Выбрать главу

Era una singola nota ripetuta, acuta e aspra nei contorni. Ci mise un attimo a riconoscerla. Allora fu sicura di non averla udita per trentacinque anni. Si trattava della puleggia metallica della corda per il bucato, che cigolava lamentosamente ogni volta che sua madre dava uno strappo e stendeva un’altra camicia appena lavata ad asciugare al sole. Quand’era piccina, aveva amato quell’esercito di mollette in marcia e quando non c’era nessuno in giro affondava il volto nelle lenzuola asciutte. L’odore, dolce e penetrante al tempo stesso, l’incantava. Poteva arrivarne una ventata adesso? Ricordava le proprie risa, si rivedeva mentre trotterellava via dalle lenzuola, quando la madre la sollevava con gesto gentile — al cielo pareva a lei — e la portava via sotto il braccio, come se si fosse trattato di un piccolo involto di biancheria da riporre ordinatamente nel cassettone che si trovava nella camera da letto dei suoi genitori.

«Dottoressa Arroway? Dottoressa Arroway?» Il tecnico si era chinato a osservare il movimento nervoso delle sue palpebre e il suo debole respiro.

Lei battè le palpebre due volte, rimosse le cuffie e gli fece un piccolo sorriso di scuse. Talvolta i suoi colleghi dovevano parlare a voce molto alta se volevano sopraffare il rumore radioelettrico cosmico amplificato. A sua volta lei compensava il volume del rumore — era riluttante a togliersi le cuffie per brevi conversazioni — urlando le sue risposte. Quando era abbastanza assorta, uno scambio casuale o persino allegro di battute poteva sembrare a un osservatore inesperto come un frammento di una discussione violenta e ingiustificata scoppiata inaspettatamente nella quiete della grande installazione radio. Ma questa volta disse soltanto: «Mi dispiace. Mi devo esser lasciata trasportare.»

«C’è il dottor Drumlin al telefono. Si trova nell’ufficio di Jack e dice che ha un appuntamento con lei.»

«Santo Dio, me n’ero scordata.»

Con il passare degli anni, l’acutezza d’ingegno di Drumlin era rimasta immutata, ma si erano aggiunte numerose manie personali che non si erano manifestate quando lei era stata per breve tempo uno dei suoi studenti laureati al Cal Tech. Per esempio, adesso lui aveva la sconcertante abitudine di controllare, quando si credeva inosservato, se avesse la patta aperta. Con gli anni era divenuto sempre più convinto che gli extraterrestri non esistevano, o almeno che erano troppo rari, troppo lontani per poter essere scoperti. Era venuto all’Argus per tenervi la conferenza scientifica settimanale. Ma lei scoprì che era venuto anche con un altro intento. Egli aveva scritto una lettera alla National Science Foundation insistendo perché l’Argus ponesse termine alla sua ricerca di intelligenze extraterrestri e si dedicasse a tempo pieno a una radioastronomia più convenzionale. Estrasse la lettera da una tasca interna della giacca e insistette perché lei ne prendesse visione.

«Ma siamo al lavoro soltanto da quattro anni e mezzo. Abbiamo esaminato meno di un terzo del cielo settentrionale. E’ il primo rilevamento che riesce a ridurre al minimo l’intero rumore radioelettrico con passabande ottimali. Perché vorresti che ci fermassimo adesso?»

«No, Ellie, è un lavoro interminabile, fra una decina d’anni non troverai traccia di nulla. Allora dimostrerai che si deve costruire un’altra installazione Argus a un costo di centinaia di milioni di dollari in Australia o in Argentina per osservare il cielo meridionale. E quando anche questo fallirà, parlerai di costruire un paraboloide con un alimentatore in volo libero in orbita terrestre per poter ricevere le onde millimetriche. Sarai sempre capace di pensare a qualche tipo di osservazione che non è stata fatta. Inventerai sempre una qualche spiegazione sulle ragioni che spingono gli extraterrestri a trasmettere di preferenza dove non abbiamo guardato.»

«Oh, Dave, abbiamo affrontato questo argomento un centinaio di volte. Se falliamo, impariamo qualcosa sulla scarsità di vita intelligente, o almeno di vita intelligente che pensa come noi e vuole comunicare con civiltà arretrate come noi. E se ci riusciamo, sarà il successo cosmico. Non c’è scoperta più grande che si possa fare.»

«Ci sono progetti di prim’ordine che non trovano mai liberi i telescopi. C’è del lavoro da fare sull’evoluzione delle quasar, sulle pulsar binarie, sulla cromosfera di stelle vicine, e persino su quelle strane proteine interstellari. Questi progetti stanno aspettando in coda perché questo impianto — di gran lunga il miglior gruppo di dipoli in fase del mondo — viene usato quasi interamente per SETI.»

