Andy e il suo socio avevano venduto la catena dei Gadget Shop l’anno precedente: Andy non aveva ancora deciso che cosa avrebbe fatto in seguito — ormai era veramente ricco — e, quando Clare morì, si trovava in pieno Sahara. I funerali si svolsero in forma privata, solo con i familiari. Andy riuscì a tornare appena in tempo. Una settimana dopo, chiamai la signora Gould, e lei mi disse che Andy era ancora là. Pensava che gli avrebbe fatto piacere vedermi.
Una fredda e grigia giornata di aprile, una di quelle giornate di fine inverno in cui la terra ha l’aria esausta e sfinita e pare che il mondo abbia perso ogni traccia di colore. Le nuvole dense e basse si muovevano lentamente sopra le colline, sospinte da un vento umido e freddo, una distesa di piombo che nascondeva il cielo e la neve sulle colline più lontane. Gli alberi, i cespugli e i campi avevano tutti lo stesso tono spento, come se su ogni cosa si fosse posato un sottile strato di polvere: ovunque si volgesse lo sguardo si vedevano soltanto fango, foglie marce e rami nudi che sembravano morti. Pensai che, se fossi appena arrivato dal Sahara e mi fossi trovato lì, avrei fatto di tutto per tornare indietro al più presto possibile, famiglia o non famiglia.
Mi fermai alla casa per porgere le condoglianze ai genitori di Andy. La signora Gould era coperta di farina e odorava vagamente di gin. Era una donna alta, tutta nervi, con i capelli precocemente ingrigiti; portava imponenti occhiali con lenti bifocali e si vestiva unicamente di tweed. Intorno al collo aveva l’immancabile filo di perle, con cui giocherellava in continuazione. Si scusò per il disordine, si pulì le mani sul grembiule e mi strinse la mano. Le manifestai tutta la mia partecipazione al lutto e lei si guardò intorno con aria distratta, come se non sapesse che fare; poi la porta della biblioteca si aprì e il signor Gould mise fuori la testa.
Pur essendo alto più o meno come la moglie, ormai si era un po’ ingobbito. Indossava una vestaglia. Di solito pareva il modello del gentiluomo di campagna, l’archetipo del proprietario terriero con abito di tweed tre pezzi, scarpe dalla suola grossa, camicia a quadri e berretto; quando il tempo diventava particolarmente brutto, poi, ricorreva a un vecchio Barbour impermeabilizzato più volte. Non l’avevo mai visto indossare qualcosa di morbido, di così umano come un paio di calzoni sformati, una camicia con il collo aperto e una vestaglia… Il volto forte e squadrato era teso, e i radi capelli castani tutti spettinati. Quando mi vide, si avvicinò, mi strinse una mano e disse: «Una cosa terribile, una cosa terribile». Ripeté la frase varie volte, mentre dalla porta aperta della biblioteca usciva, suonata a tutto volume, una melodia di Beethoven; la moglie allungò una mano per lisciargli i capelli arruffati. Senza neppure cercare il mio sguardo, l’uomo fissò un punto dietro le mie spalle, ed ebbi l’impressione che, al pari della moglie, stesse aspettando di veder succedere qualcosa d’importante oppure che attendesse qualcuno destinato ad arrivare da un momento all’altro; parevano entrambi incapaci di credere a quanto era appena accaduto, convinti che tutto non fosse altro che un sogno oppure un orribile scherzo. Sembravano in attesa che Clare entrasse dalla porta, togliendosi con un calcio gli stivali gialli, sporchi di fango, e reclamando a gran voce una tazza di tè.
Andy era fuori, a sparare. Sentivo l’abbaiare del fucile mentre mi allontanavo dalla casa e attraversavo il bosco cupo e grondante d’acqua, cercando di evitare il sentiero fangoso e di camminare sull’erba morta e appiattita ai lati, in modo da non inzupparmi le scarpe.
Il campo era circondato dagli alberi e dava sul fiume a monte del lago. In quel momento, il fiume non si vedeva, ma quella settimana aveva piovuto molto e il corso d’acqua aveva allagato un angolo del campo, lasciando una specie di laghetto poco profondo nel quale si rifletteva l’argento scuro e opaco delle nuvole. La superficie era piatta e immobile.
