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Invece, decise di persuadere lo scienziato a desistere con le parole.

Oscar e Kevin salirono al laboratorio di Chandler, situato al terzo piano, e Oscar si presentò. Attese con pazienza mentre Chandler sbloccava le porte del laboratorio. Poi Oscar entrò, lasciando un restio Kevin in attesa nel corridoio.

Chandler iniziò immediatamente a barricare di nuovo le porte. «Lasci che le dia una mano» si offrì Oscar. Aiutò Chandler a incuneare la gamba di sedia contro un mucchio di cunei di porta fissati con la supercolla.

A differenza della maggior parte degli scienziati del Collaboratorio, Chandler, in quanto ricercatore industriale, indossava un vestito, una cravatta e un vero cappello. Il suo volto cupo aveva un colorito cinereo e i suoi occhi erano gonfi per la tensione. «Mi stavo chiedendo se Greta avrebbe avuto il coraggio di incontrarsi con me» annunciò mordendosi il labbro inferiore carnoso. «Ma non posso dire di essere sorpreso nel vedere lei qui.»

Oscar aprì la sua valigetta di plastica. «Ho portato alcune provviste per il suo sit-in» spiegò. «Un po’ di gumbo congelato, un po’ di riso…»

«Lei sa che io ho intrapreso uno sciopero della fame, vero?»

«Non lo sapevo» mentì Oscar.

«Dica loro di riattivare i telefoni del mio laboratorio e avrà molte occasioni di venire a conoscenza dei miei problemi.»

«Ma è proprio per questo che sono venuto di persona» affermò Oscar in tono allegro. «Per ascoltarla, da uomo a uomo.»

«Io non rimarrò con le mani in mano» annunciò Chandler. «Lei sta distruggendo il lavoro di tutta la mia vita, sta commettendo una vera ingiustizia. Posso attendere quanto voi. Posso fare tutto quello che potete fare voi. Ho i miei amici e i miei sostenitori, ho dei finanziatori nelle industrie oltre i confini dello Stato. Io sono un uomo onesto — ma voi non avete alcuna possibilità. Non appena si spargerà la voce su quello che state facendo qui, finirete tutti in prigione.»

«Ma io faccio parte della commissione scientifica del Senato» affermò Oscar. «Ovviamente il Senato si interesserà della sua situazione. Sediamoci, in modo che lei possa illustrarmi la questione.»

Si sedette con cautela su una sedia di laboratorio parzialmente distrutta e prese un blocco per appunti e una penna stilografica di modello classico.

Chandler avvicinò una cassetta di plastica e si sedette con un gemito. «Senta, il Congresso non mi aiuterà. Il Congresso è senza speranza, non capiscono mai le questioni tecniche. Il punto è che… io qui ho una vera scoperta. Non sto promettendo una scoperta. Questo non è un trucco dell’ultimo minuto, per togliermi dai guai. Io ho scoperto un’importante innovazione tecnica! Sono ormai due anni che l’ho perfezionata!»

Oscar esaminò i suoi appunti. «Dottor Chandler… Come lei sa, nel Collaboratorio è stato eseguito un controllo generale della produttività. Ogni dipartimento è stato sottoposto alle stesse valutazioni: Frammentazione genetica, NMR di flusso… Il suo dipartimento ha subito cinque riorganizzazioni in cinque anni. I vostri livelli di produzione sono, mi scusi la franchezza, abissalmente ridotti.»

«Non lo nego» replicò Chandler. «Ma si è trattato di sabotaggio.»

«Questa è un’affermazione davvero degna di nota.»

«Senta. È una lunga e triste storia ma… mi stia a sentire, la ricerca scientifica e le sponsorizzazioni delle imprese non sono mai andate molto d’accordo. I miei problemi non sono scientifici, ma manageriali. Qui noi ci occupiamo della lavorazione dei materiali organici, stiamo cercando nuove soluzioni biotecnologiche per tradizionali problemi di ingegneria. Abbiamo un mucchio di cose su cui lavorare. Il nostro problema è lo sponsor, una società di Detroit.»

