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ANOMALIA SORGENTE RADIO INTERMITTENTE IN ASCENSIONE RETTA 18h 34m, DECLINAZIONE POSITIVA 38 GRADI 41 PRIMI, SCOPERTA DALLA RICOGNIZIONE SISTEMATICA DEL CIELO DI ARGUS. FREQUENZA 9,24176684 GIGAHERTZ, PASSABANDA APPROSSIMATIVAMENTE DI 430 HERTZ. AMPIEZZE BIMODALI APPROSSIMATIVAMENTE DI 174 E 179 JANSKYS. AMPIEZZE DI EVIDENZA METTONO IN CODICE SEQUENZA DI NUMERI PRIMI. INTERA COPERTURA DELLA LONGITUDINE URGENTEMENTE RICHIESTA. PREGASI TELEFONARE A NOSTRO CARICO PER ULTERIORI INFORMAZIONI NEL COORDINAMENTO DELLE OSSERVAZIONI. E. ARROWAY, DIRETTORE, PROGETTO ARGUS, SOCORRO, NEW MEXICO, USA.

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ALGORITMO DI DECIFRAZIONE

«Oh, parla ancora, angelo della luce…»

WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta

Gli alloggi per gli scienziati in visita adesso erano tutti occupati, anzi sovraffollati, dalle personalità di maggior rilievo della comunità di SETI. Quando le delegazioni ufficiali cominciarono ad arrivare da Washington, non trovarono sistemazioni adeguate nell’area di Argus e dovettero essere ospitate in motel nella vicina Socorro. Kenneth der Heer, il consigliere scientifico del Presidente, fu l’unica eccezione. Era arrivato il giorno successivo alla scoperta, in risposta a un’urgente chiamata di Eleanor Arroway. Funzionari della National Science Foundation, della National Aeronautics and Space Administration, del Dipartimento della Difesa, del Comitato consultivo scientifico del Presidente, del National Security Council e della National Security Agency arrivarono alla spicciolata nei giorni immediatamente successivi. C’erano alcuni impiegati governativi i cui precisi incarichi istituzionali rimasero oscuri. La sera prima, alcuni di essi si erano fermati alla base del telescopio 101 ed era stata indicata loro Vega per la prima volta. Era un piacere osservarne la tremolante luce azzurrina.

«Ehi, l’avevo già vista prima, ma non ho mai saputo quale fosse il suo nome,» uno osservò. Vega appariva più luminosa delle altre stelle in cielo, ma non possedeva nessun’altra caratteristica degna di nota. Era semplicemente una delle poche migliaia di stelle visibili a occhio nudo.

Gli scienziati stavano conducendo un ininterrotto seminario di ricerca sulla natura, sull’origine e sul possibile significato degli impulsi radio. L’ufficio degli affari pubblici del progetto — più grande del consueto a causa del diffuso interesse per la ricerca di intelligenze extraterrestri — aveva ricevuto il compito di dare spiegazioni ai funzionari di minore importanza. Ogni nuovo arrivo richiedeva una notevole opera di informazione personale. Ellie, che era obbligata a fornire delucidazioni ai funzionari di maggior riguardo, a sovrintendere alla ricerca in corso, a rispondere alle domande intrise di scetticismo che i suoi colleghi le rivolgevano con una certa aggressività, era esausta. Dal momento della scoperta non aveva più potuto godere del piacere di un’intera notte di sonno.

Dapprima avevano cercato di tener segreta la scoperta. Dopotutto non erano assolutamente sicuri che si trattasse di un messaggio extraterrestre. Un annuncio prematuro o erroneo sarebbe stato disastroso per le pubbliche relazioni. Ma cosa ancor più grave, avrebbe interferito con l’analisi dei dati. Se fosse arrivata la stampa, la scienza ne avrebbe certamente sofferto. Sia Washington che Argus erano fermamente intenzionati a mantenere segreta la storia, ma gli scienziati lo avevano detto alle loro famiglie, il telegramma dell’International Astronomical Union era stato spedito in tutto il mondo, e i sistemi astronomici ancora rudimentali di banca dati in Europa, nel Nord America e in Giappone stavano tutti riportando notizie della scoperta.

Sebbene ci fosse stata una serie di misure cautelative per impedire che il pubblico venisse a conoscenza di qualsiasi scoperta, le attuali circostanze li avevano colti largamente impreparati. Redassero una dichiarazione nel modo più innocuo possibile e la rilasciarono soltanto quando ne furono costretti. Procurò, naturalmente, grande sensazione.

