Gea sospirò, provocando un furioso turbinìo di nubi di vapore.
— Ma io non la odio affatto, Chris. Anzi, l'amo teneramente. Ed è per questo che le concederò il dono della morte. Non ho altro da poterle dare, ed è ciò di cui lei ha bisogno. Anche a te voglio bene.
— Ed hai intenzione di uccidermi?
— Certamente. A meno che Cirocco non riesca a salvarti. Ma per te la morte non sarà un dono.
— Non vedo la differenza.
— Per te sarà un tormento, perché perderai l'amore di Adam. Sei giovane, ancora, e l'esistenza di Adam è la cosa più bella che ti sia mai capitata.
— Sì, fin qui ci arrivo, ma quel che non capisco è perché la morte dovrebb'essere un favore, per Cirocco.
— Non ho detto favore. Ho detto dono. Lei ne ha bisogno. La morte è amica sua. La morte è l'unico sistema che le sia rimasto per andare avanti. Non troverà mai l'amore. Però potrebbe imparare a farne senza. Io ci sono riuscita.
Chris ci pensò un poco, e decise di correre il rischio.
— Lo credo bene. L'hai sostituito con la crudeltà.
Lei inarcò un sopracciglio. A Chris non piaceva guardarla negli occhi, neppure a distanza. C'era troppa sofferenza, una sofferenza antica, in quello sguardo. E anche malvagità, una malvagità sconfinata… ma Chris da qualche tempo aveva incominciato a chiedersi da dov'è che scaturisce la dedizione al male. Era plausibile che di punto in bianco si potesse decidere di trasformarsi in creature malvagie? Chris ne dubitava. Doveva essere un processo lento, invece.
— È ovvio che sono crudele — mormorò Gea richiudendo l'occhio. — Però non t'illudere di riuscire ad inquadrarla nella giusta prospettiva, la mia crudeltà. Io ho cinquantamila anni, Chris. Pensa, Cirocco ha da poco superato il centinaio, eppure già sente che qualcosa ha cominciato a divorarle l'anima. Riesci a immaginare cosa debbo provare io?
— Volevi dire tre milioni di anni, e non…
— Naturalmente. Chissà a che pensavo. Ora puoi passare alla schiena, Chris.
Allora lui prese lo scalandrino e ci si arrampicò, brandendo il suo spazzolone ed un tubo di gomma. La gran distesa rosea era morbida, cedevole sotto i suoi piedi nudi. Gea si mise a far le fusa come un gatto, quando lui la strofinò in mezzo alle scapole.
VENTIQUATTRO
Cirocco uscì dalla Fonte e si distese sulla sabbia. Chiuse gli occhi per un istante.
Quando li riaprì, il suo corpo giaceva ancora sulla sabbia, ma era la fine sabbia nera del piccolo lago sulla riva del quale aveva fatto l'amore con Gaby il giorno in cui Adam era stato rapito.
Volse il capo, e vide Gaby in piedi lì accanto. Le tese una mano, e Gaby gliel'afferrò. Provò di nuovo la sensazione di venir tirata via da una superficie appiccicosa, poi si ritrovò in piedi anche lei. Strinse l'amica in un tenero abbraccio.
— Quanto tempo sei stata via — disse Cirocco, sull'orlo del pianto.
— Lo so, lo so. Troppo tempo. E adesso invece dobbiamo fare in fretta, e c'è tanto da vedere. Vogliamo andare?
Cirocco annuì, e tenendo Gaby per mano la seguì dentro il lago. Sapeva che l'acqua era bassa, eppure sentì il fondo scendere rapidamente finché non si ritrovarono a galleggiare con solo la testa fuori dei flutti. Gaby fece appena un cenno col capo, e affondarono.
Non fu come nuotare. Andavano giù a perpendicolo. Cirocco non aveva bisogno di darsi alcuna spinta. Si muovevano, e basta. Poteva sentire l'acqua scorrerle accanto veloce.
E comunque non era nemmeno acqua. Più simile al fango, semmai, o ad una tèpida guaina di terra. Ecco la sensazione che deve provare un verme a strisciare nel suo mondo sotterraneo, pensò. E ricordò se stessa, tanti anni prima, lottare per strapparsi all'umido suolo di Gea e riemergere alla luce: più neanche un pelo addosso, smarrita, spaventata come un bimbo appena nato. Niente del genere, stavolta. Nessun timore.
