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— Forse dalle tue parti — sussurrò il cagnolino. — Qui non mangiamo altro.

Al buio, Coraline non riusciva a distinguere i cioccolatini. Provò ad assaggiarne uno che risultò essere al cocco. A lei il cocco non piaceva. E lo diede al cane.

— Grazie — disse il cane.

— Prego — rispose Coraline.

Miss Forcible e Miss Spink erano impegnate in un numero. Miss Forcible sedeva su una scala a libretto, mentre Miss Spink era in piedi sotto di lei.

— Che c’è in un nome? — domandò Miss Forcible. — Ciò che chiamiamo Rosa avrebbe con qualsiasi nome un profumo altrettanto dolce.

— Non so dirti chi sono — disse Miss Spink a Miss Forcible.

— Questa parte finisce presto — sussurrò il cane. — Poi si esibiranno in una danza popolare.

— Quanto dura? — domandò Coraline. — Il teatro, voglio dire?

— Tutto il tempo — rispose il cane. — In eterno.

— Tieni — disse lei. — Ti regalo i cioccolatini.

— Grazie — disse il cane. Coraline si alzò dalla sua poltrona.

— A presto — disse il cane.

— Arrivederci — disse Coraline. Uscì dal teatro e tornò nel giardino. La luce del giorno la costrinse a battere le palpebre.

I suoi altri genitori la stavano aspettando nel giardino, l’uno di fianco all’altra. E sorridevano.

— Ti sei divertita? — le chiese la sua altra madre.

— È stato interessante — rispose Coraline.

E tutti e tre si incamminarono insieme verso l’altra casa di Coraline. L’altra madre le accarezzò i capelli con le sue lunghe dita. Coraline scosse la testa.

— Non farlo — disse Coraline.

L’altra madre ritrasse la mano.

— Allora — disse il suo altro padre. — Ti piace qui?

— Immagino di sì — rispose Coraline. — È molto più interessante che a casa.

Ed entrarono.

— Sono felice che ti piaccia — disse l’altra madre. — Perché amiamo pensare che la tua casa sia questa. Potrai restare per sempre. Se ti va.

— Mmm — fece Coraline. Si infilò le mani in tasca e ci pensò su. Con i polpastrelli toccava il sassolino che le avevano regalato il giorno prima le vere Miss Spink e Miss Forcible, quello con il buco in mezzo.

— Se ti va di restare — le disse l’altro padre — dobbiamo fare solo una piccola cosa, in modo che tu possa rimanere per sempre.

Andarono in cucina. In un piatto di porcellana posato sul tavolo c’erano un rocchetto di cotone nero e un lungo ago d’argento e, accanto a essi, due grossi bottoni neri.

— Non credo proprio! — disse Coraline.

— Oh, ma noi vogliamo che tu lo faccia — disse l’altra madre. — Noi vogliamo che tu rimanga. E questo non è che un dettaglio insignificante.

— Non sentirai nessun dolore — le disse l’altro padre.

Coraline lo sapeva bene: quando i grandi ti dicono che non sentirai nessun dolore, quasi sempre succede il contrario. E scosse la testa.

L’altra madre fece un largo sorriso e i suoi capelli si mossero come piante sott’acqua. — Noi vogliamo solo il tuo bene — disse.

Mise una mano sulla spalla di Coraline. Lei si tirò indietro.

— Adesso vado — disse. E rimise le mani in tasca. Le dita si strinsero intorno al sassolino con il buco.

La mano dell’altra madre si ritrasse dalla spalla di Coraline come un ragno impaurito.

— Se è quello che desideri — disse.

— Sì — ribatté Coraline.

— Ti rivedremo presto, però — disse il suo altro padre. — Quando tornerai qui.

— Ehm — fece Coraline.

— E allora saremo una vera famiglia. Una famiglia unita — disse l’altra madre. — Per l’eternità.

Coraline indietreggiò. Quindi si voltò e a passo svelto andò in salotto e spalancò la porta nell’angolo. Non c’era nessun muro di mattoni, solo il buio; un buio sotterraneo, nero come la notte, che sembrava pieno di cose in movimento.

