«Come sei taciturno, Cameron», mi dice Yvonne, sorridendomi.
«Già», rispondo, pensieroso.
«Credo che Cameron disapprovi», commenta Clare con aria di superiorità. Pronuncia la «o» molto lunga.
Clare è una ragazza alta, castana, dal fisico asciutto come il fratello; tuttavia, mentre Andy è — al momento — robusto e abbronzato, Clare è eterea e di un pallore quasi luminoso. So che fa troppo uso di coca e passa troppo tempo nei nightclub, ma forse è la gelosia che mi fa parlare: la mia condizione di cronista alle prime armi al Caley e il ridicolo salario che mi frutta rendono assolutamente fuori della mia portata abitudini così costose. Clare è sempre stata più incline del fratello a ostentare abitudini aristocratiche; Andy, invece, possiede quell’aura di ragazzo in gamba e senza connotazione di classe che soltanto i ricchi di famiglia riescono a esibire con naturalezza.
Giare lavora per un’agenzia immobiliare così esclusiva che tratta quasi unicamente grandi proprietà e mai semplici edifici o abitazioni, per quanto costose. Se non ci sono almeno un paio di fiumi in cui praticare la pesca al salmone, qualche miglio quadrato di bosco e una manciata di colline, laghi e laghetti, loro non le prendono neppure in considerazione.
«A Cameron», prosegue Clare, «piace restare qui, in disparte, a sprizzare tutta la sua disapprovazione oltraggiata e socialista e a pensare a quando, dopo la rivoluzione, saremo tutti costretti a tirare aratri, a mangiare rape crude e a prendere parte a interminabili sedute di autocritica alla luce delle candele nelle fattorie collettive, vero Cameron?»
«Gli aratri non si tirano», le dico, «si spingono.»
«Lo so, caro. C’è una fattoria proprio dietro la nostra proprietà, e papà ama definirsi un agricoltore, ma io intendevo dire che noi parassiti capitalisti saremo costretti a prendere il posto dei buoi, non dei poveri contadini dalle mani callose che sono il sale della terra, e che ci prenderanno a frustate.»
«Be’, mi dispiace tanto deluderti», ribatto, «ma temo che la rivoluzione che immagini sia molto all’acqua di rose rispetto a quella che avevo in mente. Ti pensavo già ridotta a farina d’ossa. Scusa.» Mi stringo nelle spalle e guardo Andy che incomincia a versare quella che, secondo tutti i presenti, è l’ultima magnum necessaria a riempire completamente la piramide di bicchieri.
Clare fissa Yvonne. «Cameron ha sempre tenuto una linea dura su questi argomenti», le spiega. «Oh, tanto vale che ce la godiamo prima che arrivino i commissari del popolo a prendersi la loro perfida rivincita. Vado a incipriarmi il naso. Vieni con me?»
Yvonne scuote la testa. «No, grazie.»
«Allora ti lascio con il nostro giovane paratrotzkista», conclude Clare, dandole un colpetto sulla spalla e facendomi l’occhiolino, mentre si allontana tra la folla festante. La piramide non è ancora del tutto piena.
«Ancora una bottiglia! Ancora una bottiglia!» grida qualcuno.
Mi volto verso Yvonne. «Allora, come vanno gli affari con i capitali di rischio?»
«Rischiosamente», risponde Yvonne, gettando indietro i capelli che le arrivano alle spalle. «E al giornale?»
«Sono fermo in colonna.»
«Ah, ah.»
Alzo le spalle. «No, invece mi piace. Lo stipendio non è un granché, ma ogni tanto vedo il mio nome in prima pagina e, per un attimo, mi sembra quasi di aver raggiunto il successo, almeno fino a che non mi capita una cosa come questa.» Faccio un cenno con il capo in direzione di Andy, che sta prendendo l’ennesima magnum e si china nuovamente sopra il tavolo. Il suo compito è pressoché terminato: la piramide è quasi piena.
Yvonne gli lancia un’occhiata che potrebbe essere di disgusto. «Oh, non farti impressionare da ’ste stronzate», mi dice.
