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Era passato un anno dall’incontro con l’Uomo Grigio su Prila I, un anno di monotone esplorazioni, e durante quel periodo c’erano stati due cambiamenti nell’equipaggio. Un uomo aveva lasciato il servizio, un altro si era trasferito su una nave più moderna, della Classe Otto, ed entrambi erano stati sostituiti da nuove reclute. Surgenor aveva osservato i nuovi arrivati con un certo interesse, ed era giunto alla conclusione che il più simpatico dei due era quello che probabilmente se ne sarebbe andato per primo. Bernie Hilliard era un giovane chiacchierone che amava stuzzicare con sue idee le convinzioni coriacee di Surgenor. L’ora di colazione, che lo vedeva fresco e riposato dopo una notte di sonno, era il suo momento preferito per le schermaglie verbali.

— Dave — disse una mattina — ti rendi conto che ieri sera io ero a casa? Con mia moglie? Proprio così!

Mentre parlava Hilliard chinò la testa sul tavolo, con un’espressione da bambino e gli occhi blu che imploravano Surgenor di accettare quanto gli diceva, di partecipare della gioia che gli veniva così generosamente offerta. Surgenor, che si sentiva sazio e riposato, era disposto a trovarsi d’accordo quasi su tutto… a certe condizioni. La sua mente restava ostinatamente attaccata al fatto che la Sarafand stava attraversando un denso ammasso stellare a parecchie migliaia di anni-luce dalla casa di Hilliard, a Saskatchewan. C’era poi un altro particolare: Hilliard non era sposato.

Surgenor scosse la testa. — Hai sognato di essere a casa.

— Tu non vuoi capire! — L’esasperazione e l’entusiasmo inducevano Hilliard, che normalmente era una persona di maniere tranquille, ad agitarsi sulla sedia. Gli uomini dall’altra parte del tavolo guardarono nella sua direzione. La giornata della nave era appena iniziata, e i pannelli luminosi nella sala semi-circolare, tipica dei quartieri abitabili di un’astronave, risplendevano maggiormente dalla parte designata come “Est”.

— L’esperienza di un Viaggio Trance assomiglia molto poco a un sogno ordinario — continuò Hilliard. — Un sogno è solo un sogno, e quando tu ti svegli sai che i ricordi del sogno sono privi di sostanza. Ma con un nastro VT sei “trasportato” (per questo si chiama “viaggio”), nel senso letterale del termine, in un’altra esistenza. I ricordi che hai il giorno dopo sono indistinguibili dagli altri ricordi. Ti assicuro, Dave, che sono completamente reali.

Surgenor si riempì nuovamente la tazza di caffè. — Ma ora come ora, questa mattina, tu sai che non eri in Canada qualche ora fa. E sai che eri disteso sulla cuccetta di questa nave, qui sopra. Solo.

— Sicuro che era solo — disse Tod Barrow, il secondo dei nuovi venuti, strizzando l’occhio agli altri. — Ho cercato di entrare in camera sua ieri sera, per dargli il bacio della buona notte, ma la porta era chiusa. O almeno, spero che fosse solo.

— L’incongruenza non rende i ricordi meno reali — disse Hilliard ignorando l’interruzione. — È come quando uno è sicuro di aver fatto qualcosa, per esempio aver messo in valigia lo spazzolino da denti, e poi non lo trova. Anche quando ha la prova di non averlo messo dentro, continua a “ricordare” di averlo fatto. È la stessa cosa.

— Davvero?

— Certo.

— A me sembra un po’ strano — disse Surgenor con aria dubbiosa, rifugiandosi nel suo ruolo di Membro Anziano, parte che gli riusciva sempre più facile recitare ad ogni nuovo viaggio. Gli equipaggi sembravano diventare più giovani ogni anno che passava, e richiedere una quantità di attenzioni che lui non se le sarebbe neanche sognate quando si era arruolato.

Ai vecchi tempi si accettavano senza discutere periodi occasionali di inattività e di noia, che capitavano di solito durante gli avvicinamenti ai pianeti nello spazio normale, o quando la nave si muoveva in zone così congestionate che la propulsione istantanea non poteva essere utilizzata pienamente. La terapia tradizionale, che consisteva soprattutto in partite di poker e razioni di liquore più abbondanti, per Surgenor andava benissimo, e aveva accolto con poco entusiasmo la recente introduzione in via sperimentale dei Viaggi Trance.

