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Poi lo riavvicinò con un gesto deciso, come se fosse la canna di una pistola. «Questa faccenda mi costerà la carriera al Senato. Immagino che da una parte sia un atto meschino dirlo, ma mi piaceva quel lavoro. Da un punto di vista personale, mi dispiace tremendamente.»

«Figliolo, è tutto a posto. Calmati. So cosa può significare una promettente carriera al Senato per un giovane come te. È esattamente per questo che io sono entrato in politica, capisci? Io ero il capo dello staff per Dougal quando costruimmo questo laboratorio.»

«Governatore, perché siamo dovuti arrivare a tanto? Perché sta tentando disperatamente di battermi in astuzia? Adesso non ci stiamo più comportando con la dovuta ragionevolezza. Perché non mi ha semplicemente chiamato per invitarmi ad avere una conversazione privata? Sarei venuto. Avrei negoziato. Sarei stato lieto di farlo.»

«No, non lo avresti fatto. Il tuo senatore non avrebbe accettato questo tipo di accordo sottobanco.»

«Ma io non glielo avrei detto. Sarei venuto a incontrarla in ogni caso. Lei è una persona importante, un protagonista. Io devo parlare con quelli come lei, oppure non otterrei mai nulla.»

«Allora il povero bastardo è davvero andato» sospirò Huey. «A te non importa un bel nulla del vecchio Bambakias, ti stai dando da fare alle sue spalle. Povero vecchio Mr. Spettacolo… Non ho mai avuto nulla contro di lui; io amo le teste d’uovo yankee liberal che non riescono neppure a parcheggiare le loro biciclette! Ma perché diavolo ha voluto mettersi contro di me per quella pallosissima questione dei finanziamenti della base? Non potevo permetterlo! Non posso permettere che un senatore appena eletto mi dia fastidio quando non si rende neppure conto di come stanno le cose. Uno sciopero della fame, Cristo santo — diavolo, non sono stato io a farlo morire di fame! È ricco, poteva permettersi un pasto. Ma lui non ha neppure un briciolo di buon senso! Tu sei un ragazzo intelligente, tu queste cose devi saperle.»

«Sapevo che era un idealista.»

«Ma perché hai scelto proprio lui?»

«Era l’unico disposto ad assumermi come direttore della sua campagna elettorale» spiegò Oscar.

Huey emise un grugnito. «Be’! Okay, allora! Adesso comincio a capire tutto. Avrei dovuto sapere che sei sempre stato tu, perché sei un ragazzo abbastanza duro. Ma perché diavolo lo hai caricato come un giocattolo a molla e me lo hai mandato contro? E poi, chi sei tu? Cosa diavolo ci fai nel mio laboratorio scientifico preferito? Tu non sai neppure cosa stanno facendo lì dentro. Non sai neppure quanto valga davvero!»

«Ho i miei sospetti» replicò Oscar. «Qui hanno qualcosa di importanza vitale per lei, qualcosa che vale molto.»

«Senti, io ho bisogno di quel laboratorio. Certo, hanno qualcosa di molto speciale che bolle in pentola. Altrimenti, non mi darei tanto da fare. Avrei diffuso la loro scoperta. Avrebbe cambiato tutto.»

«Governatore, non tenti di sviarmi. So già cosa aveva in mente per noi. Greta e io saremmo svaniti in qualche miniera di sale, dove lei e le sue spie industriali state sviluppando la tecnologia neurale. Lei è ansioso di mettere le mani su qualche scoperta neurale, qualcosa che riguarda il controllo della mente. Proprio come gli animali qui dentro. Saremmo stati tutti trasformati in zombi educati. Saremmo diventati i suoi animali domestici addomesticati e ci saremmo dichiarati d’accordo su qualsiasi cosa lei avesse ordinato. Questo è l’attacco informatico supremo: sovvertire il sistema nervoso umano.»