Il suo tono mi sorprende. «Credevo che ti piacessero», esclamo.
Lei si guarda intorno lentamente, osservando il posto, la gente. «Hmm», mormora e riesce a esprimere con quell’unico suono una gamma incredibile di significati ambigui. Poi mi fissa. «Non ti capita mai di desiderare di avere una piccola bomba H?»
«Costantemente», ammetto, dopo una breve pausa.
Lei annuisce, stringendo gli occhi per un attimo, poi solleva le spalle e si volta verso di me, ridendo. «Paratrotzkista?» mi chiede, seguendo con lo sguardo Clare che si sta dirigendo, esile e maestosa, verso la toilette delle signore.
«Una volta ho fatto l’errore di cercare di portarmela a letto», confesso.
«Cameron! Davvero?» Yvonne sembra estasiata. «E com’è finita?»
«Lei si è messa a ridere.»
Yvonne assume un’espressione dispiaciuta, si guarda in giro e poi mormora: «Avrei dato buone referenze».
Sorrido e bevo il mio champagne, ripensando a quella volta che Andy venne a Stirling per la festa di Yvonne e William, cinque anni prima. Sembra che sia passata un’eternità.
«Lo hai mai detto a William?» le chiedo.
Yvonne scuote la testa. «No», risponde, alzando le spalle. «Forse quando saremo vecchi.»
Mi viene in mente di rivelarle che quella sera c’era Andy, nel sacco a pelo ai piedi del letto, e che aveva sentito tutto, ma, mentre sto riflettendo, qualcosa va storto: uno dei bicchieri deve essere difettoso, o forse è semplicemente colpa del peso eccessivo… Fatto sta che si sente il rumore di qualcosa che si rompe: un lato della piramide comincia a crollare, e una valanga di vetro e di champagne si abbatte sul tavolo. Infine l’intera piramide si fracassa a terra, inondando i tappeti e il pavimento.
«Oh, oh!» esclama Andy, sempre tenendo un braccio teso in avanti.
La folla applaude.
Sto pensando.
Quattro anni dopo, mentre stava trascorrendo un week-end a Strathspeld in compagnia del suo fidanzato, Clare morì per un attacco di cuore. Lo venni a sapere da un ragazzo che viveva ancora al villaggio. Non riuscivo a crederci. Un attacco di cuore. Erano i dirigenti d’azienda maschi e sovrappeso, perennemente incastrati dietro il volante delle loro Mercedes, che morivano per un attacco di cuore, oppure gli operai artritici sempre vissuti a pesce fritto, patatine e sigarette, e non le donne neppure trentenni. Cristo, allora Clare era persino in perfetta forma fisica: aveva smesso da tempo con la coca e si era data a stronzate salutiste tipo la corsa e il nuoto. Non poteva essere un attacco di cuore.
Era esattamente ciò che aveva pensato il medico… e proprio quello che aveva contribuito a farla morire. Il medico del posto — lo stesso che aveva partecipato al salvataggio di Andy quando questi aveva rischiato di morire sotto il ghiaccio, tanti anni prima — era andato in vacanza, e, da quello che si mormorava, pareva proprio che il suo sostituto, un altro medico incaricato di tenere in funzione lo studio, considerasse il proprio soggiorno a Strathspeld come una vacanza e passasse più tempo in riva al fiume con la canna da pesca che al capezzale dei malati con lo stetoscopio. Quel pomeriggio, quando Clare cominciò ad accusare dolori al petto, la famiglia lo chiamò, ma lui non si fece vedere. Disse che probabilmente si era stirata qualche muscolo. Riposo e antidolorifici. Lo chiamarono altre due volte e, finalmente, si presentò a sera inoltrata, dopo che la famiglia gli aveva fatto capire che non era abituata a quel genere di trattamento (e dopo che qualcuno gli aveva rivelato che il miglior ruscello per la pesca dei salmoni si trovava nella proprietà dei Gould). Tuttavia non riscontrò niente di grave e se ne andò.
Quando Clare perse conoscenza e le vennero le labbra bluastre chiamarono un’ambulanza, ma già era tardi.