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Ti guardi intorno, frenetico; temi che da un momento all’altro una qualche gigantesca governante si precipiti nella stanza brandendo una mazza da baseball. Hai l’altra mano infilata nella tasca della giacca, dove si trova la Browning, ma fortunatamente non compare nessuno. Ti chini in avanti e colpisci il signor Oliver sulla nuca. E questa volta lo vedi afflosciarsi all’istante.

Gli pieghi le braccia dietro la schiena e lo ammanetti; quindi vai verso la cartella per prendere le cose di cui hai bisogno.

Quando è tutto a posto e la videocamera è pronta, devi soltanto aspettare che si svegli. Scendi al portone, lo chiudi a chiave e fai scorrere anche il catenaccio, poi fai un giro della casa per accertarti che non ci sia nessuno.

La camera da letto del signor Oliver è tutta legno, ottone, pellicce e velluto rosso. C’è una vetrinetta che contiene una collezione di oggetti militari, in particolare cimeli delle SS. Su uno scaffale ci sono numerosi libri sul nazismo e su Hitler. I video privati del signor Oliver si trovano in un finto armadio di tek e noce. Sotto il tappeto persiano è nascosta una grossa cassaforte a pavimento con apertura a combinazione.

Scegli un gruppo di video particolarmente rappresentativi e li porti giù, in salotto, dove il signor Oliver, ancora privo di sensi, è seduto, ammanettato e legato a una poltroncina di pelle e metallo che hai preso dalla stanza degli ospiti. Lo hai imbavagliato con una sciarpa di seta, dopo avergli infilato in bocca un calzino, il tutto recuperato dalla sua camera da letto. Il braccio destro è strettamente legato al bracciolo di pelle imbottita. Gli hai tolto il cardigan e gli hai arrotolato una manica della camicia.

Mentre aspetti che riprenda conoscenza, guardi i video che hai portato dalla camera da letto.

Alcuni riprendono atti di sodomia di gruppo su bambini, per la maggior parte maschi, asiatici e sudamericani. Altri mostrano alcune donne montate da asini e da altri animali in quella che sembra una prigione. Gli uomini che assistono alla scena hanno tutti i baffi e indossano divise militari. Probabilmente si tratta di seconde o di terze copie e la definizione delle immagini non è sufficiente per consentirti d’identificare con esattezza le uniformi, però ti sembrano irachene. Ci sono un paio di video che potrebbero provenire dalla stessa fonte e che mostrano uomini, donne e bambini che vengono torturati con ferri da stiro, asciugacapelli, arricciacapelli e così via. Non c’è alcuna ripresa di atti sessuali o di violenze che si concludano con la morte della vittima, ma ti chiedi che cosa mai possa contenere la cassaforte a pavimento che hai scoperto.

Il signor Oliver incomincia a gemere e a lamentarsi dietro al bavaglio e tu indossi rapidamente la maschera da gorilla. Aspetti che apra gli occhi, poi fai partire la piccola videocamera Sony. Prendi la bomboletta di gas dalla cartella, apri la valvola e aspiri.

«Signor Oliver», dici, con una voce stridula e assurdamente infantile. «Bentornato tra noi.»

Con gli occhi spalancati, lui osserva prima te e poi la videocamera, appoggiata sul piccolo cavalletto sopra il tavolino.

Prendi un’altra boccata di elio. «Sarà la star del suo video personale… Divertente, no?»

Si agita, ruggendo dietro il bavaglio. Vai alla valigetta e ne tiri fuori un flacone per medicinali, uno di quelli con l’imboccatura larga. La boccetta è chiusa con un pezzo di pellicola trasparente, fermata da elastici. Agiti il flacone ed estrai dalla valigetta la siringa.

Quando vede questi oggetti, il signor Oliver urla.

Aspiri altro elio, poi alzi la boccetta panciuta e gli mostri il liquido spesso e biancastro contenuto all’interno. «Riesce a immaginare che cos’è?» gli chiedi con una voce da bambino depravato.

La siringa è gigantesca, non uno di quegli affarini usa e getta che usano medici e drogati. È fatta di acciaio inossidabile e vetro; lo stantuffo è equipaggiato con due ganci di metallo per le dita, e può contenere fino a 20 cc di liquido. Rovesci il flacone sigillato con la pellicola di plastica e infili la punta del grosso ago nel liquido denso e perlaceo. Sotto il bavaglio, il signor Oliver continua a urlare.

