E va avanti così, va avanti per un’altra notte con un altro incubo e poi di nuovo nella stanza degli interrogatori con il registratore e altre domande su Stromeferry-noferry e sul Jersey e sui voli che ho preso ed è allora che mi dicono dell’altro uomo è allora che mi dicono: «A proposito, Andy il tuo miglior amico è saltato in aria nel suo albergo quando questo è bruciato; probabilmente prima lo hanno picchiato a morte e gli hanno sfondato la testa ma forse tu lo sai già visto che sei stato tu a farlo, no?»
Ho mentito a proposito di qualcosa. Prima. Ho detto quello che provavo, non come stavano realmente le cose. Ó quello che provo e non come realmente sono. A voi la scelta.
«Andy. Yvonne.»
«Ciao», fa lei, stringendogli la mano.
«E quello è William», dico ad Andy. «Quello laggiù con la sciabola.»
Andy si volta a guardare William; ha il volto coperto dalla maschera, è tutto vestito di bianco, e tiene in mano la sciabola. Improvvisamente avanza a passi velocissimi. Il suo avversario fa un salto indietro e cerca di parare i colpi, ma è sbilanciato, e William lo incalza, roteando la spada con un movimento preciso e irruente, fino a toccare il fianco dell’avversario con la punta della lama curva e pesante.
«Ahi, accidenti», borbotta l’altro mentre Andy si ritira, rilassandosi. Si tolgono le maschere e William viene verso di noi, tenendo la maschera sotto un braccio e la sciabola in mano, rivolta verso il basso, il volto rosso e coperto di sudore, luccicante sotto le forti luci del palazzetto dello sport. Gli presento Andy.
Andy, con i suoi capelli corti, la giacca blu e i calzoni perfettamente stirati, il volto bello ma con qualche foruncolo e un’espressione leggermente sdegnosa e annoiata… Ha ventun anni, due più di noi, ma William sembra più sicuro di sé e a proprio agio.
«Salve», dice William, gettando indietro un ciuffo di capelli biondi che gli è caduto sulla fronte. «Dunque tu saresti l’eroe di Cameron?»
Andy gli rivolge un debole sorriso. «E tu devi essere… Willy, giusto?»
Sospiro. Speravo tanto che questi due andassero d’accordo.
Yvonne dà un colpetto sulla spalla a William con la sua maschera. Anche lei ha tirato di scherma, ha il volto lucido di sudore, i capelli lunghi e neri raccolti in una coda. Penso che assomiglia a una principessa italiana, la discendente di un casato minore senza sfarzo regale, ma con una tranquilla opulenza: grandi ville sbiadite dal tempo a Roma, sul Canal Grande e sulle colline toscane. «A fare la doccia», lo richiama. «Dobbiamo ancora preparare qualcosa per stasera.» Mi sorride. «Ci vediamo al bar fra dieci minuti?»
«Perfetto», rispondo. Andy resta in silenzio. Yvonne si rivolge a lui.
«Vieni alla festa?»
«Sì», risponde lui, «se per voi va bene.»
«Ma certo», fa lei con un sorriso.
«Ah! Brucia, brucia!»
«Cosa?»
«Ho beccato il peperoncino… Ho addentato un peperoncino verde intero… Ah…» annaspa Yvonne, sventolandosi una mano davanti alla bocca e appoggiandosi al mio braccio. «Ah, grazie.» Infila le dita nella mia vodka e limone e tira fuori un cubetto di ghiaccio. «Tieni», dice poi, e mi porge uno spinello, mentre fa ruotare in bocca il cubetto e cerca di respirare, il tutto contemporaneamente. La guardo, ridendo; lei mi osserva, aggrottando la fronte con espressione dolorante. Andy è di fianco a me, ma all’improvviso scompare tra la folla. La musica è forte, l’appartamentino nel campus è pieno zeppo di gente. È una calda sera di maggio, gli esami sono finiti e tutti fanno festa. Le finestre sono spalancate sulla notte e il suono del primo album dei Pretenders si riversa all’esterno, sopra la distesa erbosa che degrada verso il piccolo lago, mentre le luci della biblioteca e degli edifici dell’amministrazione brillano sull’altra sponda.
