Di alcuni, però, non s'era potuto fare a meno. Come ad esempio in questo caso. Non esisteva alcun itinerario davvero agevole, attraverso Crono, ma il percorso settentrionale risultava comunque cinque volte più arduo di quello meridionale. Si era dunque resa indispensabile la realizzazione di un grande ponte.
Gl'ingegneri di Cirocco, che avevano perlustrato il tragitto fino a Mnemosine ed eseguito ogni possibile riparazione al tracciato stradale ed ai ponti sia sul territorio di Giapeto sia, in minor misura, su quello di Crono, avevano riferito che per il ponte sull'Ofione non c'era nulla da fare. L'intera campata sud era crollata. Le squadre di Gaby, quasi settant'anni prima, avevano dovuto sudare cinque anni per costruirlo. Non esisteva alcun modo di ripararlo in tempo per la marcia su Pandemonio.
L'esercito si accampò dunque sulla riva settentrionale, e diede il via alla costruzione di centinaia di zattere. Si trattava di un lavoro lento e difficoltoso, stante la circostanza che in quella zona di Crono crescevano pochi alberi grandi a sufficienza per fornire il legname necessario.
Mentre l'operazione procedeva, Cirocco e i suoi Generali scrutavano il cielo con ansia. Si attendevano un attacco in Crono o in Iperione: forse in entrambe le regioni, se la prima battaglia non fosse risultata decisiva. E l'esercito, diviso dal corso del grande fiume e sparpagliato su vulnerabilissime chiatte, sarebbe risultato un bersaglio ideale, durante l'attraversamento dell'Ofione.
Cirocco aveva illustrato il proprio ragionamento a Conal, ai suoi piloti e ai Generali, poco prima che avessero inizio le operazioni. Ricorrendo all'analogia col quadrante di un orologio, aveva tracciato una mappa delle dodici regioni di Gea disponendole in un grande cerchio con origine in Crio, ad ore dodici.
— In questo modo troviamo Iperione, il nostro obiettivo, qui, a ore due — aveva spiegato, scrivendo il nome sul foglio. — Sul cavo centrale d'Iperione ha base la Seconda Aerobrigata Cacciabombardieri dell'Aviazione Geana. Proprio accanto, a ore tre, si trova Oceano. Non esiste una Terza Aerobrigata: Gea non detiene alcun controllo su Oceano. — E aveva vergato una grande X accanto al nome Oceano. — La Quarta, con base in Mnemosine, fu spazzata via da un'esplosione poco più di un anno fa. Secondo i miei informatori, non è mai stata rimpiazzata. — E giù un'altra X. — La Sesta, proveniente da Giapeto e responsabile dell'incursione su Bellinzona, l'abbiamo distrutta noi. Non c'è una Settima, in Dione, per lo stesso motivo attribuibile a Oceano. La successiva unità operativa la troviamo qui, in Meti, ed è l'Ottava. — Tracciate le ultime due X, aveva fatto un passo indietro per ammirare l'opera.
— Come potete constatare, Crono viene a situarsi nel bel mezzo di un'ampia smagliatura nella rete delle forze aeree geane. Da Meti, ad ore otto, giro giro fino ad Iperione, ad ore due, troviamo invece ben sette squadriglie di bombardieri in pieno assetto di combattimento. Meti è sotto stretta osservazione. Nel caso che un attacco dovesse originarsi di lì, ne otterremmo via radio congruo preavviso. Lo stesso dicasi per Iperione. Ma se ci piombasse addosso la Quinta mentre siamo in Crono, il periodo di preallarme sarebbe estremamente breve. Ho cercato di elaborare la previsione d'un paio di possibili piani d'intervento nemici. Supponiamo che l'attacco muova dall'Ottava con base in Meti. Gli ci vuole un certo tempo, per giungere qui, e noi abbiamo così modo di prepararci. La tattica più logica da parte di Gea, ritengo, dovrebbe dunque consistere nell'inviare innanzitutto la squadriglia di Crono per coglierci di sorpresa ed immobilizzarci. Al tempo stesso decollerebbe l'Ottava, o la Seconda, o magari partirebbero entrambe, giungendoci addosso al momento giusto per dare man forte alla Quinta. Seconda ipotesi: Gea ci lascia attraversare Crono indisturbati. Sinceramente preferirei essere piuttosto attaccata qui. Perché se Gea aspetta finché non siamo giunti in Iperione, a quel punto può fare intervenire tutte le squadriglie… Febe, Crio, Rea, Iperione, Crono, forse persino Teti… pressoché simultaneamente, e con preavviso, per noi, ridottissimo o nullo.
