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Gli albi municipali si erano ampliati trasformandosi in centri d'informazione, con intere pareti ricoperte di messaggi, cronache, risultati di calcio. Una neonata industria giornalistica stava movendo i primi incerti passi: niente più, per ora, di quattro o cinque discontinui e inconsistenti fogli di notizie su grossolana carta pergamenacea. Senza far chiasso, il settore della stampa periodica venne messo sotto controllo. I vari direttori furono convinti con le buone a collaborare, tranne uno, che venne arrestato e imprigionato. Incominciarono ad apparire articoli su Gea, su Nuovo Pandemonio, su voci di preparativi di guerra nelle regioni orientali. Tali resoconti, o dicerie che fossero, rispondevano sostanzialmente a verità, ma ciò non toglieva che a Bellinzona tutti i mezzi d'informazione fossero in mano allo Stato. Parecchia gente, nel governo, criticava tale situazione. Pressoché altrettanti la ritenevano ideale. Ad esperienza di Cirocco, in qualsivoglia società democratici e fascisti erano presenti sempre più o meno in eguai numero.

Stuart e Trini, ad esempio, la aborrivano, sebbene la loro posizione in tal senso nulla avesse a che vedere con la difesa delle libertà civili. Essi erano infatti costretti ad assistere impotenti mentre Cirocco, giorno dopo giorno, consolidava la propria immagine in seno all'opinione pubblica di Bellinzona. E sapevano che, sin quando ella avesse potuto continuare a distribuire benessere e sicurezza sociale, soffocando nel contempo ogni voce dissenziente, sarebbe rimasta Sindaco vita natural durante. Il che, nel suo caso, poteva benissimo voler dire ancora un migliaio d'anni…

…Così come c'era pure la possibilità che non campasse nemmeno un altro chiloriv.

Aveva incominciato compiendo apparizioni pubbliche. In occasioni tipo assemblee, adunate, parate. Si faceva strada in mezzo alla gente stringendo mani, baciando bambini, mostrandosi insieme ai capi della comunità. Tagliava nastri alle cerimonie d'inaugurazione delle nuove iniziative di sviluppo. E teneva discorsi. Ottimi discorsi. Le sue esibizioni oratorie sonavano convincenti per lo stesso motivo per il quale i suoi manifesti risultavano entusiasmanti: Cirocco trovava gente capace di disegnare manifesti e di scrivere allocuzioni, e la metteva al lavoro.

Con risultati impeccabili. Persino Trini e Stuart dovevano riconoscerlo. Quando si trovavano in sua presenza, avvertivano palpabile l'impatto con quella personalità superiore: sembrava emanare, da Cirocco, un'energia inarrestabile, un flusso empatico che rendeva piacevole lo starle accanto e induceva a pensar bene di lei anche quando se n'era andata. Pareva capace di adeguarsi perfettamente a qualunque situazione. In mezzo alla folla esercitava un ascendente che le guadagnava infallibilmente il favore della massa. Sul podio era travolgente, incoraggiante… o anche inquietante, allorché parlava della minaccia rappresentata da Gea.

Trini incominciò a chiamarla Carisma Jones, per lo meno quando il Sindaco non era nei paraggi. Attualmente, sempresialodato, non risultava più tanto difficile indovinare quando e dove sarebbe sbucata fuori, dal momento che di quelle sue misteriose e inopinate apparizioni non ne faceva più. Cirocco pareva piuttosto avere il dono dell'ubiquità.

E, con ciò, rischiava davvero grosso. Trini non si faceva illusioni. Con tutta la sua popolarità, c'era pur sempre gente che Cirocco Jones la odiava a morte. In tre soli chiloriv si verificarono a suo danno ben due tentativi di omicidio. E nei primi tempi dell'amministrazione Jones ce ne sarebbero stati chissà quanti, se l'amato Sindaco si fosse fatto vedere un po' più in giro. Adesso, all'aperto, tra la folla, rappresentava un bersaglio ideale. Se qualcuno dei suoi nemici avesse potuto mettere le mani su un'arma da fuoco, lei non avrebbe avuto scampo. Ma, così come stavano le cose, chi l'avvicinava con intenti regicidi poteva disporre al massimo di un pugnale, e otteneva solo di rimetterci la pelle nell'arco di pochi secondi. Cirocco era troppo sveglia per avere grandi necessità in fatto di guardie del corpo.

