Nick le stava accanto con la sacca nella destra. Lei si girò verso di lui e, posandogli dolcemente la mano sull’avambraccio sinistro, continuò: «Ma non importava, come non importava che la stragrande maggioranza delle volte tornassimo a mani vuote. Perché il tesoro vero lo trovavamo sempre, ed era il nostro reciproco amore. Ogni volta, così, tornavamo a casa rinnovati, sorridenti, grati che la vita ci avesse concesso di condividere un’altra settimana o dieci giorni in cui immaginare, fantasticare, cercar tesori — insieme».
I suoi occhi esprimevano dolcezza e amore, la sua voce bassa traboccava di passione. «Io non so quando o se tornerai, Nikki, ma c’è qualcosa che desideravo dirti da tempo. Considerala uno sproloquio da vecchia sputasentenze, se vuoi, ma può darsi che questa sia la mia ultima occasione per dirtela. Tu hai tutte le doti che amavo in Walter: intelligenza, fantasia, sensibilità. Ma c’è qualcosa che non va. Sei solo. E per tua scelta. I tesori che sogni, il tuo gusto della vita — sono cose che non dividi con nessuno. E questo, per me, è molto triste.» Tacque per un secondo, lo sguardo di nuovo rivolto al quadro. Poi completò la riflessione come parlando a se stessa. «Perché, quando avrai settant’anni e ti domanderai il significato della tua vita, non saranno le attività solitarie che ricorderai, ma gli episodi di contatto, le volte in cui la tua vita è stata arricchita dall’aver condiviso qualcosa con un amico o una persona cara. È infatti la consapevolezza reciproca di questo miracolo chiamato vita quella che ci permette di accettare la nostra mortalità.»
Nick era andato da Amanda impreparato a un incontro emotivo. Aveva pensato di fermarsi per una breve visita, di chiederle del tridente, e di congedarsi subito dopo. Ora si rendeva conto di averla trattata con estrema insensibilità in tutti quegli anni. Lei gli aveva offerto un’amicizia sincera, e lui l’aveva rifiutata con sprezzo, levandosela dalla vita quando la sua collaborazione aveva cessato di servirgli. Il pensiero di quanto fosse stato egoista gli diede un sussulto.
Discendendo a passo lento la strada, lo sguardo vagante qua e là ad ammirare la grazia delle vecchie case di oltre un secolo prima tirò un sospiro. Troppe emozioni, per un mattino! Prima Monique, poi Amanda. E, a quanto pare, non sarà il tridente a risolvere tutti i miei problemi. Curioso, come le cose vengano sempre a mazzi…
Forse… sì, forse Amanda aveva detto delle gran verità, si sorprese a riflettere. Da un po’ di tempo si sentiva solo, in effetti. E chissà che tale sensazione di solitudine non facesse appunto tutt’uno con la crescente consapevolezza della mortalità, col tramonto di quella fase della vita che Thomas Wolfe aveva così ben delineato col suo “Giovani eravamo infatti, e sapevamo che, morire, non avremmo potuto mai”… Arrivò alla fine del marciapiede con una sensazione di grande stanchezza addosso, e s’infilò nel parcheggio del negozio.
La vide prima che lei vedesse lui. Era in piedi accanto al volante della sua macchina nuova fiammante, un coupé Mercedes rosso; aveva un sacchetto marrone da spesa a un braccio e guardava l’interno dell’auto accanto — la sua Pontiac 1990. Sentì l’adrenalina montargli nel sangue, sotto l’effetto della collera e del sospetto. Lei si accorse di lui quando cominciò a parlare: «Ma guarda che sorpresa: Greta! Immagino sia un caso che ci troviamo in questo quartiere tutt’e due nello stesso momento…».
«Ja, Nick, mi pareva che fosse proprio la tua macchina. Come stai?» Posò il sacchetto sul cofano della Mercedes e gli si fece incontro con fare amichevole, come se non avesse colto il sarcasmo o avesse deciso di passarci sopra. Indossava una casacca gialla senza maniche e un paio di pantaloncini azzurri attillati, e aveva i capelli raccolti in due treccine.