«Settantacinque per cento per SETI, Dave, venticinque per cento per la radioastronomia di routine.»

«Non chiamarla di routine. Abbiamo avuto l’opportunità di guardare indietro al tempo in cui si stavano formando le galassie, o forse addirittura più indietro. Possiamo esaminare i nuclei di gigantesche nubi molecolari e i buchi neri al centro delle galassie. C’è una rivoluzione imminente nel campo dell’astronomia e tu ci stai frapponendo degli ostacoli.»

«Dave, cerca di non mettere la cosa su un piano personale. Argus non sarebbe mai stato costruito se non ci fosse stato l’appoggio pubblico a SETI. L’idea di Argus non è mia. Sai bene che mi hanno assunto come direttore quando si stavano ancora costruendo gli ultimi quaranta paraboloidi. La National Science Foundation è completamente favorevole al progetto…»

«Non completamente, e non se io ho qualcosa da dire a proposito. E’ esibizionismo. Si vuoi fornire materia a ufologi fanatici, a fumetti e ad adolescenti imbecilli.»

Ormai Drumlin stava proprio urlando ed Ellie si sentì irresistibilmente tentata di tappargli la bocca. Per la natura del suo compito e per la sua relativa superiorità, finiva per trovarsi costantemente in situazioni in cui era la sola donna presente, a parte quelle che servivano il caffè o le stenografe. Nonostante ciò che sembrava uno sforzo di una vita da parte sua, c’era ancora una schiera di scienziati che parlavano solo tra di loro, insistevano nell’interromperla e ignoravano, quando potevano, quello che lei aveva da dire. Di quando in quando, ce n’erano di quelli, come Drumlin, che manifestavano una chiara antipatia. Ma almeno la stava trattando come trattava molti uomini. Era imparziale nei suoi accessi d’ira, riversandoli equanimemente su scienziati di ambo i sessi. C’erano pochissimi dei suoi colleghi che non mostrassero imbarazzanti mutamenti di personalità in presenza di Ellie. Doveva passare più tempo con loro, pensò. Persone come Kenneth der Heer, il biologo molecolare del Salk Institute che era stato nominato di recente consigliere scientifico presidenziale. E Peter Valerian, naturalmente.

L’insofferenza di Drumlin nei confronti dell’Argus era condivisa, ne era al corrente, da molti astronomi. Dopo i primi due anni, una sorta di depressione si era diffusa nell’osservatorio. Ci furono appassionate discussioni allo spaccio viveri o durante le lunghe vigilanze, in cui c’era ben poco da fare, a proposito delle intenzioni dei presunti extraterrestri. Era impossibile immaginare come potessero essere diversi da noi. Era già abbastanza difficile indovinare le intenzioni dei deputati di Washington. Quali sarebbero state le intenzioni di specie fondamentalmente diverse di esseri, su mondi fisicamente diversi, a centinaia o migliaia di anni luce di distanza? Alcuni erano convinti che il segnale non sarebbe stato trasmesso affatto nello spettro radio, ma nell’infrarosso o nel visibile o da qualche parte tra i raggi gamma. O forse gli extraterrestri stavano segnalando a tutto spiano ma con una tecnologia che gli uomini avrebbero inventato di lì a mille anni. Gli astronomi che lavoravano presso altre istituzioni stavano facendo straordinarie scoperte tra le stelle e le galassie, individuando quegli oggetti che, per un qualsiasi meccanismo, producevano intense onde radio. Altri radioastronomi pubblicavano documentazioni scientifiche, partecipavano a congressi, venivano confortati e motivati dalla sensazione di far carriera e di avere una meta. Gli astronomi dell’Argus avevano la tendenza a non pubblicare ed erano di solito ignorati quando si invitava la categoria a presentare dei saggi all’annuale convegno dell’American Astronomical Society o ai simposi triennali e alle sessioni plenarie dell’International Astronomical Union. Perciò, tenendo conto del parere espresso dalla National Science Foundation, la leadership dell’Argus aveva riservato il venticinque per cento del tempo di osservazione a progetti disgiunti dalla ricerca di-intelligenze extraterrestri. Erano state fatte alcune importanti scoperte sugli oggetti extragalattici che sembravano, paradossalmente, muoversi più velocemente della luce; sulla temperatura della superficie di Tritone, la grande luna di Nettuno; e sulla materia nera alla periferia di vicine galassie dove non si riusciva a vedere nessuna stella. Il morale cominciò a risollevarsi. Il personale dell’Argus sentì che stava dando un contributo importante alla scoperta astronomica. Il tempo per completare un esame approfondito del cielo era stato allungato, era vero, ma adesso le loro carriere professionali avevano una sorta di rete di salvataggio. Potevano non riuscire a trovare segni di altri esseri intelligenti, ma f potevano carpire altri segreti custoditi dalla natura.