crudo. «È un orologio artigianale» commentò. «In mezzo a tutta questa confusione, hai trovato il tempo per farmi un orologio. Con le tue mani.»

«Sono così felice che ti piaccia.»

«Se mi piace? Ma questo è il più bel regalo di compleanno che io abbia mai ricevuto.»

Greta inarcò leggermente le sopracciglia. «Non pensi che sia spaventoso, vero?»

«Spaventoso? No, è solo un paio di passi avanti rispetto alle tecnologie attuali, ecco tutto. Prevedo una forte domanda per un articolo del genere.»

Greta rise deliziata. «Ah! Esatto. È proprio quello che ho detto alla mia krew di laboratorio, quando lo stavamo mettendo insieme. Abbiamo finalmente un prodotto per il consumo di massa che ha un vero mercato!»

Oscar era commosso. «Ti hanno stressato per anni sulla tua ‘scienza pura’, vero? Come se avessero il diritto di controllare la tua immaginazione soltanto perché pagano i tuoi conti. Be’, lascia che ti riveli un segreto, Greta: non esiste una cosa come la ‘scienza pura’. La ‘scienza pura’ è una terribile menzogna, è un imbroglio micidiale, come la ‘pura giustizia’ o la ‘pura libertà’. Il desiderio non è mai puro, e il desiderio di conoscenza è soltanto un altro tipo di desiderio. Non è mai esistito un ramo di conoscenza tanto pura da non poter essere trascinato nel fango. Se la mente può comprendere qualcosa, allora può anche desiderarla.»

Greta sospirò. «Non so mai come prenderti quando cominci a parlare così… Vorrei poterti dire tutto quello a cui ho pensato negli ultimi giorni.»

«Mettimi alla prova.»

«È come se… Tu vuoi qualcosa, ma sai che per te è pericolosa. E così te la neghi, ma la vuoi, te la neghi, ma la vuoi — il suo potere seduttivo è troppo forte. E così ti arrendi e poi succede. Ma quando succede, non è così cattivo come avevi pensato. Neppure la metà. Anzi, è bello. Davvero bello. È meraviglioso. Ti rende migliore. Diventi un essere umano migliore. Sei più forte. Capisci più cose su te stesso. Sei in contatto con te stesso. Non devi reprimerti. Non sei isolato, puro. Sei vivo, fai parte del mondo reale. Sai quello che desideri.»

Oscar provò una montante sensazione di trionfo maschile. Durò tre secondi, raggiunse il culmine e poi svanì, lasciandogli una curiosa sensazione premonitoria di timore.

«Una relazione sentimentale non è sempre rose e fiori» la avvertì.

Greta lo fissò con assoluto stupore. «Oscar, tesoro, non sto parlando del sesso. È molto bello, e sono felice, ma tu e io potremmo fare tutto il sesso del mondo, e questo non cambierebbe nulla. Voglio dire che tu mi hai fatto un regalo vero e duraturo, Oscar, perché mi hai messo al potere. E adesso so davvero cosa significa il potere. Per la prima volta nella mia vita, posso parlare alle persone. Quando sono tutte dì fronte a me, posso dire loro la verità. Posso convincerli. Sono diventata la loro leader. Ho trovato la mia voce. Ho il vero potere. Penso di averlo sempre voluto, ma ho sempre resistito, perché pensavo che per me fosse una cosa cattiva — ma non lo è! Adesso so cos’è il potere e, mio Dio, è davvero bello. Mi sta cambiando completamente e ne voglio sempre di più.»

Al termine della sua seconda settimana come direttore, Greta licenziò tutto il personale del dipartimento Ricerche sui materiali. Questa mossa liberò un sacco di spazio utile nel laboratorio Materiali, situato sulla parete orientale della cupola, accanto al complesso per lo studio della genetica delle piante. I botanici, da tempo costretti a operare con pochi fondi, furono sopraffatti dalla gioia, quando seppero di avere tutto quello spazio a disposizione. La chiusura del laboratorio, che divorava fondi, costituiva un notevole risparmio per l’intero Collaboratorio.

Era anche una ghiotta occasione per l’albergo di Oscar. Adesso era affollato di intermediari ai margini della legge che si erano precipitati a Buna non appena la notizia di una vendita di hardware era comparsa sulla loro rete.

La maggior parte degli scienziati del dipartimento accettò tristemente il fatto compiuto. Ma non il dottor David Chandler. Chandler aveva partecipato allo sciopero fin dall’inizio e con ardore, ma era anche un uomo che imparava in fretta. Per opporsi al proprio licenziamento, aveva preso spunto dalle tattiche del comitato di sciopero. Aveva usato la supercolla per fissare il proprio equipaggiamento ai banconi del laboratorio e si era barricato all’interno della struttura di ricerca. E ora sedeva lì, occupando il laboratorio e rifiutandosi categoricamente di sloggiare.

Kevin era favorevole all’idea di usare un ariete idraulico e di buttare Chandler fuori a calci. La polizia federale del Collaboratorio era troppo confusa e demotivata per fare una cosa del genere da sola. Kevin sarebbe stato felicissimo di svolgere il ruolo di braccio duro della legge, ma Oscar era convinto che avrebbe costituito un pessimo precedente per il nuovo regime del Collaboratorio. Non amava i confronti violenti; non erano professionali, quello non era il suo stile.