— La cosa più importante di questi nastri — continuò Hilliard — è che alleviano le solitudine. Il sistema nervoso dell’uomo può sopportare una vita del genere per un periodo di tempo limitato, poi qualcosa si rompe.

— È per questo che ho cercato di entrare nella sua camera — disse Barrow con un sorriso maligno. Era un ex-ingegnere cibernetico, un individuo irritante che ci teneva a darsi un’aria irsuta e mascolina. Fin da quando aveva messo piede sulla nave aveva cominciato a punzecchiare Hilliard per la sua carnagione rosea e i capelli biondi e ricci.

— Perché non vai a farti un giro? — disse Hilliard tranquillamente, senza voltare la testa. — È una cosa che non si può sopportare a lungo, Dave, te l’assicuro.

Surgenor fece un gesto di superiorità con la tazza. — Sono nel Servizio da diciassette anni… senza nastri per impedirmi di impazzire.

— Oh, Dave, mi spiace! Non volevo alludere. Ti assicuro. Il fervore delle scuse e il luccichio negli occhi di Hilliard destarono i sospetti di Surgenor. — Stai cercando di fare lo spiritoso, bello? Perché se è così…

— Calma, Dave — intervenne Victor Voysey, seduto due posti più in là. — Lo sappiamo tutti che sei incurabilmente sano. Bernie vorrebbe solo farti provare un nastro, per vedere com’è. Ne sto usando anch’io uno, questa volta… mi sono preso una mogliettina cinese col fuoco nelle vene. Torno a casa quasi ogni sera. È una bella vita, Dave. Surgenor lo guardò sorpreso. Voysey era un tipo dai capelli rossi, pieno di lentiggini, con occhi azzurri dallo sguardo serio e un atteggiamento pratico verso la vita, che lo stava aiutando a diventare un ottimo esploratore. Per più di un anno aveva diviso con Surgenor il Modulo Cinque, e pareva intenzionato a farsi un buon curriculum di servizio. Era la prima volta che faceva cenno all’uso dei nastri.

— Davvero lo fai? Ti metti uno di quei piatti di metallo sotto il cuscino prima di andare a letto? — Surgenor mise una nota di benevolo disprezzo nella voce, quel tanto necessario per non urtare troppo i sentimenti dell’altro.

— Non tutte le sere. — Voysey sembrava un po’ a disagio, mentre giocherellava con la pancetta e le uova. La perplessità di Surgenor aumentò. — Non me l’avevi detto.

— Be’, non è il genere di cose che uno va in giro a raccontare. — Un leggero rossore apparve sulle guance di Voysey. — I programmi VT offrono una relazione con una bella ragazza, e si tratta di una faccenda privata. Come nella vita reale.

— Meglio che nella vita reale… sai di fare centro ogni volta — disse Barrow, facendo un gesto allusivo con la mano. — Raccontaci un po’ della tua cinesina, Vic. Sono proprio come si dice?

— Non stavo parlando con te.

Barrow non si lasciò scoraggiare. — Avanti, Vic… io ti racconterò della mia. Voglio solo sapere se…

— Piantala! — Voysey, impallidendo, prese la forchetta e la mise sotto il mento grigiastro di Barrow. — Non voglio parlare con te, e non voglio che tu parli con me, e la prossima volta che mi interrompi, ti prometto che non la passerai liscia.

Nella sala scese un silenzio teso, poi Barrow si alzò in piedi, brontolando fra sé indignato, e si spostò dalla parte opposta del tavolo. — Che gli è preso? — mormorò a Surgenor. — Cosa ho detto?

Surgenor scosse la testa. Non aveva nessuna simpatia per Barrow, ma la reazione di Voysey gli sembrava eccessiva. Tutto quello che sapeva dei Viaggi Trance era che il meccanismo veniva attivato dalla pressione della testa sul cuscino, e funzionava soprattutto per mezzo della stimolazione corticale diretta di parole e immagini. Dapprima si produceva una leggera forma di ipnosi, che induceva al sonno, poi, quando il ritmo cervicale indicava che era stato raggiunto lo stato di sonno, e i movimenti delle palpebre mostravano che il soggetto era pronto a sognare, l’apparecchio forniva alla mente una scena programmata.