«Non si tratta di nulla del genere, generale. Una volta ascoltata la mia proposta, se ne renderà conto.»
Il generale si sedette a gambe incrociate. «Sa, questo potrà sorprenderla, signor Valparaiso, ma in effetti noi inutili subumani siamo impegnati a vivere le nostre vite! Questo è il primo lunedì del mercato di Canton. Qui siamo nel bel mezzo di una vera e propria festa. Devo preoccuparmi di questioni serie; tipo… le fogne. Abbiamo centomila persone che si tratterranno qui per tre giorni. Lei comprende!» Burningboy si carezzò la barba. «Lei sa con chi sta parlando? Io non sono un elfo dotato di poteri magici, amico. Non esco da una bottiglia soltanto perché lei ha bisogno di me. Sono un essere umano. Ho i miei problemi. Adesso mi chiamano generale… Ma un tempo, ero un vero sindaco! Sono state eletto due volte sindaco di Port Mansfield, Texas. Una bella cittadina sulla costa, fino a quando non è stata sommersa.»
Una donna anziana con una veste di pelliccia entrò nella tenda. Fece due nodi con cura in una striscia fosforescente, poi andò via senza dire una parola.
Il generale riprese il filo del discorso. «Vede, figliolo — e anche lei, dottoressa Penninger» le rivolse un cortese cenno del capo — «tutti noi siamo gli eroi della nostra storia. Lei mi dice di avere un grosso problema — diavolo, tutti noi abbiamo grossi problemi.»
«Discutiamoli» replicò Oscar.
«Ho un buon consiglio per la vostra carriera, ragazzi prodigio. Perché voi pagliacci non ci rinunciate? Lasciate perdere tutto! Dateci un taglio, diventate nomadi! Vi godete la vita? Avete una comunità? Avete perfino una vaga idea di cosa sia una vera comunità? C’è qualche essere umano di cui voi, poveri relitti, possiate fidarvi? No, non rispondete! Lo so già. Voi due siete una coppia di falliti. Avete l’aria di essere stati mangiati da due coyote e poi cacati giù da una rupe. Adesso vi trovate di fronte a una qualche crisi e volete il mio aiuto… All’inferno, gente, voi dovrete sempre affrontare delle crisi. La crisi siete voi. Quando vi sveglierete? Il vostro sistema non funziona. La vostra economia non funziona. I vostri politici non funzionano. Nulla di quello che fate funziona. Siete finiti.»
«Per il momento» replicò Oscar.
«Mister, non vincerete mai a questo gioco. Adesso avete ricevuto una chiamata. Siete scomparsi, siete stati privati di tutto. Siete stati spazzati via. Be’, volete sapere una cosa? Quaggiù c’è un atterraggio morbido. Andate avanti e lasciate perdere tutto! Bruciate i vostri vestiti! Stracciate la vostra dannata laurea! Gettate nella spazzatura le vostre carte d’identità! Siete uno spettacolo disgustosamente pietoso, lo sapete questo? Una coppia simpatica, affascinante, piena di talento… Ascoltate, non è troppo tardi per voi due per farvi una vita! Adesso siete dei derelitti, ma potreste essere dei bon vivant, se sapeste qual è il vero significato della vita.»
Greta espresse la propria opinione. «Ma io devo davvero tornare al mio laboratorio.»
«Be’, io ci ho provato» si arrese Burningboy, sollevando le braccia al cielo. «Vedete, se aveste avuto il buon senso di starmi a sentire, quel mio ottimo consiglio avrebbe risolto tutti i vostri problemi, immediatamente. Stasera avreste potuto mangiare zuppa di mulligatawny e probabilmente avreste potuto anche scopare. Ma no, mica potete stare a sentire il vecchio Burningboy. Io sono molto più vecchio di voi, e ho visto molte più cose, ma cosa ne so io? Io sono soltanto qualche vecchio imbecille ignorante che indossa vestiti strani e che, prima o poi, verrà arrestato. Perché qualche ricco yankee di fuori città ha bisogno di lui per commettere qualche terribile atto criminale.»
«Generale, mi permetta di informarla sulla situazione» insistette Oscar. Poi lo fece. Burningboy lo ascoltò dimostrando una pazienza sorprendente.
