Greta riportò la propria attenzione su Kevin. «Quando potremo liberarci di questi pidocchiosi telefoni prolet e tornare al nostro sistema normale?»
Kevin rispose assumendo un tono sorprendentemente servizievole. «Be’, prima dovrò assicurarmi che sia sicuro… Quanti programmatori può darmi?»
«Eseguirò una ricerca tra il personale per trovare quelli con un talento particolare per le telecomunicazioni. Può trovarmi un ufficio nella stazione di polizia? Forse passerò molto tempo lì dentro.»
Kevin sogghignò allegramente. «Ehi, il capo è lei, dottoressa Penninger!»
«Ho bisogno di un po’ di pausa» si rese improvvisamente conto Oscar. «Forse dovrei concedermi un sonnellino. È stata una giornata davvero tremenda.» Greta e Kevin lo ignorarono cordialmente: erano impegnati a discutere sulle cose da fare. Oscar lasciò la stazione di polizia.
Mentre camminava nei giardini immersi nel buio, diretto verso la Zona Calda, la stanchezza lo sopraffece come una scura ondata metabolica. Le esperienze di quel giorno improvvisamente gli sembrarono totalmente folli. Era stato rapito, gassato, bombardato; aveva viaggiato per centinaia di miglia in auto che erano dei veri rottami; aveva concluso un’alleanza incauta con una potente banda di emarginati; era stato diffamato, accusato di appropriazione indebita e di essere fuggito al di là dei confini dello Stato… Aveva arrestato un gruppo di poliziotti; aveva convinto un fuggiasco armato ad arrendersi… E adesso la sua amante occasionale e il suo capo della sicurezza si erano uniti per complottare alle sue spalle.
La situazione era grave, molto grave. Ma questo non era neppure il peggio. Perché domani è un altro giorno. Il giorno seguente, avrebbe dovuto lanciarsi in una massiccia offensiva di relazioni pubbliche che in qualche modo sarebbe dovuta servire a giustificare le sue azioni.
Improvvisamente si rese conto che non ce l’avrebbe fatta. La situazione era difficile. Troppo difficile. Ormai aveva raggiunto un sovraccarico psicologico. Era nero, blu e verde per le ferite e i lividi; era affamato, stanco, stressato e traumatizzato; il suo sistema nervoso era sovraccarico di adrenalina stantia. Eppure, dentro di sé, si sentiva bene per gli eventi di quel giorno.
Aveva superato se stesso.
Certo, aveva commesso un errore elementare come quello di farsi rapire. Ma, in seguito, aveva gestito ogni situazione pericolosa, ogni crisi, con un aplomb sorprendente e un successo continuo. Ogni mossa era stata la mossa giusta al momento giusto, ogni opzione era stata una scelta ispirata. L’unico problema era che erano troppe. Era come un pattinatore che dovesse eseguire una serie infinita di tripli axel. Qualcosa avrebbe ceduto.
Sentì d’improvviso il bisogno di un riparo. Riparo fisico. Porte chiuse, un lungo silenzio.
Ritornare in albergo era fuori questione. Lì ci sarebbero state delle persone, delle domande, dei fastidi. Meglio la Zona Calda.
Si avviò lentamente verso una delle porte stagne della Zona, adesso sorvegliata da un paio di sergenti anziani nomadi, che facevano il turno di notte. Le nonnette vestite di uniformi mimetiche si stavano divertendo, giocavano con degli yoyo artigianali in spugna sintetica. Oscar superò le donne con un saluto stanco ed entrò nei corridoi vuoti della Zona Calda.
Cercò un posto dove nascondersi. Un oscuro ripostiglio per l’equipaggiamento sarebbe stato il luogo ideale. C’era soltanto un’altra piccola faccenda da risolvere, prima di rilassarsi e lasciarsi andare. Doveva avere il suo computer portatile. Quello era un pensiero molto confortante per Oscar: ritirarsi in un angolino chiuso con il suo computer. Era una reazione istintiva a una crisi insopportabile; era qualcosa che aveva fatto da quando aveva sei anni.
Aveva lasciato un portatile di riserva nel laboratorio di Greta. Entrò in silenzio nella stanza. L’ex quartiere generale dello sciopero, un tempo sterile e immacolato, recava i segni delle manovre politiche sotterranee — adesso era sporco, pieno di fogli gettati in disordine, cibo mangiato a metà, appunti, bottiglie, rifiuti. L’intera stanza odorava di panico. Oscar trovò il suo portatile, mezzo seppellito sotto un mucchio di nastri e di cataloghi. Lo tirò fuori, lo mise sotto il braccio. Grazie a Dio.
Il suo telefono squillò. Rispose per istinto. «Sì?»
