E allora, perché non avevamo ricevuto nessun segnale? Era possibile che Dave avesse ragione? Nessuna civiltà extraterrestre in nessun punto dell’universo? Tutti quei miliardi di mondi sprecati, senza vita, sterili? Esseri intelligenti che crescevano soltanto in questo oscuro angolo di un universo incomprensibilmente vasto? Per quanto si sforzasse, Ellie non riusciva a prendere in considerazione seriamente una simile possibilità che si adattava perfettamente ai timori e alle aspirazioni degli uomini, a dottrine indimostrate sulla vita dopo la morte, a pseudoscienze come l’astrologia. Era la moderna incarnazione del solipsismo geocentrico, la presunzione che aveva posseduto i nostri antenati, il concetto che «noi» eravamo il centro dell’universo. Per queste sole ragioni la tesi di Drumlin era sospetta. Ci volevamo credere troppo.
Aspetta un minuto, pensò. Non abbiamo ancora esaminato una volta sola i cicli boreali con il sistema Argus. Fra altri sette o otto anni, se non udremo ancora nulla, allora sarà il momento di cominciare a preoccuparsi. E’ la prima volta nella storia umana che è possibile cercare gli abitanti di altri mondi. Se sarà un fallimento, avremo avuto la prova della rarità e preziosità della vita sul nostro pianeta — una realtà, se lo è, che merita moltissimo di essere conosciuta. E, se sarà un successo, avremo cambiato la storia della nostra specie, avremo spezzato le catene del provincialismo. Con una posta così alta, bisogna avere il coraggio di affrontare alcuni piccoli rischi professionali, disse a se stessa. Andò fuori strada, compì una stretta curva, cambiò marce due volte e accelerò per ritornare all’Argus. I conigli, che se ne stavano ancora lungo il ciglio della strada, tinti di rosa dall’aurora, allungarono il collo per seguire la sua partenza.
4
NUMERI PRIMI
«Non ci sono Moravi sulla Luna, che abbiano inviato un missionario in visita a questo nostro povero pianeta pagano per civilizzare la civiltà e cristianizzare la cristianità?»
«Il silenzio solo è grande; il resto è debolezza.»
Il gelido vuoto era stato lasciato indietro. Gli impulsi si stavano ora avvicinando a una comune nana gialla e avevano già cominciato a riversarsi sui mondi che facevano parte di questo oscuro sistema. Avevano ondeggiato accanto a pianeti di idrogeno, erano penetrati in lune di ghiaccio, avevano attraversato le nubi organiche di un mondo algido su cui si stavano rimescolando le molecole precursori della vita, e sfiorato un pianeta vecchio di miliardi di anni. Adesso gli impulsi stavano lambendo un mondo caldo, blu e bianco, che ruotava su uno sfondo di stelle.
Su questo mondo c’era la vita, straordinaria per quantità e varietà. C’erano ragni saltatori sulle gelide vette delle montagne più alte e vermi che si nutrivano di zolfo in calde esalazioni sgorganti da fratture dei fondali oceanici. C’erano esseri che potevano vivere solamente in acido solforico concentrato, ed esseri che venivano distrutti dall’acido solforico concentrato; organismi che venivano avvelenati dall’ossigeno, e organismi che potevano sopravvivere soltanto nell’ossigeno, che lo respiravano addirittura. Una particolare forma di vita, con una modesta intelligenza, si era da poco diffusa sul pianeta. Avevano degli avamposti nel fondo degli oceani e in orbita a bassa altezza. Erano sciamati in ogni angolo e ogni buco del loro piccolo mondo. La linea che segnava il passaggio dalla notte al giorno stava avanzando verso occidente, eseguendo il suo movimento, milioni di questi esseri procedevano al rituale delle loro abluzioni mattutine. Indossavano cappotti pesanti e perizomi; bevevano infusi di caffè, tè o cicoria; guidavano biciclette, automobili o buoi; e davano un’occhiata ai compiti scolastici, ai prospetti per la semina di primavera e al destino del mondo. I primi impulsi del flusso di onde radio si insinuarono nell’atmosfera e nelle nubi, colpirono il paesaggio e vennero parzialmente riflesse indietro nello spazio. Mentre la Terra si girava sotto di loro, arrivarono nuovi impulsi, investendo non solo quest’unico pianeta, ma l’intero sistema. Pochissima di questa energia venne intercettata da qualcuno dei mondi. La maggior parte di essa passò oltre facilmente, mentre la stella gialla e i mondi che le giravano attorno si immergevano, in direzione totalmente differente, in una tenebra d’inchiostro.
Indossando un giubbotto di dracon recante la scritta «Marauders» sopra una palla di feltro stilizzata, lo scienziato di servizio, che stava per cominciare il suo turno di notte, si avvicinò all’edificio di controllo. In quel momento un gruppo di radioastronomi si stava allontanando per andare a cena.
«Ehi, da quanto è che voi ragazzi state cercando gli omini verdi? Sono più di cinque anni ormai, non è vero, Willie?» Lo prendevano in giro bonariamente, ma potè scoprire una punta di veleno nella loro canzonatura.
«Dateci un’opportunità, Willie,» un altro di loro disse. «Il programma della luminosità delle quasar sta andando a gonfie vele. Ma durerà un’eternità se abbiamo solo il due per cento del tempo di accesso al telescopio.»