Finora. Un giorno o l'altro un abilissimo arciere, standosene ben distante al sicuro, ci avrebbe provato.

Nel frattempo era bello vivere a Bellinzona.

E quando Cirocco incominciò ad arruolare un esercito, parve a tutti la cosa più naturale di questo mondo.

VENTISEI

— Tutta 'sta roba militare non mi piace punto — disse Robin.

— O perché no? Uguali opportunità per tutti. Reggimenti maschili e reggimenti femminili. La paga è buona, il rancio ottimo e abbondante…

— Non mi riesce mai di capire se scherzi o dici sul serio.

— Robin, quando si parla di esercito io praticamente non faccio altro che scherzare. È l'unico modo in cui mi riesce di sopportarlo.

Robin, seduta in groppa a Valiha, scrutò Cirocco Jones, a cavalcioni di Cornamusa. La giovanissima Tamburina trotterellava accanto a loro nel modo goffo e simpatico di tutti i piccoli titanidi, godendosi la passeggiata educativa in compagnia della sua antemadre Cornamusa e dei due umani.

La Maga, il Capitano, il Sindaco… il Dèmone. Cirocco Jones era tutte queste persone, ed era anche una vecchia amica. Ma negli ultimi tempi capitava talvolta che Robin ne avesse paura. Vederla alle oceaniche adunate nello stadio, assistere alle acclamazioni con cui le moltitudini salutavano ogni sua parola… le rammentava fin troppo certi documentari storici dedicati a demagoghi del passato, farabutti dalla lingua sciolta che avevano precipitato i loro popoli nella rovina. E in quelle circostanze la sentiva del tutto estranea, impettita lassù a braccia levate, sommersa dall'immenso tributo delle turbe osannanti.

Eppure, nelle ormai rare occasioni in cui riusciva a restar sola con lei, ecco che immediatamente riscopriva l'inconfondibile Cirocco di sempre. Dalla personalità comunque di per sé piuttosto dominante, d'accordo, ma proprio nulla a che vedere con la traboccante dominatrice delle assemblee di popolo.

Cirocco parve avvertire lo stato d'animo di Robin. Le si rivolse scotendo la testa.

— Ricorda quel che ti dissi allora, a Tuxedo Junction. Quando stavamo progettando questa bega. Ti dissi che non tutto ti sarebbe andato a genio. Ma ti dissi anche di tenere sempre ben presente che c'è ben altro, dietro la facciata.

— Ma mettere in galera il direttore di quel giornale… è un'azione ripugnante. Una così brava persona…

— Lo so anch'io ch'è una brava persona. E lo ammiro persino. Quando questa storia sarà finita, userò tutta l'autorità che mi sarà rimasta… ammesso che sia ancora viva… per fare in modo che venga ricompensato come merita. Che ne diresti di metterlo a dirigere una scuola di giornalismo?… Tanto continuerà lo stesso a odiarmi per il resto dei suoi giorni. E ne avrà tutti i motivi.

Robin sospirò.

— Schifo d'un mondo. Appena sarà sicura che ti sei tolta di mezzo, Trini lo risbatterà pari pari in galera. O magari ci penserà Stuart.

Si dirigevano all'incirca verso occidente, inoltrandosi nel cuore delle tenebre eterne gravanti su Dione. I titanidi le avevano già trasportate attraverso la giungla "impenetrabile", e al di sopra delle montagne "invalicabili", più o meno con la stessa disinvoltura di un paio di carrarmati a spasso s'una strada asfaltata. Avevano traversato a nuoto l'Ofione, e adesso si stavano avvicinando al cavo verticale svettante al centro di Dione. C'era il chiarore d'una notte di luna piena sulla Terra. Alle loro spalle Giapeto s'incurvava su per la convessità interna della ruota, e di fronte stava Meti. La luce che da queste due regioni pioveva di riflesso su Dione era sufficiente a consentire ai titanidi di procedere senza difficoltà. Tamburina scorrazzava agile a destra e a manca sconfinando un poco dalla via maestra, ma ogni volta bastava un cortese ammonimento di Valiha per riportarla subito in carreggiata, e non si cacciò mai nei pasticci. I cuccioli titanidi sono molto assennati.