«Sono davvero fortunato! Ho beccato il venditore di sapone al primo tentativo! Come va, saponetta? Tutto sotto controllo?»
Era Green Huey. Il cuore di Oscar perse un colpo mentre la sua mente si schiariva immediatamente. «Sì, grazie, governatore.»
Ma come diavolo aveva fatto Huey a inserirsi nel sistema telefonico del laboratorio? Kevin gli aveva assicurato che il sistema di crittografia era assolutamente a prova di intrusioni.
«Spero che non ti dispiaccia se ti ho chiamato molto tardi e all’improvviso, mon ami.»
Oscar si sedette lentamente sul pavimento del laboratorio, appoggiando la schiena contro un armadietto metallico. «Assolutamente no, vostra eccellenza. Noi viviamo per servire.»
«È molto bello che tu dica questo, saponetta! Lascia che ti spieghi dove mi trovo adesso. Sono in un dannato elicottero che sorvola il fiume Sabine, e sto osservando un dannato raid aereo.»
«Non me lo dica, signore.»
«BE’, IO TE LO DICO ECCOME!» gridò Huey. «Quei figli di puttana hanno spazzato via i miei uomini! Elicotteri dipinti di nero con missili e armi automatiche, che massacrano civili americani sul terreno! È stato un dannato massacro!»
«Ci sono state molte vittime, governatore? Voglio dire, a parte lo sfortunato incidente del sommergibile francese?»
«ALL’INFERNO, certo che ci sono state delle vittime!» strillò Huey. «Come avrebbe potuto essere altrimenti? I boschi su entrambi i lati del fiume pullulavano di Regolatori. Una totale disfunzione operativa! Troppi agenti segreti hanno rovinato tutto! Un fallimento totale! Maledizione, io non ho mai ordinato a quei dannati imbecilli di scaricare te e la ragazzina geniale dentro qualche dannata falsa ambulanza!»
«No, vostra eccellenza?»
«Diavolo, no! Dovevano attendervi con pazienza e cogliervi di sorpresa quando sareste usciti insieme di nascosto dal laboratorio per un incontro al calore bianco. In quel contesto, un rapimento sarebbe stato ragionevole. Il problema con i nomadi è che non riescono a controllare molto bene i loro impulsi. Non era quello che volevo, ragazzo, questo te lo assicuro! Avevo soltanto qualcosa che tenevo a farvi vedere, ecco tutto. Adesso io, tu e la tua ragazza avremmo potuto essere stravaccati da qualche parte, con degli ombrellini nei nostri drink. Dovevamo avere un incontro scientifico, dovevamo appianare tutte le nostre divergenze.»
Oscar socchiuse gli occhi grigi, che gli bruciavano tremendamente. «Ma la squadra incaricata di eseguire il rapimento ha avuto un incidente per strada. Sono arrivati in ritardo all’appuntamento. Il suo comitato di ricevimento si è innervosito. E quando una squadra di SWAT federali è apparsa improvvisamente sulla scena, ne è seguito un violento scontro a fuoco.»
Huey rimase in silenzio.
Oscar sentì la sua voce alzarsi in un torrente di parole, come una mitragliatrice. «Governatore, spero mi crederà quando le dico che a me dispiace che sia accaduto tutto questo molto più che a lei. Posso capire che per lei sarebbe stato un indubbio vantaggio politico se i suoi agenti avessero potuto sorprenderci durante un incontro scandaloso. Allora avremmo potuto fare ben poco, e si sarebbe trattato di una mossa efficace da parte sua. Ma affrontiamo i fatti. Lei non può semplicemente rapire un direttore di laboratorio e un funzionario federale. Non si gioca così. Le avventure a base di commando sono politicamente stupide. Di solito, nella vita reale, funzionano molto di rado.»
«Ah! Be’, tu sembri avere gestito un attacco con un commando molto bene, ragazzo.»
«Governatore, quando due mesi fa sono arrivato qui, impadronirmi di questo laboratorio con la forza delle armi era la cosa più lontana dalla mia mente. Ma date le circostanze, non avevo altra scelta. Adesso dia un’occhiata alla nostra situazione. È pericolosamente sovraccarica di fattori estranei. Non è più una questione tra lei, me, il senatore Bambakias, gli scienziati in sciopero e la sua quinta colonna nel laboratorio. Già quella era una situazione davvero complessa! Ma adesso si sono aggiunti SWAT federali, truppe dei Regolatori semicompetenti, ragazzine armate fino ai denti, virus informatici, operazioni politiche di diffamazione… sta tutto andando fuori controllo!» La gola di Oscar si contrasse in un grido. Staccò il telefono dall’orecchio.