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Cirocco aspettò che avessero finito, poi si alzò.

— Tanto per cominciare — disse, puntando un dito accusatore contro il Generale Due — lei è rimosso dall'incarico. Col suo dispregio per la vita umana dovrebb'essersene rimasto laggiù, sul nostro disgraziato pianeta, a premere pulsanti e a creare deserti. Se potessi, ce la rispedirei volentieri… Ma così come stanno le cose, mi limiterò a mandarla in campo di lavoro per due chiloriv. I suoi bagagli sono già pronti. Torni a casa a scrivere le sue memorie.

Attese, nel pesante silenzio, che l'uomo, imporporato in volto, fosse uscito dalla tenda. Poi indicò il Colonnello Sei.

— Da questo momento lei è promosso a sostituirlo. L'insegna del grado l'attende già sulla cuccetta. Se l'appunti all'uniforme non appena fa ritorno in tenda. Scelga il suo successore al comando della Sesta Legione… non necessariamente fra i suoi Maggiori. — Puntò il dito tre volte ancóra. — Lei, lei, e lei. Non siete più Colonnelli. Ci vogliono altre capacità, per comandare una Legione. — I tre si alzarono e se ne andarono. Il silenzio, ammesso che fosse possibile, s'era fatto ancora più assoluto.

— Quanto ai Maggiori, non li conosco a sufficienza per formulare ponderati giudizi sul loro rendimento, quindi possono anche tirare un sospiro di sollievo. Però esorto tutti voi qui presenti a fare quanto necessario, infliggendo se necessario degradazioni ed espulsioni, per rendere più efficiente il nostro esercito. E adesso vedrò di risolvere tutti i vostri problemi… decimandovi le truppe.

Attese che si fosse spento il brusìo dei commenti, poi si rivolse ai Generali.

— Trasmetterete i miei ordini ai Sergenti. Ciascuno di loro ha la responsabilità di venti soldati. Voglio che prendano i due peggiori, e li rimandino a casa. Voglio che scelgano le reclute più refrattarie, i bambocci che continuano ad inciampare nei lacci degli stivali e a pungersi con la spada, i balordi che non son capaci di tenere la testa giù e non riescono a ricordarsi da quale parte s'incocca una freccia… Voglio che tutti i rammolliti, i disadattati, i malaticci e gl'imbecilli siano tolti di mezzo. Esonerateli dal servizio entro venti riv. E congedateli dignitosamente, senza appiccicare marchi d'infamia addosso a nessuno. — Agitò la mano in un gesto di noncuranza. — Non c'è bisogno che siano esattamente due per ogni reparto. Alcuni reparti saranno certo validi dal primo all'ultimo uomo, e rimarranno intatti, mentre in altri potranno avvenire anche quattro o cinque scarti. Arrangiatevi fra di voi a livello di Compagnia e di Coorte, ma agite senza indugio. Voglio che entro venti riv l'esercito sia ridotto del dieci per cento. Come aveva previsto, la novità fece nascere fra i presenti un fitto intreccio di conversazioni. Cirocco trattenne un sorriso. Con questo sistema il rapporto ufficiali-truppa migliorava di sicuro, ma non era esattamente quello che avevano avuto in mente loro…

— Altro punto — continuò indicando il Generale Tre, il quale per la paura si rannicchiò leggermente. — La Divisione al suo comando è quella di più recente formazione, e conta la maggior percentuale di reclute. Io ritengo che lei sia un buon ufficiale, con un sincero interesse per il benessere delle sue truppe. E non intendo incolparla del fatto che la sua Divisione è la più debole di tutte. Ciò non toglie, tuttavia, che tale debolezza esiste. La sua Divisione rimarrà pertanto a difesa della città.

— Un momento, vorrei…

Cirocco non ebbe bisogno di lanciargli uno sguardo eccessivamente feroce, per ridurlo al silenzio. L'uomo si rese conto immediatamente di avere oltrepassato i ristretti limiti concessi, e tacque.

— Come stavo dicendo, la sua Divisione rimarrà di stanza qui. Il che risolverà il problema dell'equipaggiamento e contribuirà ad alleviare il problema dell'addestramento, in quanto lei rinuncerà alle attrezzature e ai materiali che le sono stati finora assegnati, e continuerà ad addestrare le sue truppe mentre noi marceremo su Pandemonio.

Il Generale mandò giù il rospo con qualche difficoltà, ma non fiatò.