Huey scoppiò in una risata latrante, come se fosse assolutamente sbalordito. «Cosa? Ma per chi mi hai preso, per Mao Zedong? Io non ho bisogno di robot a cui è stato fatto il lavaggio del cervello! Io ho bisogno di persone sveglie, di tutte le persone sveglie possibili! Tu non hai capito nulla!»

«E allora cos’è che mi è sfuggito, esattamente?»

«Ti sono sfuggito io, ragazzo, io! Io amo il mio Stato! Io amo la mia gente! Certo, tu odi la Louisiana, Mr. Laureato in economia a Harvard — è corrotta, fa troppo caldo, è per metà sommersa, è poverissima, è avvelenata da anni di pesticidi e di inquinamento, non ha più il gas e il petrolio che voi yankee bruciavate per riscaldarvi in inverno. Metà della sua popolazione parla la dannata lingua sbagliata, ma maledizione, qui le persone sono ancora vere! La mia gente ha anima, ha spirito, sono persone autentiche, reali, vive! Non siamo come il resto degli USA, dove le persone sono troppo nauseate, scioccate, stanche e sorvegliate per combattere perfino per un futuro decente.»

Huey tossì rumorosamente e riprese a muggire nel microfono. «Loro mi accusano di essere un ‘governatore ribelle’ — be’, ma cos’altro potrei essere? Tutti i loro ‘comitati di emergenza’ sono assolutamente illegali, oppressivi e anticostituzionali! Guarda il nuovo presidente! È un assassino dal grilletto facile — e lui è l’uomo migliore che avete! Quell’uomo vuole sloggiarmi dal mio palazzo — all’inferno, al presidente piacerebbe farmi fuori! Adesso la mia vita è costantemente minacciata! Controllo il cielo ogni minuto per paura di finire fritto da qualche dannato laser a raggi X! E tu — tu pensi che io voglia lobotomizzare una donna che ha vinto il Nobel! Sei impazzito come il tuo capo? Dio onnipotente, ma perché dovrei fare una cosa del genere? Quale vantaggio potrei trarne?»

«Governatore, se lei mi avesse spiegato queste cose prima, penso che saremmo potuti giungere a un accordo.»

«Ma perché diavolo dovrei dirti una sola dannata cosa? Tu non sei uno importante! Tu non conti! Dovrei calarmi i calzoni davanti a qualsiasi mezzatacca che lavora al Senato degli Stati Uniti? Ragazzo, tu sei un incubo politico: un giocatore senza storia e senza base di potere, sbucato dal nulla! Se non fosse stato per te, tutto sarebbe andato alla perfezione! La base aerea sarebbe finita in bancarotta. Il laboratorio scientifico pure. Tutti se ne sarebbero andati in maniera pacifica. E io li avrei assunti per pochi spiccioli.»

Kevin entrò nel laboratorio. Indossava un’uniforme da poliziotto che gli andava tutt’altro che a pennello, e dava l’impressione che i piedi gli facessero un male d’inferno. «Solo un attimo, governatore» si scusò Oscar. Mise la mano sulla cornetta.

«Kevin, ma come hai fatto a trovarmi qui dentro?»

«In questi telefoni ci sono dei tracciatori.»

Oscar strinse convulsamente il telefono. «Non me l’avevi mai detto.»

«Non avevi bisogno di saperlo.» Kevin si accigliò. «Oscar, fa’ attenzione, accidenti. Dobbiamo andare immediatamente nel centro media. Il presidente degli Stati Uniti è in linea.»

«Oh.» Oscar tolse la mano dalla cornetta del telefono. «Mi scusi, governatore. Non posso continuare la nostra discussione adesso — devo andare a rispondere a una chiamata del presidente.»

«Adesso?» gridò Huey. «Ma ormai non dorme più nessuno?»

«Arrivederci, governatore. Ho apprezzato molto la sua chiamata.»

«Aspetta! Aspetta. Prima che tu faccia qualcosa di stupido, voglio che tu sappia che puoi ancora venire a parlare con me. Prima che l’intera situazione sfugga di mano… la prossima volta, parliamone prima.»