All’epoca della collaborazione, i loro rapporti si erano stretti: si vedevano in pratica tutte le settimane, e, per un po’, Nick aveva considerato Amanda una specie di zia o di nonna. Dopo circa un anno, però, aveva smesso di andarla a trovare. All’epoca, lui non se n’era reso conto, ma il vero motivo per il quale aveva preso ad evitarla era che Amanda era troppo emotiva per lui. E troppo personale, anche, con quel suo vezzo di voler sempre sapere come gli andasse la vita.
Quel mattino, comunque, non aveva altra scelta. Amanda era generalmente riconosciuta come l’esperta dei tesori da naufragio delle Key. La sua vita aveva due poli, i tesori e il teatro, e la sua conoscenza degli uni e dell’altro era enciclopedica. Nick non aveva telefonato per avvertirla, perché intendeva discutere del tridente solo se lei avesse gradito vederlo. Fu quindi con una certa trepidazione che suonò il campanello della veranda della sua magnifica casa.
La porta si aprì di una fessura su una giovane donna poco più che ventenne. «Sì?» disse la donna, il viso dall’espressione diffidente incuneato nella fessura.
«Mi chiamo Nick Williams e vorrei vedere la signora Winchester, se è possibile. È in casa?» Una pausa. «Sono un suo vecchio…»
«Mia nonna è molto occupata stamattina» lo interruppe seccamente la ragazza. «Sarà meglio che telefoni per un appuntamento» e fece per richiudere, e piantarlo sulla veranda con la sua sacca sportiva, quando si udì una seconda voce. Un breve mormorio, e la porta si spalancò.
«Oh, santo cielo,» disse Amanda, tendendo le braccia «un giovin signore mi onora di una visita! Qua, Nick, vieni a darmi un bacio.» Con un certo imbarazzo, Nick si fece avanti e abbracciò meccanicamente l’anziana donna.
Poi, scioltosi, cominciò a scusarsi: «Scusa se non mi sono fatto più vedere. Volevo, ma gli impegni…».
«Ma sì, ma sì, Nick, capisco» lo interruppe amabilmente Amanda, gli occhi tanto vispi da smentire la sua età. «Entra, e raccontami un po’ cos’hai fatto di bello in tutto questo tempo. Dio mio, sono già passati due anni da quando abbiamo bevuto insieme quel cognac, dopo il Tram?» Lo guidò in uno studio-soggiorno e lo fece accomodare accanto a sé sul divano. «Sai, Nikki, allora ho pensato che le tue osservazioni sull’attrice che impersonava Blanche DuBois fossero le più acute che avessi ascoltato in tutto il ciclo di recite. Avevi ragione su di lei: Bianche, lei la poteva impersonare solo come alienata, perché non aveva il minimo concetto di appetito sessuale femminile.»
Nick si guardò intorno. La stanza era a stento cambiata negli otto anni trascorsi dalla sua ultima visita. Soffitto altissimo, di almeno quattro metri e mezzo; pareti rivestite di librerie, dalle scaffalature piene di libri dal pavimento al soffitto. Di fronte alla porta, in posizione dominante, un enorme quadro di Amanda e del marito davanti alla loro casa di Capo Cod. Sullo sfondo, vagamente visibile, una Ford 1955 nuova. Amanda appariva di una bellezza radiosa: i trenta passati da poco, un vestito bianco da sera audacemente bordato di rosso ai polsi e al collo. Il marito era in smoking nero: quasi completamente calvo, una corona di corti capelli biondi ingrigiti alle tempie, occhi dolci e affettuosi.
Amanda chiese se volesse un tè, e Nick disse di sì. Quando la nipote Jennifer si fu allontanata, Amanda si girò a prendergli le mani fra le sue. «Sono contenta che tu sia venuto, Nikki: mi mancavi tanto… Ogni tanto sento parlare qua e là di te e della tua barca, ma spesso le notizie di seconda mano sono del tutto inesatte. Be’, che hai fatto in tutto questo tempo? Letture, sempre letture? E un’amica, ce l’hai?»
Nick rise. Amanda era sempre la stessa: le chiacchiere non facevano per lei. «No, non ce l’ho» rispose. «È la solita storia: le intelligenti si rivelano arroganti o emotivamente fatue, o tutt’e due le cose insieme; le sensibili e affettuose non hanno mai letto un libro.» Per qualche ragione, gli balenò in mente Carol Dawson, e così disse quasi, senza riflettere: «Salvo una, magari» ma si trattenne. «Quello che mi ci vorrebbe è una come te» disse invece.
