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Una metà di lei voleva essere molto scortese con lui; l’altra metà, invece, voleva essere cortese e rispettosa. La metà cortese ebbe la meglio.

— Per favore. Che posto è questo?

Il gatto si guardò rapidamente intorno. — È qui — le rispose.

— Questo lo vedo. Be’, e tu come ci sei arrivato?

— Esattamente come te. A piedi — disse il gatto. — Così.

Coraline lo guardò camminare lentamente sul prato. Raggiunse un albero, ci passò dietro ma non sbucò dall’altra parte. Coraline si avvicinò al tronco e guardò. Il gatto era scomparso.

Tornando verso casa sentì un altro lieve rumore alle sue spalle. Era il gatto.

— A proposito — disse. — È stato saggio da parte tua portare una protezione. Se fossi in te, me la terrei ben stretta.

— Protezione?

— È quel che ho detto — disse il gatto. — E comunque …

Si interruppe e fissò intensamente qualcosa che non c’era.

Quindi si abbassò a pochi centimetri dal suolo e si mosse lentamente in avanti, facendo due o tre passi. Sembrava che stesse inseguendo un topo invisibile. Di botto, girò le spalle e se ne andò, sfrecciando in direzione del bosco.

Scomparve fra gli alberi.

Coraline si domandò cosa avesse voluto dire.

Si chiese anche se da dove veniva lei i gatti sapessero tutti parlare e avessero semplicemente deciso di non farlo, o se sapessero parlare solo quando si trovavano qui — ovunque fosse questo qui.

Scese i gradini di mattone che portavano alla porta di Miss Spink e Miss Forcible. Le luci rosse e blu continuavano ad accendersi e a spegnersi a intermittenza.

La porta era aperta, ma appena appena. Bussò e la porta si spalancò subito, così Coraline entrò.

Si ritrovò in una stanza buia in cui c’era odore di polvere e velluto. La porta si richiuse alle sue spalle e la stanza diventò nera. Coraline avanzò lentamente ed entrò in una piccola anticamera. Il suo viso incontrò qualcosa di morbido. Era un panno. Alzò la mano e lo spostò.

Battendo le palpebre, si ritrovò dall’altra parte delle tende di velluto, in un teatro male illuminato. In un angolo lontano della stanza c’era un alto palcoscenico di legno, vuoto e spoglio, illuminato dall’alto da un fioco riflettore.

Diverse poltrone dividevano Coraline dal palcoscenico. File e file di poltrone. Sentì un rumore di passi strascicati e una luce si mosse verso di lei, oscillando di qua e di là. Quando se la ritrovò vicino, si accorse che la luce veniva da una torcia tenuta in bocca da un terrier scozzese nero, con il muso grigio per via dell’età.

— Salve — disse Coraline.

Il cane posò la torcia a terra e guardò la bambina da sotto in su. — Bene. Fammi vedere il biglietto — le disse burbero.

— Il biglietto?

— L’ho appena detto. Il biglietto. Mica posso stare qui tutto il giorno, sai. E senza biglietto non puoi assistere allo spettacolo.

Coraline sospirò. — Non ce l’ho — ammise.

— Eccone un’altra — disse il cane sconfortato. — Che entra qua dentro sfacciata come non mai. «Dov’è il biglietto?» «Non ce l’ho.» — Scosse la testa e poi si strinse nelle spalle. — Avanti, su.

Il cane raccolse la torcia con la bocca e trotterellando penetrò nel buio. Coraline lo segui. Arrivato davanti al palcoscenico, il terrier si fermò e illuminò un posto libero. Lei si sedette e il cane lentamente si allontanò.

Mentre i suoi occhi si abituavano all’oscurità, si rese conto che tutti gli occupanti delle altre poltrone erano cani.

Da dietro le quinte arrivò un sibilo. A Coraline sembrò il rumore di un vecchio disco che grattava mentre lo mettevano sul giradischi. Il sibilo si tramutò in un suono di trombe, e Miss Spink e Miss Forcible entrarono in scena.

