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Griego sospirò nel telefono. «Okay, Oscar. Adesso puoi smetterla di blandirmi. Cos’hai intenzione di farmi?»

«Be’, potrei rivelare al pubblico tutta questa brutta faccenda. E poi avremo indagini, udienze del Senato e possibili incriminazioni, tutta la stancante e malaugurata solfa. Ma supponi che questo non accada mai. Supponi che io ti possa garantire personalmente che la batteria miracolosa di quel tizio piomberà nel dimenticatoio. E che questo ti costerà soltanto il cinquanta per cento della somma che investi attualmente nella ricerca e nello sviluppo.»

«Direi che è troppo bello per essere vero.»

«No, Ron. Qui al Collaboratorio vige un nuovo ordine. L’industria automobilistica americana non ha più bisogno di grandi progressi tecnici. Voi siete un tesoro storico nazionale, come una mandria di bisonti o Valley Forge. Avete bisogno di protezione dalla minaccia della ricerca scientifica di base. Invece di pagare degli scienziati federali in modo che portino all’estinzione la vostra industria, dovreste pagarli affinché non facciano ricerche nel vostro campo. Questo permetterà alla vostra industria di sopravvivere.»

«Sembra una proposta meravigliosa» commentò Griego in tono triste. «Ma è legale?»

«Perché no? I tuoi continui sabotaggi non sono certo legali, ma sono andati avanti per anni. La mia proposta provocherà un miglioramento nello status quo, perché adesso siamo stati onesti sulla faccenda. Come gesto di buona volontà, non solo passerò sotto silenzio la tua piccola impresa di spionaggio industriale, ma ridurrò della metà le tue spese per la ricerca e lo sviluppo!»

«Qual è il verme?»

«Il verme è: al momento il Collaboratorio si trova in piccole difficoltà finanziarie, così dovrai anticiparci i fondi di un anno intero per la ricerca e lo sviluppo. In base al nostro accordo, puoi ottenere l’autorizzazione per questa transazione finanziaria dalla tua gente a Detroit?»

«Be’, dovrò parlarne con papà.»

«Parla pure con i pezzi grossi, Ron. Di’ a papà e agli alti papaveri che se non accettano la mia proposta, e subito, io metterò al lavoro su questo progetto l’intero serbatoio di scienziati del Collaboratorio. E per il prossimo giugno, inizieremo a consegnare ai negozi motori allo zucchero. Con una massiccia campagna pubblicitaria.» Oscar interruppe la comunicazione.

«Parlavi sul serio?» chiese Kevin. Aveva origliato con grande interesse.

«Non lo so» ammise Oscar. «In questa faccenda ho soltanto avuto un po’ di fortuna. Per caso conoscevo i pulsanti che funzionano con il buon vecchio Ronnie, e l’intero schema mi è venuto in mente in un lampo di ispirazione. È una mossa molto strana, molto laterale, ma ci libera di tre o quattro problemi in un colpo solo. Ci dà una bella pausa di respiro dalle difficoltà finanziarie. Ron è contento, noi siamo contenti, tutti tranne Chandler sono contenti, ma lui era finito in ogni caso. Perché Chandler mi ha fatto irritare copiando la mia strategia.»

«Ma non puoi davvero proteggere l’industria automobilistica da una scoperta scientifica come una nuova fonte di energia.»

«Kevin, svegliati. Devi smetterla di pensare come un tecnico. Ma dov’è che hai preso quest’abitudine? Non vedi cosa sono riuscito a ottenere? Per la prima volta nella storia, delle persone ci pagheranno per non fare ricerche. Per la prima volta, gli scienziati federali hanno a disposizione un’arma economica: possono portare la guerra in casa del nemico. A chi importa di un’altra dannata batteria? E poi, probabilmente si tratta di un bidone. Hai mai visto un’auto a energia atomica? Solo perché è tecnicamente fattibile, ciò non significa che sia conveniente.»

«Le persone ne faranno qualcosa in ogni caso. Voi politici non potete controllare il flusso di conoscenze tecnologiche. Verranno sfruttate lo stesso, qualsiasi cosa dica il governo.»