«No, Nikki,» fece, improvvisamente seria, Amanda, incrociando le mani in grembo e restando qualche istante a guardare nel vuoto. «No, nemmeno io sono abbastanza perfetta per te» riprese dolcemente, tornando a guardarlo, la voce sempre più infervorata. «Ricordo bene tutte le tue fantasticherie di giovani dee leggiadre, dove mescolavi le parti migliori di tutte le donne dei tuoi romanzi prediletti ai tuoi sogni di adolescente. Mi è sempre parso che mettessi le donne su un piedestallo: o regine, o principesse. Ma poi, nelle ragazze con cui uscivi, cercavi le debolezze, i segni dell’ordinario, gl’indizi del comune, quasi sperassi di trovarle imperfette, di scoprirne dei punti deboli che giustificassero la tua mancanza d’interesse.»
Arrivò Jennifer con il tè. Nick si sentiva a disagio. Aveva dimenticato che cosa significasse conversare con Amanda, e, ora, quel suo scandagliare nei sentimenti e quelle sue osservazioni non richieste lo irritavano parecchio. Che diamine, mica era venuto per vederla analizzare il suo atteggiamento verso le donne! Cambiò argomento.
«Parlando di tesori,» disse, chinandosi a raccogliere la sacca «ieri ho trovato qualcosa di molto interessante mentre ero fuori per un’immersione, e ho pensato che magari tu, di casi del genere, ne avessi già visti.» Estratto il tridente, glielo porse, e lei, impreparata al peso, quasi lo lasciò cadere.
«Santo cielo!» esclamò Amanda, sollevandolo ad altezza d’occhio, il magro braccio tremante per lo sforzo. «Ma di cosa può essere fatto? È troppo pesante per essere d’oro!»
Nick si chinò a riprenderlo, e glielo resse mentre lei passava le dita sulla levigatissima superficie. «Io, cose così, non ne ho viste mai, Nikki. Inutile tirar fuori libri e fotografie per confronti: la levigatezza della finitura non ha niente a che vedere con le tecniche di lavorazione europee del periodo dei galeoni o di quello seguente. Perciò, dev’essere per forza moderno, ma non sono in grado di dirti altro. E dove mai l’hai pescato?»
Lui le raccontò solo a grandi linee la vicenda, attento come sempre a non lasciarsi sfuggire informazioni chiave — questo, non solo per via del patto con Carol e Troy, ma perché, da buon cercatore di tesori, non si fidava mai veramente di nessuno. Disse, comunque, di ritenere che forse qualcuno aveva nascosto il pezzo, insieme con altri, in vista di un recupero successivo, perché, così, trovavano spiegazione plausibile i solchi presenti sul fondale.
«A me, questo tuo scenario sembra molto inverosimile,» obiettò Amanda «anche se ammetto di essere sorpresa e di non avere spiegazioni migliori. Forse la signorina Dawson ha delle fonti in grado di gettar luce sull’origine di questo coso. Di certo, posso dirti che è quasi impossibile che io mi sbagli: ho visto direttamente, o in foto ingrandite, tutti i pezzi da tesori recuperati nelle Key durante il secolo scorso (se me ne mostrassi uno oggi, te ne potrei probabilmente dire il paese europeo di fabbricazione e il decennio), e, se questo oggetto proviene da una nave affondata, la nave deve essere una nave moderna, quasi sicuramente di dopo la seconda guerra mondiale. Altro aiuto non posso darti.»
Nick ripose il tridente nella sacca e si accinse a congedarsi. «Ancora un minuto, Nikki» disse Amanda quando lo vide alzarsi. «Vieni un po’ qui» continuò, prendendolo per il braccio e guidandolo davanti al quadro. «Walter ti sarebbe stato simpatico, Nikki. Era un sognatore come te, e amava andare in cerca di tesori. Ogni anno passavamo una settimana o due nei Caraibi su uno yacht — apparentemente, per cercare tesori, ma, in genere, solo per condividere l’uno i sogni dell’altra. Ogni tanto, sul fondale, trovavamo oggetti che non capivamo, e così inventavamo congetture fantasiose per spiegarli. Quasi sempre, la spiegazione era assai più banale, e inferiore alle nostre fantasie.»