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Esempio perfetto di ciò che accade quando il frontierismo venga abbracciato senza ritegno può vedersi negli eventi degli ultimi trenta cicli; quegli eventi, cioè, che hanno provocato il Messaggio di Potenza # 2 alla metà del Ciclo 444. A dare inizio al processo fu il Decreto sui Confini, col suo stabilimento di una nuova sfera d’autorità per i Coloni. La vecchia Colonia centrale non aveva confini rigidi: gli sviluppi più importanti arrivavano al massimo a due millicicli-luce dal centro amministrativo, e la stazione permanente più lontana era all’epoca a soli dieci millicicli-luce di distanza. Il Decreto del Ciclo 416 regolarizzò quindi l’universo vicino, creando quattro mondi concentrici ed espandendo la Colonia stessa fino a un raggio di tre millicicli-luce. Furono altresì create tre Conchiglie specifiche, con quella Esterna definita dall’intera regione compresa fra i dodici e i ventiquattro millicicli-luce di distanza dal centro amministrativo.

Detta Conchiglia Esterna conteneva cinquantamila sistemi stellari inesplorati in un volume mille volte maggiore di quello della vecchia Colonia centrale. Nel periodo compreso fra i Cicli 425 e 430, quasi la metà delle iniziative maggiori determinate dai proclami ciclici ebbe a che fare, in un modo o nell’altro, con l’esplorazione della Conchiglia Esterna. (Va notato che, durante i cinque cicli in oggetto, fu avanzata la tesi secondo la quale un’espansione tanto rapida della nostra base cognitiva avrebbe potuto avere ramificazioni imprevedibili; ma i sostenitori della medesima, detti negativisti, furono zittiti dalla fascinazione collettiva per l’ebrezza esploratoria). Poi, nel Ciclo 433, la nostra nuova classe di radioveicoli interstellari, specificatamente progettata per lo studio e la classificazione dei molti mondi della Conchiglia Esterna, s’imbatté in un grande veicolo spaziale inerte di origine sconosciuta. Accurate indagini in sito non riuscirono a stabilire alcuna relazione fra i tecnocomponenti dell’astronave e una qualunque base tecnologica nota di specie spaziali.

Respingendo l’invito alla prudenza espresso da molti Comitati, il Consiglio dei Capi fece rimorchiare la misteriosa astronave a una delle città sviluppate della Conchiglia Interna, dove essa venne esposta e analizzata nei particolari. L’analisi confermò la conclusione iniziale dei radioveicoli: l’astronave non proveniva da nessun luogo del territorio spaziale dominato dalla Colonia. Il Consiglio degli ingegneri concluse che la capacità tecnologica dei suoi costruttori era approssimativamente equivalente a quella dei Coloni ai primordi dell’Era del Genio. Ma quando era stata fatta, e dove? E, soprattutto: da chi?

Con la decisione di riportare i’astronave morta alla civiltà, il Consiglio dei Capi fece sostanzialmente sì che l’inquietante questione della sua origine rimanesse in cima ai pensieri dei Coloni. E la sfrenata ricerca di ogni e qualsiasi informazione contribuì nuovamente alla destabilizzazione della cultura. La società ribollì di spiegazioni fantasiose agli irrisolti e inquietanti problemi posti dall’astronave. L’opinione dominante vedeva nel veicolo un prototipo della Colonia non entrato in produzione e quindi omesso dall’Enciclopedia ufficiale dei veicoli spaziali; opinione, questa, in linea con la tendenza generale dei Coloni a considerarsi innatamente superiori a ogni altra forma di vita.

Dubbi e timori relativi all’astronave sconosciuta sarebbero forse scemati fino all’estinzione, se il Consiglio dei Capi non avesse resuscitato le ansie collettive coll’annuncio, nel Proclama del Ciclo 434, che il maggiore dei nuovi progetti della Colonia sarebbe consistito nella creazione, e susseguente dislocazione nella Conchiglia Esterna, di una nuova generazione di schiere di ricevitori adibiti all’intercettazione e decodificazione di ogni radiomessaggio coerente in provenienza dall’Abisso. Con ciò, i Capi lasciavano chiaramente capire di ritenere che l’astronave inerte fosse d’origine extracoloniale.

