Durante gli otto giorni seguenti, Nick si sentì il padrone del mondo. Vide Monique ogni giorno, il più spesso possibile nella residenza di lei a Palm Beach, ma qualche volta anche nell’appartamento dello zio da lui occupato. Fecero l’amore a ogni occasione, e fu sempre diverso. Monique era piena di sorprese. La seconda volta che andò a casa di lei, per esempio, Nick la trovò sul retro, intenta a nuotare nuda nella piscina. Lei gli disse che aveva messo in libertà la servitù per l’intera giornata, e, nel giro di minuti, si diedero alla pazza gioia sull’erba fra il giardino e la piscina.
La loro relazione fu condotta in francese. Monique gl’insegnò a conoscere i cibi e i vini; lui condivise con lei la sua conoscenza della letteratura francese. Una notte di passione discussero della Sinfonia pastorale di André Gide sia prima che dopo l’amore. Monique difendeva il pastore, e rise dell’insistenza di Nick sull’“innocenza” della cieca Gertrude. Un’altra sera, nella quale Monique volle che lui portasse una maschera nera da Halloween e una calzamaglia bianca durante la lunga cena alla francese, il preludio all’amore fu la lettura del Balcone di Jean Genet.
I giorni trascorsero rapidissimi, avvolti nella magia dell’amore e dell’intimità. Una volta, al suo arrivo alla residenza di Palm Beach, Nick trovò Monique con addosso una pelliccia incredibile: una pelliccia lunga di foca d’Alasca, bordata al collo, ai risvolti e lungo le maniche, dalle spalle ai polsi, di una striscia di volpe color indaco. Era la cosa più soffice che avesse mai toccato, anche più morbida della seducente pelle di lei. Scherzosa come sempre, Monique aveva messo l’aria condizionata al massimo, così da poter portare la pelliccia prediletta sulla carne nuda. Dopo l’amore, quella sera, lei gli infilò il corpo nudo in una delle pellicce di castoro del marito, spiegando la presenza di mezza dozzina di pellicce nella residenza di Palm Beach con un semplice: «È il nostro mestiere, e ci piace tenere qualche cosetta da mostrare ad amici e conoscenti, casomai a loro interessasse…».
A ogni nuovo incontro, Nick le dichiarava il suo amore con sempre maggior zelo. Monique gli rispondeva col solito «Je t’aime», ma evitava di rispondere alle sue insistenti domande sul futuro. Così come evitava di rispondere a ogni domanda sul suo rapporto col marito, del quale non diceva altro se non che era un alcolizzato da lavoro e che viveva a Montreal per gran parte dell’anno. La residenza di Palm Beach era stata un acquisto sollecitato soprattutto da lei, che non amava il freddo e desiderava una vita sociale più attiva di quella di Montreal. Così, lei di solito ci passava il periodo da Natale a Pasqua; Teresa, che aveva appena terminato le vacanze primaverili concessele dal suo esclusivo liceo privato ed era tornata in Canada, calava a Palm Beach il più spesso possibile per stare con lei.
Breve e succinta nelle risposte alle domande sulla sua vita del momento, Monique liricheggiava invece nel raccontare della sua adolescenza parigina. Riguardo al marito, non lo criticava mai, né mai si lagnava della vita coniugale; una volta, anzi, disse che i giorni passati con lui erano stati i più felici della sua esistenza. Parlò anche di qualche suo amico, che però Nick non aveva ancora avuto modo di conoscere perché stavano sempre soli.
Un giorno Monique venne a prenderlo con la sua Cadillac per portarlo a Key Largo, così che potesse fare qualche tuffo alla Pennekamp Recreation Area. Come al solito, portava la fede al dito. Lui, che quel giorno aveva giurato a se stesso di strapparle qualche impegno per il futuro, decise che non ne poteva più di quella costante presenza e le chiese di togliersela. Lei oppose un garbato rifiuto, poi, alla sua insistenza, s’infuriò. Accostata la macchina (stavano percorrendo l’autostrada fra le paludi a nord delle Key) e arrestato il motore, disse con fermezza:
«Io sono sposata, e questo è un fatto che il togliermi l’anello non cambierebbe minimamente. Sono anche innamorata di te, non c’è dubbio, ma la mia situazione ti è stata chiara fin dal principio. Se dunque non la sopporti più, forse è meglio che ci lasciamo».
