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O almeno questa era stata la tacita opinione di tutti. Ma la situazione poteva cambiare. E dopo l’esperienza di quella notte, Oscar scoprì di vivere in un mondo molto diverso.

«A meno che non mi sbagli,» affermò Oscar «i nostri rapitori avevano un appuntamento al fiume Sabine la notte scorsa. Avevano intenzione di portarci di nascosto oltre il confine dello Stato, per consegnarci nelle mani di qualche gruppo della milizia di Huey. Ma sono stati assaliti nel buio, da un qualche tipo di squadra speciale americana aviotrasportata. Sì, dei commando aviotrasportati che ieri notte hanno sorpreso gli uomini di Huey sul terreno e li hanno fatti a pezzi.»

«Ma perché mai avrebbero dovuto fare una cosa del genere?» chiese Greta in tono scosso. «Avrebbero dovuto usare la forza in modo non letale e arrestarli.»

«I commando aviotrasportati non sono poliziotti. Sono veri fanatici delle forze speciali, che usano ancora armi vere! E quando hanno avvistato quel sommergibile spia francese in acqua, devono avere perso la calma. Voglio dire, immaginate la loro reazione. Se siete un asso del volo su un elicottero americano armato fino ai denti, e vedete un sommergibile che risale segretamente un fiume americano… Be’, una volta premuto il grilletto, continuate a tenerlo premuto.»

Greta inarcò le sopracciglia fino a unirle. «Hai davvero visto un sommergibile, Oscar?»

«Oh, sì. Non posso giurare che fosse francese, ma di sicuro non era uno dei nostri. Gli americani non costruiscono piccoli sommergibili eleganti ed efficienti. Noi preferiamo che i nostri siano più grandi dell’isolato di una città. E poi, è un’ipotesi molto ragionevole. I francesi hanno una portaerei al largo delle nostre coste. Hanno aerei robot che volano sui bayou. Sono stati loro a inventare la faccenda dei sommozzatori spie… Dunque è ovvio che doveva trattarsi di un piccolo sommergibile francese. Poveri bastardi.»

«Sai,» commentò Kevin tono pensoso «di solito sono decisamente contrario a tutta quella faccenda della legge e dell’ordine, ma penso che questo Two Feathers inizi a piacermi. Capite, basta chiamarlo! Lo svegliano alle quattro del mattino e il tuo problema è risolto prima dell’alba! Questo nuovo presidente è un tizio con la stoffa del leader! Quello prima non avrebbe mai fatto un trucco del genere! Questo è un vero cambiamento per l’America, eh? È l’autorità esecutiva in azione, ecco cos’è! Sapete, è come… lui è il capo dell’esecutivo e ordina davvero delle esecuzioni!

«Non penso che una vera e propria guerra tra agenti segreti statali e federali fosse quello che aveva in mente il presidente per il suo primo giorno in carica» commentò Oscar. «Questo non è uno sviluppo salutare per la democrazia americana.»

«Oh, ma smettila!» lo rimproverò Kevin. «Il rapimento è un atto di terrorismo! E con i terroristi non si può applicare la linea morbida — non la smettono mai con questa stronzata! Quei bastardi hanno avuto esattamente quello che si meritavano! Ed è esattamente quello di cui abbiamo bisogno anche nel Collaboratorio. Abbiamo bisogno di usare il pugno di ferro con quei fottuti…» Kevin si accigliò, stringendo il volante scrostato con incontrollabile eccitazione. «Diavolo, mi brucia il culo se penso a quei corrotti poliziotti da operetta, pronti a spaccare teste d’uovo. E io sono qui — io, Kevin Hamilton, trentadue anni — sono di nuovo un fuggiasco che è scappato per paura. Se solo avessi, diciamo, dieci irlandesi del sud armati con delle mazze da biliardo e delle gambe di tavolo! In quell’intero laboratorio ci sono soltanto dodici pidocchiosi poliziotti. Non hanno fatto nulla per anni, tranne sorvegliare i telefoni e intascare bustarelle. Potremmo farli fuori in un battibaleno.»

«Quello che stiamo sentendo non è più lo stesso Kevin che conosciamo» commentò Oscar.

«Diavolo, non ho mai saputo che potevo parlare con il presidente! Sai, io sono un prolet, un pirata informatico e un phone phreak, non ho alcuna difficoltà ad ammetterlo. Ma quando si arriva alla mia età, ti stufi di doverli sempre battere d’astuzia. Ti stanchi di doverli sempre evitare, ecco tutto. Perché io devo sempre sparire come un ladro? Ecco cosa le dico, dottoressa Penninger: lei mi faccia dirigere la sua sicurezza e vedrà un bel po’ di cambiamenti.»

«Mi sta dicendo che vuole diventare il responsabile della sicurezza del laboratorio, signor Hamilton?»

«No, certo, ma…» Kevin si interruppe, sorpreso. «Be’, sì! Sì, certo! Io posso farlo! Io sono all’altezza del dannato compito! Mi affidi il dannato bilancio per le forze di polizia. Dia a me tutti i distintivi e i manganelli. Al diavolo, certo, io posso fare tutto quello che vuole. Mi metta a capo delle autorità federali.»

«Be’,» rispose Greta «io sono il direttore del laboratorio e sono sul suo sedile posteriore, ammanettata. Non vedo nessun altro che si stia offrendo di aiutarmi.»

«Io potrei riuscirci, dottoressa Penninger, le giuro che potrei farlo. Se fossimo più di tre, potrei impadronirmi di quel dannato posto. Ma visto come stanno le cose…» Scrollò le spalle. «Be’, immagino che continueremo a procedere a casaccio, facendo delle telefonate.»

«Io non procedo mai a casaccio» replicò Oscar.

«Accidenti, ma allora sai dove stiamo andando? E dove sarebbe?»

«Dove si trova l’accampamento più grande dei Moderatori?»

Nove

Il mercato di Canton era una tradizione texana risalente agli anni ’50 del diciannovesimo secolo. Ogni primo fine settimana del mese, venditori, collezionisti e curiosi convergevano in quel punto da centinaia di miglia di distanza per tre giorni di frenetici scambi commerciali. Naturalmente quella tradizione antica e decisamente affascinante era stata adottata prontamente dai nomadi prolet.

Oscar, Greta e Kevin si ritrovarono nel bel mezzo di una migrazione stradale, diretta verso Nord-Est, verso la città improvvisata. Nel rottame a nolo di Kevin, non spiccavano particolarmente tra gli altri veicoli e i viaggiatori in movimento: autobotti, camion, pullman nomadi, autostoppisti imbacuccati per difendersi dal gelo invernale.

Nel frattempo, Oscar e Greta si erano seduti entrambi sul sedile posteriore e si stavano esaminando a vicenda i graffi, i lividi e le sbucciature. Greta era ancora ammanettata, mentre la ferita alla testa di Oscar era ancora incrostata di sangue coagulato. Rimasero seduti insieme mentre Kevin mandava giù un panino e puliva i vetri dell’auto, appannati dai loro respiri.

Controllarsi a vicenda le ferite fu un processo lungo e intimo, che implicò un tenero sbottonarsi di camicie, respiri di sorpresa trattenuti, lingue che schioccavano per il dispiacere e l’uso, incredibilmente gentile, di liquidi antisettici. Oscar e Greta avevano subito entrambi una bella strapazzata che, in circostanze normali, avrebbe richiesto un checkup medico completo e un paio di giorni di riposo a letto. Le loro teste giravano e dolevano per l’effetto del gas stordente, postumi soltanto parzialmente curabile con i massaggi alle tempie, le carezze sulle sopracciglia e i baci lenti e gentili.