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— Esattamente! — approvò Cirocco, che più confusa di così non avrebbe potuto essere. — Precisamente questa è la nostra intenzione. Impegnarci nell'ideare i più brillanti stratagemmi e le tattiche più sottili.

— Risposta d'esemplare chiarezza! — osservò un angelo in tono entusiastico.

— Oh, colei se ne pentirà!

— Il nido di Gea verrà abbattuto.

— Eh, già — fece un angelo, ed era quello che dicevano quando non avevano nulla da dire ma non volevano rimanere esclusi dalla conversazione.

— Eh, già — convenne un altro.

Era facile vedere nei Sovra di Dione nient'altro che simpatici scioccherelloni, idioti sapienti provvisti d'un vocabolario ampio ma scoordinato. Niente di più ingannevole. La lingua inglese era una vera delizia, per loro, così illogica, e ricca, e adatta a quel naturale desiderio, che tutti li accomunava, di confondere, offuscare, e comunque eludere, nei limiti del possibile, ogni univoca limpidezza di significato.

— Imprescindibile violenza — suggerì Gaby.

— Oh sì, davvero assai violenza. Quanta sofferenza.

— E cautela, estrema cautela.

— La tattica — osservò uno. — Chissà mai che compendio d'arte tattica. E dal tono in cui si espresse, Cirocco capì che si trattava di una domanda, e voleva dire: Come faremo a combatterla?

Gaby si produsse di nuovo in un complesso ghirigoro manuale. Nella manica non ha niente di sicuro…, pensò Cirocco, e per un attimo capì che sensazione dovevano provare gli altri quand'era lei a sfoderare i suoi modesti trucchi.

A comparire, stavolta, fu un bastoncino rosso che era inequivocabilmente dinamite. E in effetti portava un'etichetta con su scritto DINAMITE: Fabbricata in Bellinzona. Cadde il silenzio, fra gli angeli, quando videro di che si trattava. Cirocco la prese e se la rigirò fra le mani. Dagli angeli si levò all'unisono un gran sospiro.

— Dove diavolo l'hai presa? — domandò Cirocco, dimenticando per un momento la loro presenza. — A Bellinzona non c'è niente del genere.

— Ma solo perché comincerete a fabbricarla non prima di un chiloriv — replicò Gaby.

— Ah, trionfo dell'effimero! — trillò un Sovra. — Oh, vanità delle cose!

— Un'inconsistente nullità — opinò un altro.

— Non fabbricat'ancóra?! Che innesco burlesco! Siam forse vittime d'un equivoco sottile?

— Semplicemente non esiste — compendiò una voce. — Come questa Cirocco qui.

— Non arzigogoliamo! — proruppe vigorosa un'esortazione.

— Hai forse smemorato ch'è solo un sogno? — qualcuno pensò bene di rammentare a Cirocco.

— Dinamite! Dinamite! Dinamite!

— Ci sarà, sì, dinamite — confermò Gaby. — Allorché tempo verrà di combattere Gea, dinamite vi sarà stata già da un po'.

— Vi sarà stata? Verbale astruseria, in fede mia!

— Sincerissimamente parlando.

— Una… illusione? — esitò un Sovràngelo giovinetto inarcando un sopracciglio e guatando perplesso il candelotto fra le mani di Gaby.

— Un chimerico fuoco fatuo — gli spiegò un adulto.

— Un fittizio artifizio! Un guazzabuglio di raggidiluna, un piucobliterato, menchimpalpàbile, fugacissimo zimbello! Una vacuitaggine! — gridò un altro, con ciò efficacemente ponendo fine alla discussione.

Ristettero lì a fissare quel singolare oggetto, in un silenzio frusciante di piume. Gaby lo rifece destramente svanire là donde era stato evocato… il futuro, immaginò Cirocco.

— Ah… — sospirò infine uno di loro.

— In verità in verità vi dico… — dichiarò un altro. — Per il mozzo della grande ruota, l'audaci imprese che potrem compiere in virtù d'una cotale roccaforte di possanza!

— Ne compirete, ne compirete — convenne Gaby. — E senza più por tempo in mezzo sarà d'uopo che adesso ci narriate che cosa attende l'animo dei forti.