Su questo lato del campo c’era un piccolo spiazzo semicircolare di ghiaia, circondato interamente da assi di legno: lungo il bordo frontale dello spiazzo erano disposti sei paletti, ognuno sormontato da una piccola tavola, una sorta di vassoio. A una ventina di metri dallo spiazzo di ghiaia c’era una collinetta di terra che nascondeva il meccanismo di lancio dei piattelli. Sui due lati, a distanza più o meno uguale, si scorgevano altre due collinette. A mano a mano che mi avvicinavo, sentivo più chiaramente il piccolo generatore che borbottava dalla montagnola centrale. Uscii dagli alberi e guardai in basso, verso il punto in cui si trovava Andy. Mi fermai un istante a osservarlo.
Indossava calzoni di velluto a coste, camicia, maglione e gilet imbottito. Su uno dei paletti vicini era appeso un berretto. Andy era molto abbronzato. Sul ripiano davanti a lui c’era una scatola di cartucce aperta; da un interruttore a pedale posto ai suoi piedi partiva un lungo tubo flessibile che azionava la catapulta per il lancio dei piattelli. Andy infilò sei cartucce nel fucile a pompa a canna lunga e si voltò per mirare.
Premette il piede una volta e il piattello schizzò fuori dal suo nascondiglio, volteggiando nel grigio in un turbinio di arancione fosforescente. Il fucile tuonò e il piattello si disintegrò sopra il campo. Guardando meglio, vidi che l’erba fradicia e il terreno marrone e lucido del campo erano coperti di frammenti arancioni.
Il generatore che forniva la corrente alla catapulta andava su e giù di giri tra un lancio e l’altro; il braccio di lancio aveva un meccanismo di variazione casuale della traiettoria: ogni volta, infatti, i piattelli uscivano con angolatura e direzione diverse. Andy li centrò tutti al primo colpo, tranne l’ultimo. Tentò addirittura di ricaricare in fretta per poter effettuare un secondo tiro, ma, prima che lui riuscisse a infilare la cartuccia nel fucile, il piattello cade nell’erica bagnata vicino al fiume.
Andy si strinse nelle spalle, rimise la cartuccia nella scatola, controllò il fucile e si girò verso di me. «Ciao, Cameron», disse; capii che si era accorto della mia presenza fin dall’inizio. Depose con cautela il fucile a pompa in una custodia posata sulla ghiaia.
«Ciao», mormorai, avvicinandomi a lui. Aveva l’aria stanca. Ci stringemmo la mano, leggermente imbarazzati, poi ci abbracciammo. Aveva un vago odore di fumo.
«Fottuta cultura squadrista! Tutti in adorazione della fottuta Maggie e dei loro bull-terrier, a ingozzarsi e ubriacarsi di birra e poi a mostrare tutti insieme il culo dai finestrini dell’autobus e a fare vasche su e giù per il centro con le loro giacche mimetizzate. Sì, a me le arti marziali mi piacciono un casino, no, non sono un fottuto nazi, faccio soltanto collezione di oggetti militari, no, non sono razzista, odio solamente i negri. Però preferiscono le riviste di armi alle armi vere. Ci scommetto che se lo menano sulle foto a colori di una Luger cromata. Metà di loro è convinta che Elvis Presley sia ancora vivo, manica di stronzi rottinculo! Quegli stupidi bastardi se lo meritano che i fottuti irlandesi li facciano a pezzi, una volta ho visto l’interno di un’autoblinda, l’avevano fatta saltare e ridotta in mille pezzi, era saltata in aria per trenta metri e poi era rotolata lungo il fianco di una collina, sino in fondo, e noi avevamo fatto a turno a guardarci dentro, per dimostrare che eravamo veri uomini, sembrava l’interno di un macello…»
Ero seduto con Andy e lui continuava a blaterare. Stavamo bevendo whisky. Andy aveva una grande stanza al secondo piano della casa di Strathspeld: vi avevamo giocato da piccoli, costruendo modellini e combattendo con i soldatini; c’erano il trenino elettrico, i carri armati Airfix e i fortini fatti con il Lego; avevamo fatto esperimenti con il Piccolo chimico, avevamo giocato con la pista Scalextric, avevamo lanciato alianti dalla finestra verso il prato, avevamo sparato ai bersagli in giardino con i fucili ad aria compressa, uccidendo anche un paio di uccellini, e avevamo persino fumato qualche pacchetto di sigarette proibite. E, sempre alla stessa finestra, avevamo fumato anche innumerevoli spinelli, ascoltando dischi in compagnia di altri amici del villaggio, e di Clare.