«Non fare l’innocente con me, fräulein: lo so che non sei venuta qua per fare la spesa!» sbottò Nick con foga eccessiva, al limite dell’urlo. Poi, usando il braccio libero per accentuare il commento e bloccare l’avanzata di lei: «Questa non è una delle fermate del tuo percorso, quindi sei venuta per trovare me. Allora, che vuoi?». Lasciò cadere il braccio. Una coppia di passanti si era fermata a osservare il diverbio.
Greta lo fissò un momento con quei suoi occhi cristallini. Non portava trucco, sicché, rughe a parte, sembrava una bambina. «Sempre così infuriato, Nick? Dopo tanti anni?» Gli venne vicino, sorridendogli con aria d’intesa. «Ricordo una sera di quasi cinque anni fa in cui non lo eri poi tanto» disse scherzosa. «Una sera in cui sei stato felice di vedermi. Mi hai chiesto se potevi avermi per una notte, senza impegno per nessuno dei due, e io ho detto di sì. E sei stato uno schianto.»
Per un istante, Nick rivide la notte piovosa in cui l’aveva fermata mentre stava lasciando il porto. Una notte in cui aveva provato il bisogno disperato di avere un contatto umano qualsiasi. «Quello è stato il giorno dopo il funerale di mio padre,» disse bruscamente «e comunque non significava un cazzo.» Stornò lo sguardo per sottrarsi a quello penetrante di lei.
«Io ho avuto un’impressione diversa» continuò Greta, nel medesimo tono scherzoso ma privo di qualunque altro sentimento. «Ti ho sentito dentro di me, ho provato il gusto dei tuoi baci, sicché adesso non mi puoi dire che…»
«Senti, si può sapere cosa vuoi?» la interruppe, irritatissimo, Nick. «Non ho nessuna intenzione di stare qui tutta la mattina a discutere con te di una stupida notte di cinque anni fa. So che sei qui per una ragione: me la vuoi dire sì o no?»
Greta arretrò di un passo, irrigidendosi. «Sei un uomo molto difficile, Nick. Potrebbe essere così divertente lavorare insieme, se non fossi un tale… come dite voi… rompiballe.» Tacque per un momento. «Sono qui per Homer. Ha una proposta da farti. Vuol vedere quello che hai trovato ieri e magari discutere di una collaborazione.»
«Avevo capito giusto, allora?» sogghignò trionfalmente Nick. «Sei stata mandata apposta, e ora quel bastardo vuol discutere di una collaborazione. Ah no, cara mia, col cazzo che mi avrete! M’avete fregato una volta, e ne cresce. Di’ al tuo capo, o amante, o quel che è, che la sua proposta può ficcarsela nel culo! E ora, se vuoi scusarmi…»
Le girò intorno per aprire la sua macchina, ma la forte mano di lei gli bloccò l’avambraccio. «Stai commettendo un errore, Nick,» disse, trapanandolo con lo sguardo «un errore madornale. Non puoi permetterti di far da solo. Quello che hai trovato è probabilmente senza valore, ma, se lo avesse, perché non lasciare che sia lui a metterci i soldi?» Gli occhi da camaleonte mutarono nuovamente d’espressione. «E sarebbe tanto divertente tornare a lavorare insieme…»
Nick salì in macchina e avviò il motore. «Niente da fare, Greta: perdi il tuo tempo, e io devo andare.» Uscì dal parcheggio a marcia indietro, e infilò la strada. Il tesoro era tornato in cima ai suoi pensieri. Momentaneamente depresso da ciò che Amanda gli aveva detto del tridente, avvertiva ora un senso di potenza, perché se Homer voleva vedere l’oggetto… Però, com’è che ne è già al corrente?, si domandò. Chi è stato a parlare? O siamo stati visti da qualcuno?
5
Quando il capitano Winters tornò in ufficio, dopo una riunione di lavoro con la sezione pubbliche relazioni, trova la sua segretaria Dora scopertamente intenta alla lettura del giornale di Key West. «Ehm,» fece lei per attirarne l’attenzione «il Vernon Winters che stasera recita alla Key West Playhouse nella Notte dell’iguana, è forse qualcuno che conosco? O ce ne sono due nella stessa città?»