Avevano chiesto la comprensione e la pazienza dei mass-me-dia, ma sapevano che ci sarebbe stata soltanto una breve tregua prima della calata in forze dei giornalisti. Avevano cercato di scoraggiare i reporter dal visitare la località, spiegando che non c’erano reali informazioni nei segnali che stavano ricevendo, ma soltanto noiosi e ripetuti numeri primi. La stampa si spazientiva per l’assenza di notizie sensazionali. «Si può scrivere solo una serie di articoletti su ‘Che cos’è un numero primo?’,» si sentì dire Ellie al telefono da un reporter.

Squadre di cameramen in aereotaxi e in elicotteri charter cominciarono a passare a bassa quota sulla base, generando talvolta forti interferenze radio facilmente scoperte dai telescopi. Alcuni cronisti stavano alla posta dei funzionari di Washington quando ritornavano la notte ai loro motel. Alcuni dei più intraprendenti avevano tentato di entrare inosservati nell’installazione, alla guida di fuoristrada, in motocicletta, e in un caso a cavallo. Era stata costretta a informarsi sui costi per un recinto. Subito dopo il suo arrivo, der Heer aveva ricevuto una prima versione di quel che era ormai il comunicato standard di Ellie: la sorprendente intensità del segnale, la sua collocazione proprio nella stessa parte del cielo in cui si trovava la stella Vega, la natura degli impulsi.

«Posso essere il consigliere scientifico del Presidente,» aveva detto lui, «ma sono soltanto un biologo. Perciò, la prego, me lo spieghi lentamente. Comprendo che se la sorgente radio si trova alla distanza di ventisei anni luce, allora il messaggio è stato inviato ventisei anni fa. Negli anni sessanta, alcune buffe creature con orecchie appuntite pensarono che avremmo voluto sapere che a loro piacevano i numeri primi. Ma i numeri primi non sono difficili. Non sembra che se ne stiano vantando, pare piuttosto che ci stiano inviando un’aritmetica correttiva. Forse dovremmo esserne offesi.»

«No, consideri la cosa in questo modo,» disse lei, sorridendo. «Questo è un avvertimento, un avviso destinato ad attrarre la nostra attenzione. Riceviamo strani impulsi regolari dalle quasar e dalle pulsar, dalle radio galassie e da Dio sa cosa. Ma i numeri primi sono molto specifici, molto artificiali. Nessun numero pari è primo, per esempio. E’ difficile immaginare un plasma irradiante o una galassia in fase esplosiva che inviino una serie regolare di segnali matematici come questa. I numeri primi servono ad attirare la nostra attenzione.»

«Ma su cosa?» aveva chiesto der Heer, sinceramente confuso. «Non lo so. Ma in questa faccenda si deve essere molto pazienti. Forse di punto in bianco i numeri primi smetteranno e verranno sostituiti da qualcos’altro, qualcosa di molto sostanzioso, il vero messaggio. Dobbiamo soltanto continuare a tenerci in ascolto.» La cosa più difficile da illustrare alla stampa era proprio che i segnali non avevano essenzialmente nessun contenuto, nessun significato, solo le prime centinaia di numeri primi in ordine, un ritorno ciclico all’inizio, e di nuovo le semplici rappresentazioni di numerazione binaria: 1, 2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, 19, 23, 29, 31… Nove non era un numero primo, spiegava Ellie, perché era divisibile per tre (come pure per nove e per uno, naturalmente). Dieci non era un numero primo perché cinque e due ci stavano (come pure il dieci e l’uno). Undici era un numero primo perché era divisibile solo per l’unità e per se stesso. Ma perché trasmettere numeri primi? Le faceva venire in mente un erudito idiota, una di quelle persone che possono essere decisamente deficienti nelle comuni attitudini sociali o verbali ma che riescono a effettuare strabilianti imprese di calcolo mentale, come stabilire, dopo un momento di riflessione, in quale giorno della settimana cadrà il primo giugno dell’anno 11977. Non era per qualcosa; lo facevano perché piaceva loro farlo, perché erano capaci di farlo.

Era consapevole che erano passati solo pochi giorni dalla ricezione del messaggio, ma si sentiva allo stesso tempo su di giri e profondamente delusa. Dopo tutti quegli anni, avevano finalmente ricevuto un segnale, beh, un tipo di segnale. Ma il suo contenuto era superficiale, vano, vuoto. Si era immaginata di ricevere l’»Enciclopedia galattica».