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Il guaio stava nel fatto che non le riusciva di spiegarlo a nessuno, il perché. Non lo capiva del tutto neanche lei.

E adesso quindi se ne andava errando fra morti e feriti, moribondi e mutilati, in cerca di sua figlia. Pochi altri, come lei, vagavano senza meta, recando però in volto i chiari segni della psicosi traumatica. Robin era scossa, ma ancora padrona di sé stessa. Era venuta a patti con la propria paura già da vent'anni, quando per la prima volta s'era permessa di assaggiarne il morso.

Aveva provato un grande spavento, nel corso dell'attacco, s'era sentita sconvolta e addolorata per le vittime di quella ferocia, ma adesso che il peggio era passato avvertiva solo una profonda ripugnanza per l'atrocità dell'aggressione… e timore per la sorte di sua figlia.

La trovò che stava scavando una trincea. Dovette chiamarla tre volte, prima che Nova alzasse il capo. Poi, col labbro inferiore che le tremava convulsamente, la giovane si arrampicò fuori dalla fossa, gettandosi fra le braccia di sua madre.

Robin sentì le lacrime, lacrime di gioia, scorrerle sul volto. E, come sempre, pensò a quanto dovesse parer buffa, così abbracciata ad una figlia che era quasi trenta centimetri più alta di lei. Nova piangeva a dirotto.

— Oh, Madre — diceva fra i singhiozzi. — Voglio andare a casa.

OTTO

Cirocco dispiegò sul tavolo traballante la sua mappa a quadrante di orologio. Un Capitano sorresse a illuminarla una lampada da campo mentre lei ci tracciava altre due X.

— L'Aviazione Geana ha perduto anche le Aerobrigate di Crono e Meti. Ciò significa che quest'intera metà della ruota, con noi proprio in mezzo, non contiene più alcuna forza aerea nemica. Il pericolo più vicino, per noi, attualmente è quassù in Iperione, mentre Bellinzona rimane tuttora sotto la minaccia dell'Aerobrigata di Tea. Vediamo un po', a questo punto voi cosa fareste, al posto di Gea?

Il Generale Due esaminò attentamente il disegno, quindi parlò.

— Ormai dovrebbe averlo capito, che le nostre squadriglie sono più forti delle sue.

— Però non credo che conosca tutta la nostra forza — replicò Cirocco.

— Meglio così. Ciò potrebbe indurla ad attendere. Un attacco contro Bellinzona proveniente da Tea rientra nel novero delle possibilità, ma se è vero che il suo obiettivo primario è l'esercito…

— Lo è.

— …Be', allora… se l'Aerobrigata d'Iperione prendesse il volo, verremmo a saperlo con notevole preavviso, vero? A quanto ci si dice, in Iperione disponiamo di ottime spie.

— Esatto.

— Se io fossi nei suoi panni — intervenne il Generale Otto — incomincerei a concentrare i miei aerei. Sposterei il gruppo d'Iperione nella base vuota di Mnemosine, ad esempio, ammesso che sia utilizzabile.

— Non lo è.

— Benissimo. D'altra parte quel gruppo non può neanche arrivare alla base di Crono, in quanto verrebbe attaccato dalla nostra Aviazione. Quindi gli direi di mantenere la posizione. Però sposterei l'Aerobrigata di Tea alla base di Meti. Giapeto è fuori questione per lo stesso motivo di Crono. Quante bombe volanti può ospitare ogni singola base?

— Questo non lo so.

— Hmm… Be', ammesso che in ogni base possa atterrare più di un'Aerobrigata, io incomincerei a richiamare quelle più lontane presso le basi più vicine. Febe, Crio, Teti, le porterei in Meti e in Iperione. …E neanche il loro raggio d'azione conosciamo, vero?

— Con sicurezza no. Attualmente dovremmo trovarci, ritengo, sul limite estremo del campo d'intervento del gruppo d'Iperione. Però ci avvicineremo. Pensavo che avrebbe potuto scatenarcelo addosso proprio ora, mentre ancora ci stiamo riorganizzando, e trasferire al suo posto il gruppo di Rea. Ma ormai credo invece che per il momento non farà proprio un bel nulla. E finora i fatti mi han dato ragione. — Indicò la mappa. — Dobbiamo difendere l'esercito, la città… e la base di Mnemosine. La base di Giapeto, invece, è sacrificabile… e in effetti ho dato ordine di farla saltare, se tentassero d'impadronirsene.