«Kevin, io questo lo so. Io sono la prova vivente di questo fenomeno. È grazie a questo che sono qui.»

Alle due del mattino del 20 gennaio, qualcuno bussò alla porta della camera d’albergo di Oscar. Era Fred Dillen, il custode della krew e l’uomo che si occupava del lavaggio dei panni. Fred era sbronzo — la krew aveva festeggiato dopo lunga attesa il giuramento ufficiale del senatore Bambakias, facendo molti brindisi patriottici alla salute della nuova amministrazione del presidente Two Feathers. Fred era accompagnato da una tozza donna anglo sulla trentina, che indossava una tuta arancione da infermiere del pronto soccorso.

«La festa è sfuggita al controllo?» domandò Oscar.

«Oscar, questa signora ha bisogno di parlare con te» spiegò Fred.

«Non sapevo quale fosse la sua stanza» si scusò l’infermiera. «In basso ho dovuto chiedere a mucchio di persone ubriache.»

«Sono felice che lei sia qui. C’è qualche problema?» chiese Oscar.

«Sì. Abbiamo una donna ferita, sui trentacinque anni. Si è fratturata una caviglia. Ma dice che non vuole andare in clinica. Non vuole neppure darci il suo nome e il suo documento di identità. Dice che vuole prima parlare con lei.»

«In quale clinica la state portando?» chiese Oscar.

«Be’, vogliamo portarla al pronto soccorso di Buna. Lei voleva andare nel Collaboratorio, ma non possiamo portarla qui dentro. Hanno tutte queste porte stagne e tutte queste procedure di sicurezza e poi non abbiamo l’autorizzazione legale a prestare pronto soccorso in una struttura federale.»

«Ma cosa le è successo? Come si è fatta male?»

«Be’, lei dice che è successo mentre stava venendo qui. Camminava al centro della strada, a notte a fonda, e ha inciampato su qualcosa.» L’infermiera fissò Oscar con disgusto. «Ascolti, tutto questo va decisamente contro i regolamenti. La maggior parte delle persone che si sono fratturate una gamba sono dannatamente felici di vedere un’ambulanza. Ma quella donna ha continuato a protestare. Mi ha implorato di trovare un certo tizio chiamato Valparaiso, e io l’ho trovata. Vuole fare qualcosa? Perché, in caso contrario, adiós muchacho.»

«No, per favore, non sia frettolosa. Verrò con lei. Sono davvero ansioso di parlare con la sua paziente.» Oscar diede un’occhiata alla targhetta dell’infermiera. «La ringrazio molto per il fastidio che si è presa per trovarmi, signorina Willis. So che questa non è una procedura ortodossa, ma posso far sì che la sua attesa venga ricompensata.»

Willis si rilassò, poggiando il peso del corpo sui tacchi consunti della sue scarpe da ginnastica. «Molto bene» replicò, poi sorrise. «Allora, dopo tutto, la situazione non è poi così male.»

Oscar trovò una giacca, il portafoglio e un paio di scarpe. Lanciò un’occhiata a Kevin, profondamente addormentato. Se avesse voluto osservare strettamente le procedure di sicurezza, avrebbe dovuto svegliare la sua guardia del corpo e costringerla a seguirlo nella sua sedia a rotelle — ma erano le due del mattino e Kevin, che come sempre lavorava duro, aveva bevuto come una spugna. Oscar si infilò un telefono in tasca e uscì nel corridoio. Chiuse la porta in silenzio, poi passò a Willis un biglietto da venti euro.

Willis lo fece sparire in una tasca della tuta arancione chiusa da una striscia di velcro. «Muchas gracias, amigo.»

«Spero che Greta stia bene» si augurò Fred in tono ansioso.

«Cerca di non preoccuparti» lo rassicurò Oscar. Fred non era certo il membro più brillante della krew. Ma era un uomo buono e leale, che ripagava una parola gentile con una fedeltà quasi canina. «Adesso puoi tornare alla festa. Questa faccenda deve rimanere un segreto. Non dire niente a nessuno. Okay?»