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Molti dei loro istruttori avevano imparato ad apprezzarli.

E poi erano capaci di trainare carichi mostruosi su lunghe distanze accontentandosi di un poco d'acqua. In cima alle spalle portavano grandi gobbe flosce, in cui s'immagazzinava grasso in previsione d'eventuali quaresime.

In men che non si dica, le Jeep misero in movimento la colonna.

…e, proprio mentre l'esercito prendeva a inoltrarsi in Giapeto, le nubi rotearono via e incominciò a spirare una brezza tiepida. In breve l'aria divenne tersa e la strada si asciugò. Lo sguardo poteva ora spingersi facilmente fino a Mnemosine. E parve tutto sommato una splendida giornata, per mettersi in viaggio… qualunque cosa si acquattasse ad attenderli alla fine della strada.

Il vento sferzava i vessilli dai vivaci colori inalberati alla testa di ciascuna Legione, Coorte e Compagnia. Gli stendardi recavano numeri o lettere, ma non altri simboli. E in cima al corteo non c'erano bandiere. Le avevano fatto una quantità di pressioni per indurla ad adottare una bandiera rappresentativa di Bellinzona, ma Cirocco aveva resistito ad oltranza. S'era adattata a fare il Sindaco, aveva accettato la necessità di arruolare, addestrare, equipaggiare un esercito e condurlo in battaglia… ma le bandiere, quelle proprio no. Lasciatelo a Gea, il piacere d'innalzare la sua bandiera e di combattere per essa.

La chiara luce di Giapeto traeva corruschi bagliori dalle corazze degli ufficiali. L'aria era colma degli scricchiolii delle ruote di legno, degli schiocchi degli stivali di cuoio, dei caratteristici richiami strombazzanti emessi dalle Jeep, vivaci ed eccitate come non mai.

Le legioni umane marciavano compatte. Fra l'una e l'altra di esse avanzavano contingenti di cinquanta titanidi trainanti i propri carri, che parevano più solidi e meglio costruiti — ed erano senza dubbio molto più belli — dei corrispondenti veicoli umani. I titanidi, quantunque già piuttosto policromi per natura, avevano indossato i loro più ricchi ornamenti, e addobbato i carri e se stessi con ghirlande di fiori sgargianti. Non portavano bandiere. Erano circa un migliaio, suddivisi in gruppi di combattimento, e sarebbe stato arduo stabilire se costituissero una più temibile forza loro oppure i quasi trentamila umani.

A completamento di queste truppe regolari, v'erano esploratori titanidi che precedevano di lontano la colonna tenendosi a una ventina di chilometri su entrambi i lati. Essi sarebbero stati in grado di scoprire qualunque genere d'imboscata. L'unico pericolo, in questo primo giorno, poteva venire dall'aria. Alcuni soldati non facevano altro che scrutare il cielo sereno, augurandosi che tornassero le nubi.

Alla testa delle Coorti marciavano i Maggiori. Ciascuna Legione era guidata da un Colonnello, a piedi anche lui. Tre titanidi di temperamento insolitamente tollerante erano stati convinti a scarrozzare i Generali alla testa delle rispettive Divisioni. Ai titanidi, comunque, la cosa non andava a genio per nulla; conoscevano appena i Generali in questione, e non erano avvezzi a consentire, a qualsivoglia umano che non fosse un caro amico, di star loro a cavalcioni. Badavano quindi a far sì che quella passeggiata risultasse, per i cavalieri, la più disagevole possibile. E i Generali ribollivano di bile. Ma non a causa dei brutali sobbalzi cui li sottoponeva la burrascosa cavalcata — nessuno di loro conosceva infatti la prodigiosa dolcezza dell'incedere titanide — bensì per il

solo fatto che risultava impossibile, stando a cavalcioni di quelle creature, vedere al di là delle loro ampie schiene. Il decoro impediva peraltro agli alti ufficiali di accondiscendere alla funzionale sistemazione che Cirocco aveva scoperto e adottato da tempo immemorabile: cavalcare rivolti all'indietro. La funzione fondamentale di quei destrieri, dopotutto, consisteva nel porre i Generali al disopra dei comuni militi appiedati. Essi sopportavano dunque gli scossoni e la mancanza di visibilità, e si sforzavano di apparire il più dignitosi possibile.