Sconvolto dalla risposta e atterrito dal pensiero di vivere senza di lei, Nick si scusò e tornò a dichiararle il suo amore, baciandola appassionatamente. Poi saltò sul sedile posteriore e le disse che la voleva, lì, subito. Lei lo raggiunse, con qualche riluttanza, e fecero l’amore. Poi, però, rimase silenziosa e pensierosa per quasi tutto il resto della giornata.
Il venerdì, a una settimana esatta dal primo incontro, lei lo condusse in un negozio di abiti da sera per trovargli un vestito adatto alla cena formale che intendeva dare il sabato per alcuni amici. Così, finalmente, mi vedranno con lei, pensò Nick. E, stavolta, dovrà pur parlare del nostro futuro! Lui avrebbe dovuto essere a Boston il lunedì mattina, partendo da Falls Church dov’era atteso dai genitori appunto per il sabato sera: Ma, si disse, avrebbe potuto guidare tutta la domenica (notte compresa, se necessario, con la carica che gli dava il suo amore per Monique), ed essere a lezione il lunedì mattina.
Quel sabato sera, dunque, si presentò a casa Silver traboccante di speranze e di sogni. Aveva un aspetto elegante nello smoking estivo, e sorrise a Monique, sulla porta, di un sorriso che avrebbe meritato un premio. Incurante del maggiordomo, le porse una dozzina di rose rosse, poi la baciò e le disse che l’amava. «Ma certo. Come tutti, no?» disse lei con tono frivolo. Poi lo condusse dentro, lo presentò alle quattro persone già arrivate come «il giovanotto che ha salvato la nostra Teresa un giorno a Lauderdale», e si scusò. Come Nick avrebbe appreso più tardi, era infatti sua abitudine chiedere a pochi amici scelti di venire in anticipo, riceverli in abbigliamento normale, e poi ricomparire un’oretta dopo, elegantissima, quando gl’invitati erano al completo. Mentre Monique saliva le scale con passo aggraziato, Nick la seguì con lo sguardo di chiara adorazione.
«Non è magnifica?» si sentì chiedere da un cinquantenne abbronzato e dai modi distesi, che gli porgeva un martini. «Una volta sono stato con lei per l’intero fine settimana sul loro yacht,» disse costui, che si chiamava Clayton «mentre Aaron era a Montreal. Be’,» rise «pensavo che mi avesse invitato per svagarsi un tantino, e invece mi sbagliavo: voleva solo un po’ di compagnia, e di uno che, come me, sapesse parlare della Francia e dell’Europa. Venga» continuò, prendendolo a braccetto «che la presento al gruppo degli eletti dell’arrivo anticipato.»
Nick venne trattato con estrema cortesia dagli eletti, ma ne schivò le domande su Monique. Era un ragazzo del Sud, dopo tutto, e, se c’era qualcuno che avrebbe dovuto parlare della loro relazione, questo qualcuno era lei. Rispose perciò in modo cortese ma schivo, limitandosi all’indispensabile.
Una delle due donne al bar, che si presentò come Jane Qualcosa, disse di essere la più vecchia amica di Monica a Palm Beach. (Gli altri la chiamavano tutti Monica, ma per lui era impossibile chiamarla altrimenti che Monique; e, intanto si chiedeva se subodorassero qualcosa o se fossero stati messi al corrente da Monique stessa.) Grassoccia e sguaiata, forte bevitrice e altrettanto forte fumatrice, Jane era più vicina ai quaranta che ai trenta. Un tempo, doveva essere stata anche abbastanza bella, ma aveva vissuto troppo intensamente e troppo presto, ed era una di quelle persone che non sanno conversare senza toccare ogni interlocutore. Nick ne fu innervosito.