Il che Gaby giustappunto fece, per filo e per segno.

Concertato il piano, venne il momento della rituale offerta sessuale. Cirocco e Gaby accettarono entrambe, così come buona creanza richiedeva.

Innanzitutto la fase del corteggiamento, che a Cirocco aveva sempre ricordato le movenze di una danza a quattro coppie, mentre gli altri attorno cantavano e ritmicamente battevano le mani. Poi il partner di Cirocco, un aggraziato esemplare della specie, l'avvolse nel tèpido abbraccio delle sue grandi ali rossovivo, e l'atto venne "consumato".

Ecco un'altra caratteristica dei Sovra che lei trovava particolarmente piacevole. Non avevano un grammo di xenofobia. Essendo la loro una società tribale, essi possedevano una cultura intessuta di rituali, costumanze e tradizioni, contemperata però da una mentalità aperta e duttile. Nei confronti di visitatori Sovra, l'offerta sessuale avrebbe assunto ben altra intensità, e l'atto non sarebbe stato per nulla simulato. Il presente cerimoniale era stato dunque formalizzato al solo scopo di venir proposto ad ospiti umani. Un vero rapporto sessuale col Sovra sarebbe risultato grottesco per entrambi. In realtà, il maschio si limitò solo a darle un tocco leggerissimo col suo piccolo pene, senza mai esibirlo, e furono tutti contenti. Per Cirocco si trattò di un'esperienza particolarmente gratificante. Almeno così, poteva avere l'illusione di sentirsi amata.

L'aveva quasi dimenticato che era tutto un sogno, finché non atterrarono sulla spiaggia di sabbia nera e rivide il proprio corpo addormentato. Cornamusa era lì accanto, accovacciato a zampe conserte, immerso nel temponirico, intento a un lavoro d'intaglio. Alzò lo sguardo, e fece loro col capo un cenno di saluto.

Cirocco si accomiatò da Gaby con un bacio, e la guardò volare via. Poi sbadigliò, si stiracchiò, e squadrò la figura distesa sulla sabbia. E proprio tempo che mi svegli, pensò ironicamente.

La facilità con cui le circostanze più fantastiche finivano per divenire roba di ordinaria amministrazione non cessava di stupirla. S'inginocchiò a fianco della dormiente, ripensando a com'era andata la volta prima, e le si rovesciò addosso.

Ma rimase senza fiato quando, invece di finire sulla sabbia come si era aspettata, andò ad urtare un corpo caldo e sodo e invalicabile. Giacque per un istante scompostamente abbandonata sulla forma inerte, poi saltò su d'impeto come se fosse andata a cadere sopra un formicaio. Rimase lì pietrificata dall'orrore mentre l'altra Cirocco si agitava, portava una mano al viso… e poi si rigirava un po' sul fianco ripiombando nel sonno.

Volse la testa, e scoprì che Cornamusa la osservava. Cosa mai vedrà? Forse non avrebbe mai avuto il coraggio di domandarglielo.

— È chiaro che non sono ancora pronta — disse ad alta voce. Poi sospirò, s'inginocchiò di nuovo sulla sabbia, si protese esitante a toccare il corpo. Una tangibile percezione di alterità continuava a separarla da quella donna alta, membra vigorose, pelle abbronzata, e neanche tanto bella.

Le prese una mano. L'altra si mosse lievemente, mormorando qualcosa. Quindi aprì gli occhi e si tirò di scatto a sedere.

La colse un attimo di stordimento, poi fu di nuovo se stessa. Diede attorno una rapida occhiata. Nessuno.

— Solamente io e te, ragazza mia, si disse, e andò a raggiungere Cornamusa.

VENTICINQUE

Gli storici, quando anche Bellinzona finalmente ebbe i suoi, non riuscirono mai a mettersi d'accordo sul momento in cui si verificò la svolta cruciale. La città era nata nel caos, era cresciuta nella confusione, era stata conquistata nello scompiglio. Per un breve periodo il numero dei reclusi nei campi di lavoro fu quasi pari a quello dei cittadini ancora in grado di muoversi liberi per le strade.