Alla testa della colonna, a diverse centinaia di metri dalla Centounesima Divisione, avanzavano nove individui. Davanti, in groppa a Cornamusa, procedeva Cirocco, nel solito disadorno abbigliamento nero completo di cappello. Dietro di lei, in ordine sparso, venivano Conal su Rocky, Robin su Serpentone… e Nova su Virginale. Valiha andava invece trotterellando priva di cavaliere.

Nessuno di loro aveva molto da dire. C'era in giro un'atmosfera tutt'altro che allegra. Quello sarebbe stato l'unico giorno in cui Conal avrebbe cavalcato insieme all'esercito, quindi Rocky e Serpentone facevano in modo che lui e Robin si trovassero spesso affiancati. Comunque, qualunque cosa avessero da dirsi, evidentemente era già stata detta. Dopo il primo bivacco, Conal si sarebbe diretto agli altipiani settentrionali per prendere il comando dell'aviazione.

Su richiesta di Nova, Virginale si manteneva arretrata rispetto agli altri due. La giovane strega ex burocrate — aveva rassegnato le dimissioni dopo una furibonda lite con Cirocco, ed era stata sostituita con qualcuno della fazione di Trini — non voleva rubare a sua madre, e all'amante di sua madre, neanche un minuto del poco tempo che avrebbero potuto trascorrere insieme. Fra la strega e la titanide si era ormai stabilito un nuovo e più maturo rapporto. Non che Nova fosse ancora perfetta, secondo l'opinione di Virginale, ma comunque stava andando nella giusta direzione. Gliel'aveva detto già diverse volte, ed ogni volta ne avevano riso con maggior gusto. Virginale, dal canto suo, si vergognava del comportamento tenuto verso la ragazza. La severa reprimenda impartitale dalla sua retromadre non appena era venuta a sapere di quella loro scenata, le bruciava ancora.

Di tanto in tanto Nova allungava una mano alla cintura per tastare la sacchettina magica che le pendeva al fianco. Era magnificamente ricamata con l'antico simbolo dello Yin-Yang, e conteneva la polvere antizombi da lei stessa casualmente scoperta, la quale doveva per legge essere portata indosso, ininterrottamente, da ogni cittadino di Bellinzona. Quelle borsette erano ben presto divenute amuleti portafortuna buoni per tutte le occasioni. La sua le era stata regalata da una timida ragazza coreana di nome Li, che con l'inglese aveva ancora un sacco di problemi… ma il linguaggio universale dell'amore lo parlava davvero con grande proprietà. Il loro commiato era stato un vortice di sensualità. Nova non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto ad ignorare, per tanto tempo, una creatura di tale bellezza e sensibilità, la quale aveva lavorato nel suo stesso Ufficio Statistico. Che fosse amore? si chiedeva Nova. Chissà. Ancora troppo presto per dirlo. Ma Li era già qualcuno cui scrivere a casa, qualcuno su cui fare affidamento per trovare, al ritorno, il focolare acceso e le lenzuola di bucato.

E in testa alla colonna, impettita e solitaria, perfettamente consapevole che l'intero esercito poteva vederla stagliarsi laggiù e sentirsi osservato da lei, avanzava Cirocco Jones, tenendo segreti i propri piani.

I Generali l'avevano avvertita che come primo giorno di cammino era troppo lungo, per delle truppe non temprate. Il campo era stato approntato, ben all'interno di Giapeto, un ettoriv prima, con tende che sarebbero state smontate e aggiunte al carico dei carri merci.