Aveva un alito orribile.
A Chris occorse un po' per afferrare il nesso. Il fatto di mangiare solo pesce, in effetti, era frutto di un riflesso condizionato. Pàppati un pesce, e goditi una scossa. E, naturalmente, non c'era voluto molto per indurla a non mangiare altro.
Ormai i programmi TV erano interattivi al cinquanta per cento. E adesso anche Chris vi faceva la sua apparizione, sebbene non avesse mai avuto l'onore di trovarsi davanti alle cineprese di Gea. All'inizio, non diversamente da molti altri aspetti di Tara, era parsa una trovata innocua. S'era visto la prima volta in un film di Gianni e Pinotto, nei panni di quest'ultimo. L'accorta regìa aveva apportato al personaggio pochi ma azzeccati cambiamenti, cosicché, pur basso e tarchiato, era possibile riconoscervi Chris senza esitazione. La voce, ad esempio, risultava un'efficace via di mezzo fra quella di entrambi. Adam ci si era divertito un mondo, e anche Chris, di tanto in tanto, non aveva potuto fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso. Pinotto era indiscutibilmente un somaraccio, ma con una grossa dose di simpatia. Avrebbe potuto andare peggio.
E infatti peggiorò.
Dopo Abbott e Costello vennero Laurei e Hardy. Gea era Ollio, e Chris faceva Stanlio. Chris esaminò i film con attenzione, soppesando i pro e i contro. I due comici, nonostante tutto, apparivano evidentemente amici per la pelle. E questo gli diede qualche preoccupazione. Stanlio faceva a prima vista la figura di un imbecille, ma si trattava, in realtà, di un personaggio decisamente più complesso. Quanto a Ollio era uno sbruffone, gli capitavano ogni sorta d'incidenti grotteschi ed umilianti… ma era la sua personalità, in fin dei conti, a risultare dominante. Gea ne stava macchinando senza dubbio una delle sue.
Successivamente, Chris cominciò ad apparire in alcuni ruoli alquanto discutibili. Non nei panni del cattivo puro e semplice, bensì di personaggi in qualche modo più ambigui e vagamente repellenti. Una di quelle interpretazioni, presente in un film di cui non riuscì poi a rammentare il titolo, lo mostrava nell'atto di percuotere Gea. Egli si accorse che il Bambino ne rimaneva turbato, anche se non fece alcun commento. Adam si mostrava già capace di tracciare un confine tra realtà e fantasia… ma per lui rimaneva ancora una separazione un po' confusa. Gea era quella meravigliosa, divertente, grande grande, benevola signora che si avvicinava a una finestra al terzo piano di Tara e gli porgeva bellissimi giocattoli. Perché mai Chris avrebbe dovuto picchiarla? Non gl'importava nulla della trama, né del fatto che Chris, un nanerottolo di appena due metri e dieci, come avversario faceva ridere, di fronte a quella Marilyn di quindici metri.
Ormai Chris era sicuro che alla lunga avrebbe vinto Gea. Incarico stupendo e gratificante, come no, che l'avessero adibito a coscienza di Adam, ma la voce della televisione era sempre stata più forte di quella della coscienza di un bambino… la quale fra l'altro nemmeno esisteva, finché qualcuno non si prendeva la briga di coltivarla. Le probabilità giocavano tutte a suo sfavore.
Era passato un anno. Cirocco gli aveva detto che ce ne sarebbero potuti volere anche due, prima del suo ritorno.
E Chris era quasi certo che allora sarebbe stato troppo tardi.
L'avrebbe rallegrato notevolmente, sapere che Cirocco ed il suo esercito erano già in marcia verso Iperione. Ma Gea non aveva ritenuto opportuno rivelarglielo, ed egli non aveva altro modo di esserne informato. Certo, un indizio gli sarebbe potuto anche venire dalla TV locale. Adam dormiva, e Chris se ne stava stravaccato davanti a un apparecchio. Programmavano il Napoleone del 1995 in versione inalterata, e sullo schermo si vedevano immensi eserciti marciare verso Waterloo.
Ma, a quel punto, Chris era ormai troppo ubriaco per farci caso.
CINQUE
Il secondo giorno di marcia registrò ancora più svenimenti del primo, sebbene il tragitto fosse più breve.