Coraline esitò. Si voltò indietro. L’altra madre e l’altro padre si stavano dirigendo verso di lei, tenendosi per mano. La guardavano con i loro neri occhi-bottone. O almeno lei pensava che la stessero guardando. Ma non poteva esserne sicura.

La sua altra madre tese la mano e con un dito bianco le fece un cenno di richiamo. E muovendo le pallide labbra disse, senza suono: — Torna presto.

Coraline fece un respiro profondo e avanzò nel buio, dove strane voci sussurravano e venti lontani fischiavano. Adesso aveva la certezza che nel buio dietro di lei ci fosse qualcosa: qualcosa di molto vecchio e molto lento. Il cuore le batteva così forte che temeva potesse esploderle in petto. E chiuse gli occhi davanti al buio.

Alla fine urtò contro qualcosa e, spaventata, aprì gli occhi. Era andata a finire contro una poltrona, nel salotto di casa sua.

La porta alle sue spalle era bloccata da grezzi mattoni rossi.

Era a casa.

V

Coraline chiuse la porta del salotto con la fredda chiave nera.

Tornò in cucina, risalì sulla sedia e provò a rimettere il mazzo di chiavi sull’intelaiatura della porta. Dovette fare quattro o cinque tentativi prima di accettare il fatto che non era abbastanza alta, così le appoggiò sul ripiano accanto alla porta.

Sua madre non era ancora rientrata.

Coraline andò al freezer e prese il filone di pane surgelato che tenevano di riserva nello scomparto inferiore. Si preparò un toast con burro di noccioline e marmellata. E bevve un bicchiere d’acqua.

Poi si mise ad aspettare che i suoi genitori rincasassero.

Quando arrivò il buio, si preparò una pizza surgelata al microonde.

Poi guardò la televisione, domandandosi perché gli adulti si concedessero quei programmi pieni di urla e confusione, dove tutti non facevano che strillare.

Dopo un po’ cominciò a sbadigliare. Quindi si spogliò, si lavò i denti e si mise a letto.

L’indomani mattina entrò nella stanza dei suoi genitori, ma il letto era intatto e di loro due non c’era traccia da nessuna parte. Per colazione mangiò spaghetti in scatola.

Per pranzo mangiò una tavoletta di cioccolato e una mela. La mela era gialla e leggermente raggrinzita, ma era buona e dolce.

Per merenda scese da Miss Spink e Miss Forcible. Mangiò tre biscotti digestivi, un bicchiere di bibita al lime e una tazza di tè leggero. La bibita verde era molto interessante. Non sapeva affatto di lime. Aveva un gusto vagamente chimico. A Coraline piaceva da impazzire. Magari ce l’avesse avuta anche a casa sua!

— E come stanno i tuoi cari mamma e papà? — le domandò Miss Spink.

— Scomparsi — disse Coraline. — Non li vedo da ieri. Sono rimasta sola. Credo che la mia famiglia si sia ridotta a una figlia unica.

— Di’ a tua madre che abbiamo trovato i ritagli di giornale del "Glasgow Empire" di cui le avevamo parlato. Quando Miriam gliene ha accennato, sembrava che fosse molto interessata.

— È scomparsa in circostanze misteriose — disse Coraline — e credo che a mio padre sia capitata la stessa cosa.

— Temo che domani staremo via tutto il giorno, Caroline tesoro — disse Miss Forcible. — Andiamo a trovare la nipote di April a Royal Tunbridge Wells.

Mostrarono a Coraline un album con le foto della nipote di Miss Spink, e poi Coraline tornò a casa.

Aprì il suo salvadanaio e fece un salto al supermercato. Comprò due grosse bottiglie di bibita al lime, una torta al cioccolato e una confezione di mele, quindi tornò a casa e mangiò tutto per cena.

Si lavò i denti e poi andò nello studio di suo padre. Accese il computer e scrisse una storia.