Aspiri ancora un po’ di gas e gli spieghi quello che gli farai.

Le sue urla soffocate diventano sempre più stridule finché non sembra che anche lui abbia inalato l’elio.

Il giorno seguente frego una Lambert Butler a Rose, della redazione esteri; la fumo seduto alla mia scrivania e provo un vero sballo, seguito da un profondo disgusto per me stesso. Giuro che è davvero l’ultima che fumo. Stavolta ne sono proprio convinto e decido che merito un premio: comprerò qualcosa, sfruttando il recente innalzamento del limite di utilizzo della mia carta di credito. La macchina ha bisogno di una revisione, a me servirebbe un vestito nuovo e la moquette dell’appartamento è quasi lisa, ma nessuna di queste ipotesi dilapidanti possiede un reale potere di autogratificazione, anzi. Mentre me ne sto seduto a rileggere l’articolo sul whisky — che sto mettendo insieme molto lentamente — mi sento la bocca asciutta e intanto penso a che cosa potrei fare con tutta quella grana in più.

Apro un cassetto e tiro fuori una rivista di computer. Cinquecento pagine patinate e interamente a colori più un dischetto gratis per meno di due sterline. È il numero di novembre, ma i prezzi potrebbero già essere superati; di solito con i computer scendono, ma questa volta magari sono saliti perché, ora che siamo usciti dallo SME e la sterlina sta colando a picco nei confronti del dollaro, il prezzo dei componenti fabbricati all’estero sarà sicuramente aumentato.

Sfoglio la rivista, alla ricerca delle pubblicità dei laptop.

Cazzo, uno di questi me lo posso permettere; uno a colori, voglio dire, uno sul quale giocare a Despot. Anzitutto perché lo posso detrarre dalle tasse (in fondo, lo uso per lavoro) e secondariamente perché sto smettendo di fumare: significa un risparmio di almeno venti sterline alla settimana, anche ammettendo che non la piantassi con l’anfetamina. In questi ultimi tempi, il prezzo dei laptop 386 è sceso velocemente, e gli schermi a colori non sono più considerati un lusso nel mercato dei portatili. Ma sì, si può fare!

Prima che la parte del mio cervello più dotata di buon senso trovi argomentazioni convincenti sul fatto che con quel denaro potrei fare dell’altro, chiamo una ditta di Cumbernauld di cui ho sentito parlare molto bene e faccio due chiacchiere con uno dei venditori. Discuto con lui di quello che mi serve, e conveniamo che tanto vale prendere un 486. Questo significa spendere un po’ di più di quello che pensavo, ma in fondo ne vale la pena. È necessario anche un hard disk decente e, ovviamente, una batteria di ricambio. Inoltre, avrò bisogno di un cavo per trasferire i dati dal mio PC di casa al laptop e viceversa. Con un piccolo extra, poi, posso avere anche un hard disk rimovibile, cosa che non solo rende i miei dati più sicuri, ma consente una facile sostituzione del disco rigido se questo finisse con il rivelarsi insufficiente. Dopotutto, stiamo parlando di una macchina di qualità: non avrò più bisogno di cambiarla per molti anni. Vale la pena spendere un po’ di più per garantirsi un prodotto che non diventi obsoleto troppo in fretta. Loro non ritirano l’usato, ma il venditore mi assicura che non avrò la minima difficoltà a vendere un Toshiba, anche se il modello è vecchio; dopotutto un Tosh è sempre un Tosh.

Ci mettiamo d’accordo sull’esatta configurazione. Ne hanno uno pronto. Posso andare a prenderlo oggi, domani, quando voglio, oppure me lo possono recapitare loro nel giro di due giorni, e la consegna costa solo un deca.

Decido di andare a prendermelo. Gli do il numero della mia carta di credito per il deposito e rimaniamo d’accordo che andrò da loro, in ditta, nel giro di due ore. Dovrò acquistare quell’accidente a credito, ma il sistema di finanziamento che adottano mi sembra ragionevole. (Sono vicino al limite dello scoperto, anche se è quasi ora che arrivi lo stipendio e riporti, anche se per poco, il mio conto corrente in nero, prima che ritorni tranquillamente in rosso per il resto del mese.) Ci sarebbero anche alcuni conti da pagare, ma quelli possono aspettare.