Nei Cicli 435 e 436, la Colonia fu percorsa da ondate su ondate di informazioni inquietanti. Dapprima ci fu il prematuro annuncio della avvenuta decodificazione di molti messaggi extracoloniali; annuncio che venne a corroborare la diffusa voce circa l’esistenza nella galassia di molteplici Potenze, alcune delle quali assai più evolute della Colonia. Questa inquietante idea rimase in circolazione per mezzo ciclo, fin quando il Consiglio degli Astronomi, in risposta al proliferare della congerie di mezze verità, non annunciò che tutti i messaggi, meno pochissimi, andavano ascritti a una sola potenza, la Potenza # 2, il cui centro d’attività appariva distare dalla Colonia circa duecento millicicli-luce. A brevissima distanza dal primo, un secondo, sbalorditivo annuncio identificava quindi con nettezza le trasmissioni della Potenza # 2 come provenienti da fonti distanti fra loro centocinquanta millicicli-luce, ossia più di tre volte il diametro dell’intera giurisdizione della Colonia!

Fra il Ciclo 438 e la ricezione del Messaggio, si propose che la Colonia facesse un saggio uso delle proprie risorse nell’analisi dell’impatto avuto dalla scoperta dell’astronave sconosciuta, ma il Consiglio dei Capi non se ne diede per inteso. Furono, è vero, istituiti corsi accellerati di encrittazione avanzata, col fine primario di eliminare i timori di un possibile monitoraggio di tutte le nostre trasmissioni da parte della Potenza # 2; atto, questo, che venne ampiamente salutato come passo nella direzione giusta. Ma, contemporaneamente, venne anche intensificata l’esplorazione della Conchiglia Esterna, ciò che portò all’identificazione delle nuove forme di vita di Tipo E e alla susseguente quanto quasi aperta cattura delle specie in pericolo. Ogni suggerimento di limitazione e rallentamento del programma esplorativo venne ignorato: nel Ciclo 442, anzi, il Complesso Zoo creò diversi pianeti artificiali all’espresso scopo di condurre esperimenti sulle capacità genetiche delle specie di Tipo E.

Poi giunse il Messaggio della Potenza # 2. Semplice, diretto, terrificante, e codificato secondo il nostro più avanzato algoritmo di crittazione esso riconosceva la reciproca consapevolezza delle nostre due esistenze e suggeriva l’apertura di comunicazioni bilateriali. Nient’altro. Fine del Messaggio…

… Ciò che motiva la nostra obiezione al proseguimento dell’attività esplorativa nella Conchiglia Esterna non è il timore di ostilità da parte della Potenza # 2; come storici, anzi, riteniamo infondata la nascente preoccupazione circa la possibile aggressività della Potenza # 2. Studi su studi hanno infatti dimostrato l’esistenza di una correlazione abbastanza concreta fra coefficiente d’aggressività elevato e incapacità, in coloro che lo posseggono, di evolversi in una società con mire oltrepassanti un mondo con un singolo sistema solare. La probabilità che una società avanzata come la nostra abbia conservato, nella struttura psicologica generale, aggressività e territorialità come elementi costitutivi, è invero tanto piccola, da esser praticamente nulla.

Eventi capitali come il ricevimento del Messaggio della Potenza # 2 esigono nondimeno riflessione e sintesi, non attività esplorative aggiuntive. Le nostre risorse vanno pertanto usate per studiare e comprendere l’intera gamma di impatti che il Messaggio avrà sulla nostra società, non dissipate in audaci schemi di rimpatrio. È una questione di priorità: ed esaltando le informazioni nuove e lo sviluppo tecnologico sopra la stabilità sociale, i propugnatori del frontierismo si mostrano ancora una volta ciechi ai rischi comportati dai loro tentativi…