Chandler sospirò. «Non so perché l’industria delle automobili è stata coinvolta nella sponsorizzazione del nostro lavoro. Questa non è stata una mia decisione. Ma da quando sono comparsi sulla scena, cinque anni fa, hanno rovinato tutto quello su cui hanno messo le mani. Continuano a domandarci dei risultati, poi cambiano i programmi e i fini della ricerca. Controllano minutamente ogni cosa. Inviano dirigenti minorati in anno sabbatico, che si fanno vedere, rubano animali rari, prospettano goffi scenari futuristici e ci dicono delle pure assurdità. Qui abbiamo sofferto un vero e proprio inferno: riorganizzazione, trasferimento, gestione in vista dell’obiettivo, qualità totale, insomma tutto quello che le viene in mente! Ogni tipo di fastidio immaginabile.»

«Ma è stata questa industria a fornirvi i fondi. Erano loro i vostri sponsor. Non siete riusciti a farvi finanziare interamente dal governo federale per le vostre ricerche. Se non riuscite a soddisfare i vostri sponsor, che ci state a fare qui?»

«Perché sono qui?» ripeté Chandler. «È semplice! È molto semplice! Io sono qui per il potere.»

«Non me lo dica.»

«No, per il potere dell’energia elettrica! La mia krew e io stavamo facendo ricerche su nuove fonti di energia per l’industria dei trasporti americana. E abbiamo creato un nuovo apparecchio funzionante. Si basa sulla generazione di corrente ATP mitocondriale. Con trasduzione di segnale, fosforilasi di proteine, potenziale diffusione via membrana… Senta, lei sa cos’è un ‘mitocondrio’?»

«Penso di avere già sentito questa parola.»

«Il mitocondrio è la centrale elettrica della cellula. Genera energia dal trifosfato di adenosina, è il motivo principale per cui riusciamo a vivere e a respirare. Ma i mitocondri sono microscopici. Però immagini che raggiungano…» Chandler spalancò improvvisamente le braccia «… un metro di diametro.»

«E così lei ha clonato un frammento di una cellula vivente e lo ha ingrandito fino a fargli raggiungere un metro di diametro?»

«Non sono mai stato bravo a spiegare una scoperta scientifica a un profano… No, ovviamente non ha un metro di diametro. Non si tratta neppure di un mitocondrio. È un dispositivo biomeccanico che utilizza le membrane e le strutture di un mitocondrio. Sono state ingrandite con metodi industriali. È una gigantesca sfoglia di membrane con una matrice di gelatina. Non è un essere vivente, è hardware biologico, manipolato e trasformato in una batteria elettrochimica. Può far muovere un’auto, oppure un camion! E va a zucchero.»

«E così ha creato un motore d’automobile che va a zucchero.»

«Adesso ha capito! È proprio così! Zucchero, acqua e alcuni elementi traccia. Tutto completamente organico, tutto completamente riciclabile. Niente combustione, niente emissioni di scarico e niente tossine! E funziona a temperatura ambiente.»

«E così questa è una nuova batteria per automobili. Certo, è una bella cosa. Ma ce ne sono già numerosi modelli sul mercato — a ventola, a vapore, a nitrogeno liquido. Qual è il suo vantaggio?»

Chandler sferrò un pugno in aria. «È questo! È come sferrare un pugno! Sono stati i mitocondri a permettermi di farlo! È la stessa tecnologia che fornisce energia ai muscoli! È un sistema rapido e pulito! E funziona davvero!»

«E qual è il difetto?»

«Nessuno! Funziona alla perfezione! Be’, funzionerà meglio quando avremo eliminato i difetti del prototipo… abbiamo alcuni problemi con la pressione osmotica, e perfino con il flusso… oh, e se la batteria si infetta, allora marcisce molto in fretta. Ma questi sono problemi risolvibili. Il vero problema è che Detroit non vuole il nostro prodotto. Si rifiutano di metterlo in produzione.»

«E così lei ha raggiunto un grande successo» commentò Oscar. «Allora mi spieghi qualcosa. Il suo laboratorio gode di una quantità maggiore di fondi rispetto a ogni altro laboratorio del dipartimento Materiali, ma non avete mai tirato fuori un vero prodotto. Lei qui è il ricercatore capo, ma ha avuto un ricambio di personale molto più alto di qualsiasi altro laboratorio…»