Poi si ritrovò ritta in un'immensa cavità, senza ricordare come avesse fatto ad arrivarvi. La grotta si stendeva a perdita d'occhio. Camminò, insieme a Gaby, accanto ad inerti, addormentate, sottilmente svettanti sagome di astronavi.
— Incominciai a recuperarle fin dall'inizio della Guerra — spiegò Gaby. — Molti comandanti si rifiutarono di tornare sulla Terra, e piuttosto che farsi coinvolgere nel conflitto preferirono abbandonare le loro navi. Io le ho portate qui, e le ho salvate.
Ce n'erano centinaia. Faceva proprio uno strano effetto vederle tutte ordinatamente riunite laggiù sotto.
— Hanno un'aria così… derelitta — commentò Cirocco.
— Gran parte dei guasti sono facilmente riparabili — assicurò Gaby.
— Ci credo. Ma… ecco, non erano destinate a finire quaggiù. Lo sai cosa mi ricordano? Meduse che il mare ha gettato sulla spiaggia.
Gaby rivolse un lungo sguardo all'esercito silenzioso, ed annuì. In effetti, quelle tenaci strutture fatte per lo spazio sembravano avere parecchio in comune con le fantasie anatomiche presenti nei fragili corpi dei più bizzarri invertebrati marini.
— Hai detto che sei stata tu a portarle qui. Non Gea.
— Infatti. Pensavo che un giorno o l'altro sarebbero potute tornare utili. E ho portato anche un mucchio di altro materiale, dopo essermi resa conto che Gea aveva l'intenzione di far continuare la Guerra. Ecco, dai un po' un'occhiata qui. — Gentilmente, costrinse Cirocco a girarsi…
…e l'oscurità di nuovo l'avvolse. Quando si dissipò, Cirocco vide che si trovavano in un luogo completamente diverso.
— Ma come fai a fare una cosa del genere?
— Amormìo, non potrei mai spiegartelo, assolutamente. Accetta il fatto che ne son capace, altro non so dirti.
Riflettendoci, Cirocco si rese conto di avere le idee leggermente confuse, un po' come un lieve stato d'alterazione alcolica, e un po' come una vaghezza di sogno. Condizione mentale che in fondo non le risultava affatto spiacevole.
— Va bene — assentì tranquillamente.
Si trovavano in un tunnel di sterminata lunghezza. Appariva perfettamente circolare, sembrava assolutamente diritto, e pulsava di luci multicolori.
— Ciò che vedi non risiede nel tempo reale — spiegò Gaby.
— Sto sognando, vero?
— Qualcosa del genere. Questo è l'Anello dell'Alchimista. Un acceleratore circolare di particelle elementari lungo quattromila chilometri, basato su tecniche notevolmente superiori a quelle conosciute sulla Terra. È qui che Gea produce i metalli pesanti di cui ha bisogno… soprattutto oro, negli ultimi tempi. In precedenza le è servito anche a procurarsi grandi scorte di plutonio. Volevo semplicemente fartelo vedere.
Cirocco osservò con attenzione i trascorrenti grumi luminosi. Si movevano lungo il tunnel, niente affatto velocemente, simili a calabroni di color bianco incandescente, giallo infocato e rosso arroventato.
Tutto ciò non si svolge nel tempo reale, aveva detto Gaby. Quei globi dovevano essere dunque nuclei atomici, lanciati quasi alla velocità della luce. Divulgazione scientifica con sussidi visivi, pensò Cirocco. Non proprio un sogno, ma qualcosa di simile. Piuttosto come un film, diciamo.
— Qui dentro non c'è aria, vero?
— No, naturalmente. La cosa ti dà fastidio?
Cirocco scosse la testa.
— Bene. E adesso una bella visita a…
…altro giro, altra corsa…
Stavolta Cirocco non si fece cogliere di sorpresa, e il passaggio fu ancora più facile. Tenne gli occhi bene aperti, ma non riuscì ugualmente a veder nulla. L'istante appresso si trovò in un'altra caverna, molto più piccola del deposito in cui riposavano le astronavi.
— Qui dentro la temperatura è assai prossima allo zero assoluto. Ci sono esemplari congelati di svariate centinaia di migliaia di specie animali e vegetali terrestri. Un poco le aveva raccolte Gea. Le altre le ho fatte venire io poco prima che scoppiasse la Guerra. Spero che un giorno, come le astronavi, possano rivelarsi utili. E adesso, fai un passo avanti…