Miss Spink era in sella a una bicicletta con una ruota sola e si esibiva in un gioco di destrezza con le palle. Miss Forcible le saltellava dietro, con un cesto di fiori in mano, sparpagliando i petali sul palco. Arrivate sul proscenio, Miss Spink saltò agilmente giù dal monociclo, e le due anziane signore fecero un profondo inchino.

Tutti i cani batterono la coda e abbaiarono entusiasti. Coraline applaudì cortesemente.

Dopodiché le due donne sbottonarono i loro tondeggianti e lanuginosi cappotti e li aprirono. Ma non furono solo i cappotti a venire aperti: anche le due vecchie facce si aprirono come conchiglie vuote, e da quei vecchi corpi vuoti, tondi e lanuginosi, uscirono due giovani donne. Erano magre, pallide e piuttosto graziose, con due bottoni neri per occhi.

La nuova Miss Spink indossava calze verdi e alti stivali marrone, che le coprivano la gamba quasi per intero. La nuova Miss Forcible indossava un abito bianco e aveva dei fiori fra i lunghi capelli biondi.

Coraline si appiattì contro lo schienale della sua poltrona.

Miss Spink uscì di scena e le trombe emisero lunghi suoni striduli, mentre la puntina del grammofono girava nei solchi del disco, che a quel punto venne tolto.

— Questa è la parte che preferisco — sussurrò il cagnolino seduto accanto a lei.

L’altra Miss Forcible estrasse un coltello da una scatola in un angolo del palcoscenico. — È una spada quella che vedo dinanzi a me? — domandò.

— Sì! — gridarono i cani in coro. — Lo è!

Miss Forcible fece la riverenza e i cani applaudirono di nuovo. Questa volta Coraline non si prese il disturbo di battere le mani.

Miss Spink tornò in scena. Si batté una mano sulla coscia e tutti i cagnolini abbaiarono.

— E adesso — disse Miss Spink — Miriam e io abbiamo l’onore di presentare una nuova ed eccitante aggiunta alla nostra rappresentazione teatrale. C’è qualche volontario?

Il cagnolino vicino a Coraline le diede un colpetto con la fronte e le sussurrò: — Sei tu!

Coraline si alzò in piedi e si diresse verso gli scalini di legno del palcoscenico.

— Potrei avere un bell’applauso per la giovane volontaria? — domandò Miss Spink. I cani abbaiarono, guairono e batterono la coda sulle poltrone di velluto.

— Bene, Coraline — disse Miss Spink. — Come ti chiami?

— Coraline — rispose Coraline.

— E noi non ci conosciamo, dico bene?

Coraline guardò quella giovane donna magra con i neri occhi-bottone e scosse la testa, lentamente.

— E ora — disse l’altra Miss Spink — mettiti qui. — E condusse la bambina verso una tavola eretta a un’estremità del palcoscenico, quindi le mise un pallone in testa.

Miss Spink si avvicinò a Miss Forcible, le bendò gli occhi-bottone con un foulard nero e le mise il coltello in mano. Quindi la fece girare su se stessa tre o quattro volte e la fece fermare, rivolta verso Coraline. La bambina trattenne il fiato e strinse fortissimo i pugni.

Miss Forcible lanciò il coltello contro il pallone, che scoppiò con un botto. Il coltello rimase conficcato nella tavola, poco sopra la testa di Coraline, e lì rimase a vibrare. Coraline riprese fiato.

I cani impazzirono.

Miss Spink offrì a Coraline una piccolissima scatola di cioccolatini e la ringraziò per essere stata così di spirito. La bambina tornò al suo posto.

— Sei stata bravissima — le disse il cagnolino.

— Grazie — rispose Coraline.

Miss Forcible e Miss Spink cominciarono a fare dei giochi di destrezza con enormi clave di legno. Coraline aprì la scatola di cioccolatini. Il cagnolino li guardò con grande desiderio.

— Ne gradisci uno? — gli chiese Coraline.

— Grazie. Volentieri — sussurrò il cane. — Ma non al torrone. Mi fanno venire la bava.

— Credevo che la cioccolata non facesse molto bene ai cani — disse Coraline, ricordandosi di quel che le aveva detto una volta Miss Forcible.