— E perché mai dovrebbero fare un tentativo del genere?

— Perché fra un poco avranno molta fame… Dunque: propongo un attacco di sorpresa. Se funzionasse, potrebbe darci un'assoluta superiorità aerea.

Osservò, sui loro volti, l'effetto di quella magica frase. Per due secoli, in tutti i grandi conflitti, quelle parole avevano rappresentato la chiave della vittoria.

Il suo Stato Maggiore, naturalmente, bruciava dalla voglia di sapere come pensava di riuscirci. E lei glielo disse.

NOVE

— Ha inizio l'Operazione Mordiefuggi. Ha inizio l'Operazione Mordiefuggi.

Appollaiati sui cavi centrali da Iperione a Mnemosine, i Sovràngeli di Dione che s'affollavano tutt'intorno alle piccole radio presero a ciangottare in gran concitazione.

Il demonìrico aveva promesso che le radio avrebbero parlato, e… Granruota!, non s'era forse inverato il vaticinio? I Sovra avevan fatto crocchio estasiati sin da quando le prime arcane vocincòdice s'eran levate dagl'ingegnosi marchingegni. Nominando esotici barbarismi come Grancàn, evocando vertiginosi lirismi come Roccaforte, menzionando metalliche Squadriglie, Luftmörder, e un tizio di nome Roger, le radio s'erano trasformate in una gran fonte di spasso, per i Sovra, che traevano spunto dai misteriosi messaggi per coniare giocose rime di botta e risposta.

— Mio Grancàn, sei tu in posizione?

— Intromissione.

— Inquisizione.

— Farfarello e gnomettino.

— Chiappa qua 'l mio coniglino.

Sollazzo e riso a volontà.

Il demonìrico e l'evanescente sua compagna avevano spiegato loro che cosa volesse dire mordiefuggi, e i Sovra ne erano rimasti affascinati. Non per la missione in sé, cui già s'erano impegnati, bensì per il nomincòdice e il tiro mancino che esso comportava. I Sovra palesavano, talvolta, un senso dell'umorismo piuttosto pesante.

Da interi chiloriv si preparavano all'azione. Non era stato piacevole. Detestavano il puzzo del cherosene. Ma avrebbero accettato questo ed altro, per il Dèmone.

E adesso la radio aveva pronunziato la fatidica frasincòdice. Il piano andava eseguito all'istante, ond'esso potesse avere simultaneamente luogo in tutta Gea. Ogn'indugio avrebbe comportato gravi rischi, per i Sovra. Su questo punto Gaby s'era mostrata assolutamente categorica.

— Oh, qual dinamite vi sarà stata… — flautò uno di loro.

— Mazzo di Crisantemi! — ansimò un altro, un pizzico in anticipo.

— Acquazzoni di fiorelloni…

— Apprestiamo gran copia d'unguenti lenitivi — qualcuno si preoccupò.

— Qualche perdita è da mettere pur in conto — ricordò un altro a mo' d'incitamento, riferendosi al vile attacco perpetrato su quel povero nido in Teti.

— La spada è un'arma a doppio taglio.

— Brillante sfoggio d'oratoria, e non certo vanagloria.

— Pronti in regìa?

E si distaccarono dal cavo, tuffandosi verso il nido di vipere minacciosamente abbarbicato più giù.

Il Luftmörder rimase solo marginalmente consapevole degli angeli finché non si avvicinarono a meno di cinquanta metri. C'era stato ultimamente un tal viavai, di quelle creature, che il suo apparato percettivo le aveva semplicemente eliminate dal proprio orizzonte, come un radar intelligente che provveda a cancellare le semplici tracce d'innocui volatili.

Ed eccoli d'un tratto, cinguettanti e cicalanti, mescolarsi alla sua squadriglia, sfrontati al punto d'avvicinarsi fino a toccare i suoi sudditi aeromorfi. Ne vide uno porre qualcosa sul fianco d'una bomba volante. Udì un nonsoché rotolare acciottolando giù per l'ugello di scarico di un'altra bomba.