Cirocco aveva previsto anche questo. A molti, evidentemente, era parsa una facile scorciatoia per il congedo anticipato. I medici ebbero quindi ordine di esaminare ciascun caso con grande attenzione, e di rimandare a casa solo i pazienti davvero meritevoli di cure. Ne risultarono sedici. Tutti gli altri, quando fu levato il campo, dovettero rimettersi lo zaino in spalla e continuare la loro marcia attraverso Giapeto.
Varcarono i due piccoli, anonimi fiumi che nascendo dai Monti Tiche scorrevano verso sud per andare a gettarsi nel gran mare di Ponto, perla di Giapeto. Le strutture di collegamento fra le opposte rive risultarono in buone condizioni. Il terreno non presentava difficoltà. Cirocco era certa che Giapeto, nemico di Gea, non avrebbe in alcun modo ostacolato il loro passaggio attraverso i suoi tenitori. I problemi sarebbero cominciati entrando in Crono.
Per diversi "giorni" l'esercito continuò ad accamparsi lungo le rive del ridente mare. Il tempo si manteneva caldo e sereno. Man mano che i soldati andavano abituandosi al ritmo di marcia, Cirocco fece gradualmente allungare il passo. Ma senza forzare troppo. Li voleva temprati, non esausti, quando fossero giunti al dunque.
Alla confluenza del Plutone con l'Ofione, nelle vicinanze dei confini di Crono, Cirocco ordinò ai suoi Generali di procedere ad una cernita nell'ambito della guarnigione situata sull'estrema linea di difesa occidentale. Ma stavolta non le interessavano i più deboli, tutt'altro. Voleva i veterani, gli uomini e le donne più decisi e resistenti. Avrebbero dovuto impiantare una postazione fortificata subito ad ovest del guado sul Plutone e a nord dell'Ofione. Per l'attraversamento del grande fiume si sarebbero serviti di canoe titanidi. Li aspettava inoltre un servizio di pattugliamento in direzione nord e sud, da compiere rapidamente, con equipaggiamento leggero. La loro posizione non sarebbe stata certo difendibile a oltranza contro un assalto risoluto, ma non era questo lo scopo dell'insediamento. Confidava infatti che in caso di attacco quelle truppe sarebbero state in grado d'inviare messaggeri a Bellinzona, ritardando nel contempo gli aggressori con azioni di guerriglia onde dar modo alla città di organizzarsi per resistere all'offensiva.
Questo genere di operazioni la deprimeva. Quasi tutto quel che aveva fatto finora in Giapeto consisteva in preparativi in vista di una sconfitta. E poi, se all'Aviazione di Bellinzona fosse avanzato anche un solo aereo, questo avamposto, coi suoi veloci messaggeri, si sarebbe rivelato superfluo. Persino la Libellula più lenta poteva volare di qui a Bellinzona in venti minuti e dare l'allarme.
Ma l'Aviazione avrebbe potuto anche non farcela a traversare Crono.
E naturalmente, se fosse stato il suo esercito ad uscire vittorioso dall'imminente conflitto, da Iperione non sarebbero giunti contingenti nemici, bensì i suoi stessi soldati, insieme a profughi e prigionieri di guerra provenienti da Pandemonio.
Ma era suo dovere dedicare alla città ogni immaginabile precauzione. In fondo l'aveva pur costretta, con le buone e con le cattive, con la schiettezza e col raggiro, non certo a buttare semplicemente allo sbaraglio una manciata di fanti scalcagnati, bensì a concretizzare una sostanziosa forza combattente devota alla causa e determinata nelle sue motivazioni.
Cirocco sapeva che, al momento opportuno, queste truppe avrebbero combattuto.
La Circum-Gea aveva traversato l'Ofione in un punto situato proprio sull'invisibile confine fra Giapeto e Crono.
Ai tempi in cui Gaby era impegnata nella costruzione della strada, i ponti sull'Ofione avevano rappresentato le imprese più ardue. Nelle regioni pianeggianti il fiume si distendeva assai ampio e piuttosto profondo, mentre i luoghi in cui il suo corso si faceva precipitoso giacevano immancabilmente nel cuore d'impervie montagne. Di conseguenza, Gaby aveva cercato di ridurre al minimo tali attraversamenti.