Avevano tutti gravemente, attentamente sottoposto al vaglio della propria riflessione il grande orologio geano disegnato da Cirocco. Erano state avanzate non poche proposte, alcune delle quali provviste di una certa validità. V'era stato consenso sul fatto che la scelta più accorta, per Gea, avrebbe dovuto basarsi sull'attesa del loro arrivo in Iperione, immediatamente accolto da uno schiacciante intervento in forze.
Cirocco si era dichiarata d'accordo… malinconicamente meditando che, con ogni probabilità, Gea avrebbe fatto esattamente il contrario. Al di là d'ogni logica, ciò che Cirocco paventava era proprio un attacco nel cuore dell'ostile notte di Crono.
SEI
Il Luftmörder di Teti non aveva la minima idea di rappresentare il caposquadriglia della Decima Aerobrigata Cacciabombardieri dell'Aviazione Militare Geana. Non si trattava, infatti, di una designazione attribuitagli da Gea. Egli sapeva unicamente di essere il comandante della squadriglia. Era, inoltre, vagamente consapevole dell'esistenza di altre squadriglie, ma ciò lo lasciava del tutto indifferente. Conosceva perfettamente modalità e fini della propria missione, e non aveva da spartire proprio nulla, con gli altri Luftmörder. Tale possibilità esulava totalmente dal suo orizzonte. Era lui, il caposquadriglia.
Aveva ricevuto una serie di Ordini. Essi implicavano la necessità di effettuare rifornimento presso basi al comando di altri Luftmörder. Tale concetto gli risultava sgradevole, ma gli Ordini erano Ordini.
Sapeva dell'esistenza di un esercito, attualmente in marcia attraverso Crono.
Sapeva che, ad un certo punto, gli sarebbe giunto Ordine di attaccare quell'esercito.
Sapeva che nel cielo volavano nemici. Ciò non gli causava alcun timore.
L'intera situazione gli donava un vivo senso di appagamento.
In pratica, l'unica fastidiosa macchiolina nell'altrimenti perfetto quadro della sua esistenza era costituita dagli angeli che avevano ultimamente preso a frequentare la zona.
Giungevano a volare assai vicino, cinguettando bizzarramente. Ce n'erano di verdi e di rossi. Egli nutriva per costoro un sovrano disprezzo. I loro corpi mollicci avrebbero rappresentato spassosi bersagli, per i suoi cavedani e per i suoi crotali… ma non v'erano Ordini in tal senso. Egli disdegnava gli angeli. Così insignificante appariva, la loro potenza. Talmente inefficienti risultavano, come macchine volanti.
S'erano dati a costruire nidi che, analogamente alla sua stessa collocazione, pendevano dal cavo. Ne aveva tre proprio sotto di sé, grandi strutture rigonfie che parevano fatte di fango e paglia. Li considerava sgradevoli, a vedersi.
Quattro, ce n'erano stati. Aveva sganciato un cavedano contr'uno di essi, per saggiarne la resistenza. S'era sfrantumato come un palloncino in cartariso. Le piume verdi e rosse che se n'erano sparpagliate nel vento tutt'intorno, e le rauche strida terrorizzate dei superstiti, l'avevano divertito.
Si era, tuttavia, astenuto da altri tiri.
Attendeva l'inizio della sua missione.
SETTE
Conal avrebbe voluto guidare un'incursione contro la base di stanza in Crono. Aveva portato, a sostegno di tale proposta, dettagliate e convincenti argomentazioni, finché a Cirocco non era rimasto altro da fare che metterlo a parte del suo piano segretissimo, davvero un progetto o la va o la spacca. Non sarebbe stato altrimenti possibile convincerlo a rimanersene buono mentre Robin — senza dimenticare tutti gli altri amici suoi, naturalmente — arrancava inerme sotto l'orrenda minaccia di quei mostri assetati di sangue appollaiati sul loro abominevole cavo.
Quand'ebbe ascoltato il piano si dichiarò, pur con molte esitazioni, d'accordo. Robin sarebbe stata comunque in pericolo, ma purtroppo non c'era modo di mettersi al coperto da ogni rischio.