«Ah, la mia bocca!» sospira Yvonne e mi dà una pacca sulla spalla. «Dimostra un po’ più di partecipazione, porco!» Le stanno lacrimando gli occhi.
«Scusa.»
Andy torna con un bicchiere di latte. «Ecco», dice, porgendolo a Yvonne. Lei lo guarda. Lui fa un cenno con la testa verso la bocca di lei. «Il ghiaccio non serve», le spiega. «La… sostanza responsabile del bruciore nei peperoncini» — e io sorrido perché so, dal modo in cui si è espresso, che lui conosce benissimo il termine tecnico, ma non vuole sembrare troppo saccente — «non è solubile nell’acqua, ma lo è nel latte. Prova, vedrai che funziona.»
Yvonne si guarda intorno. Le porgo una mano e lei sputa delicatamente quel che resta del cubetto di ghiaccio sul mio palmo, poi sorseggia il latte. Alzo le spalle e rimetto il ghiaccio nel mio drink.
Yvonne beve tutto il latte. Annuisce. «Va molto meglio. Grazie.»
Andy le rivolge un fugace sorriso, le toglie il bicchiere vuoto dalle mani e si allontana tra la folla, diretto in cucina.
«Oh», esclama Yvonne, asciugandosi le guance con un fazzolettino di carta. Osserva Andy che si allontana. «Dunque, dopotutto, anche i boy scout servono a qualcosa.»
«Quando torna, chiedigli se ti mostra il suo coltellino svizzero», ribatto, ridendo, sentendomi un po’ perfido. Yvonne indossa una T-shirt nera molto scollata e una semplicissima gonna nera lunga a portafoglio. I capelli sono tirati indietro con un fiocco di pizzo bianco, e le ricadono morbidi sulle spalle. Ha braccia muscolose e asciutte, seni abbronzati alti e sodi e capezzoli che sembrano piccoli rigonfiamenti rigidi contro il cotone nero della T-shirt. L’effetto finale è perversamente erotico, e provo la consueta fitta di gelosia.
Guardo il mio bicchiere e le restituisco lo spinello; prende una boccata chiudendo gli occhi, mentre io porto il bicchiere alle labbra, sorbendo quel pezzettino di ghiaccio che lei ha succhiato e rigirandomelo poi in bocca, immaginando che sia la sua lingua.
«Ma era vero, i laburisti non funzionavano.»
«Vuoi dire che non producevano i profitti che vogliono vedere i capitalisti. Le implicazioni dello spot erano che i laburisti avevano causato una disoccupazione di massa e che i Tories l’avrebbero risolta. Invece non soltanto l’hanno peggiorata, ma sapevano anche che sarebbe andata così. Ammesso poi che fossero stati sinceramente convinti che la loro politica era la migliore per la nazione, erano perfettamente consapevoli che avrebbero gettato centinaia di migliaia di persone sulla strada, e avrebbero dovuto arrivarci anche da Saatchi Saatchi se solo si fossero dati la pena di riflettere. È stata tutta una menzogna.»
«È stata un’elezione», ribatte William, con aria stanca.
«Che c’entra?» esclamo. «Era comunque una menzogna!»
«Non ha importanza, e in ogni caso è solo una situazione transitoria; alla fine riusciranno a creare altri posti di lavoro. Per il momento si stanno liberando dei pesi morti: ci saranno nuovi posti di lavoro nelle industrie in crescita.»
«Stronzate! Ma se non ci credi neppure tu!»
William scoppia a ridere. «Tu non puoi sapere che cosa credo io. Però se quello spot ha contribuito a far vincere le elezioni a Maggie, per me sta bene. Su, Cameron, in guerra e in amore tutto è permesso. Dovresti smetterla di fare l’estremista e cominciare a dare una mano perché le cose migliorino.»