— Riceverà le nuove dotazioni man mano che si renderanno disponibili. Noialtri dovremo arrangiarci con quello che ci porteremo dietro… e che a questo punto dovrebbe pur essere sufficiente. Sarà suo compito organizzare due guarnigioni, una da schierare ad est, sulla strada per Giapeto, e l'altra da dislocare sulle montagne, a presidio del valico occidentale. Se Gea invierà forze armate fn Dione, tali guarnigioni dovranno essere in grado di garantire un'efficace difesa. Lei disporrà inoltre avamposti sulle rive settentrionali del Moira, e in accordo con le autorità civili renderà operativo un servizio di pattuglia navale sulle acque del lago. Lascio a lei la responsabilità delle decisioni tattiche, ma le raccomando comunque di sottoporre la città ad opportune opere di fortificazione, e di mantenere inoltre una certa quantità di truppe — possibilmente una legione — nelle immediate vicinanze dell'abitato. Se dovessimo fallire, la difesa di Bellinzona ricadrà interamente sulle sue spalle.

Il Generale sembrava decisamente più interessato, sebbene Cirocco sapesse che non c'era modo di rendergli davvero gradito il nuovo incarico.

— Un'ultima cosa, Generale. Partendo lasciamo qui la peggior Divisione. Al ritorno, voglio che sia diventata la migliore, o lei dovrà cercarsi un altro lavoro.

— Sarà fatto — assicurò lui.

— Bene. Allora non perda tempo.

Quello parve sorpreso, poi si alzò di scatto e sortì risolutamente dalla tenda, seguito dai suoi Colonnelli e dai suoi Maggiori. Quando se ne furono andati, il numero di posti vacanti era impressionante. Cirocco aveva in pochi minuti falcidiato gli organici del suo esercito di oltre un quarto, e ne era estremamente soddisfatta. Guardò in volto i superstiti a uno a uno, senza fretta, e quand'ebbe finito, sorrise.

— Signore e Signori — annunciò. — Siamo pronti a marciare su Pandemonio.

Terzo spettacolo

Bisogna prendere il toro per le corna

Sam Goldwin

UNO

Non è da escludersi che Gea fosse venuta a sapere della parata.

Era assurdo, ovviamente, dar la colpa di tutti i mali del mondo al maligno intervento di Gea, ma la pioggia battente che infradiciò la grande parata lungo tutto il suo passaggio per le vie di Bellinzona rientrava fra quel genere di scherzetti che sarebbero piaciuti a lei. Non che il maltempo avesse raffreddato l'entusiasmo dei cittadini; pareva che tutti gli abitanti di Bellinzona si fossero appostati a un angolo di strada o affacciati a una finestra per assistere alla sfilata delle truppe. Le quali, naturalmente, odiavano l'intera operazione, non diversamente da come tutti i soldati hanno odiato ogni genere di sfilata sin da quando esistono eserciti e guerre. Gli stivali fecero presto ad inzupparsi, e la corazza in cuoio temprato, non ancora domata dal sudore, dall'olio e dall'uso, si trasformò in una sorta di Vergine di Norimberga in formato ridotto.

Ma l'esercito riuscì ugualmente ad arrivare in fondo. Poi fu costretto a sorbirsi la traversata d'un lago Moira particolarmente tempestoso, e un certo numero di soldati, com'era prevedibile, dovette fare i conti col proprio stomaco non meno sconvolto. Sbarcarono sulla sponda occidentale del Moira in un mare di fango, e lì trovarono ad aspettarli un migliaio di voluminosi carri merci, metà dei quali erano già impantanati fino agli assali.

Il Commissariato Militare — un gruppo distaccato di personale non combattente che si era dedicato a raccogliere l'equipaggiamento e addestrare gli autisti sulla strada di Dione — era divenuto esperto nella cura e nel maneggio degli unici animali da tiro esistenti su Gea. Si trattava di bestie chiamate Jeep, originarie di Meti, le quali fino a poco tempo prima non avevano neppure un nome, tranne che in canto titanide. Cirocco ne aveva fatte radunare millecinquecento, che in breve tempo e senza eccessive difficoltà erano state rese avvezze a portare i finimenti. Le Jeep erano pacifici bovini onnivori, plasmati sulla falsariga di quei primigenii antenati dei rinoceronti ampiamente diffusi, in epoche preistoriche, nei tenitori della futura Persia, e provvisti di una mole che li faceva svettare ad un'altezza quasi doppia rispetto ai moderni elefanti. Le Jeep, comunque, non erano affatto così grandi. Avevano artigli da orso, testa di cammello, e zampe anteriori due volte più lunghe di quelle posteriori. Il che conferiva loro un'andatura piuttosto buffa. Divoravano tutto quel che gli capitava a portata di fauci. Con qualche Jeep al giro, lo smaltimento dei rifiuti cessava di essere un problema. Il loro peggior difetto consisteva in una certa tendenza ad inciampare nei propri piedi e a rovesciare i carri al traino. Per contro erano animali puliti, mandavano un odore discretamente gradevole e si affezionavano a chi li trattava bene.