«Okay!» esclamò infine Burningboy. «Diciamo che andiamo a impadronirci di questa cupola di vetro zeppa di scienziati. Devo ammetterlo, è un’idea molto attraente. Noi Moderatori siamo gente pacifica, siamo tutti amore e fiori. E dunque potremmo anche fare una cosa del genere, soltanto per accontentarvi. Ma cosa ci guadagniamo?»
«Ci sono dei soldi» offrì Oscar.
Burningboy sbadigliò. «Sicuro, sai quanto ci faranno comodo.»
«Il laboratorio è una struttura autosufficiente. All’interno troverete cibo e rifugio» aggiunse Greta.
«Sì, certo, fino a quando vi andrà di darceli. Una volta eseguito il nostro compito, sarà tempo di sloggiare.»
«Siamo realistici» lo invitò Oscar. «Voi siete una banda. Abbiamo bisogno di assoldare una banda per appoggiare il nostro sciopero. È una mossa tradizionale, vero? Cosa c’è di difficile in questo?»
«I poliziotti sono pochi e tutt’altro che coraggiosi» incalzò Greta. «Non sono neppure armati.»
«Gente, noi portiamo con noi il nostro cibo e il nostro riparo. Quello che ci manca sono dei fori di proiettile. O un mucchio di federali incazzati neri che vogliono farci il culo.»
Oscar rifletté sulla sua mossa seguente. Stava trattando con delle persone che avevano priorità profondamente aliene. I Moderatori erano emarginati radicali, dissidenti — ma, in ogni caso, erano esseri umani, dunque doveva esistere necessariamente un modo per mettersi in contatto. «Io posso farvi diventare famosi» propose.
Burningboy alzò il cappello. «Ah, sì? E come?»
«Posso farvi ottenere un’eccellente copertura mediatica. Sono un professionista, so come fare. La qui presente dottoressa Penninger è una vincitrice del premio Nobel. Questo è un grande scandalo politico. È molto drammatico. Fa parte di una storia in pieno sviluppo, legata allo sciopero della fame di Bambakias e all’attacco dei Regolatori a una base aerea degli Stati Uniti. Voi Moderatori potreste ottenere un’eccellente copertura mediatica ripristinando l’ordine in una struttura federale nel caos. Sarebbe esattamente l’opposto del crimine commesso dai Regolatori.»
Burningboy infilò una mano nella giacca con aria pensosa e ne estrasse tre sbarrette di sostanze che somigliavano a gesso colorato. Le poggiò su una lastra levigata di cote dell’Arkansas, prese un coltellino tascabile e iniziò a ridurre le sbarrette in una polvere sottile.
Poi sospirò a fondo. «Odio davvero farmi convincere solo perché un venditore abile come lei sa che noi Moderatori non amiamo molto i Regolatori.»
«Ma certo che lo so, generale. È risaputo da tutti, eh?»
«Noi amiamo quei Regolatori come se fossimo fratelli e sorelle. Con voi, invece, non abbiamo nulla in comune. Solo che… noi siamo Moderatori perché usiamo una rete dei Moderatori. E i Regolatori usano un’interfaccia tutta loro, con un software e dei protocolli speciali. Non penso che un pivello come lei capisca che di tipo di problema politico si tratti.»
«Io lo capisco» intervenne Kevin, parlando per la prima volta.
«Un tempo andavamo d’accordo con i Regolatori. Sono una tribù civile. Ma quegli imbecilli cajun hanno alzato la cresta grazie alla loro abilità di manipolatori genetici e all’appoggio che ricevono dal governatore dello stato, Green Huey… Hanno iniziato a importunare le altre tribù, rapendo le nostre menti più brillanti, e se volete saperlo, le loro krew voodoo-yaya-gumbo mostrano una predilezione eccessiva per il gas e il veleno…»
Percependo una debolezza, Oscar la sfruttò immediatamente. «Generale, non le sto chiedendo di attaccare i Regolatori. Le sto soltanto chiedendo di fare quello che hanno fatto i Regolatori, ma per motivi molto migliori, e in circostanze molto migliori.»
Il generale Burningboy sistemò la polvere in linee rette e le versò, una dopo l’altra, in un piccolo vasetto di grasso giallo. Agitò il grasso con l’indice, e se lo spalmò accuratamente dietro le orecchie.