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Anche Cirocco si diresse verso la sua. Le sentinelle le intimarono l'altolà, poi la riconobbero e la salutarono. Non parvero trovare nulla di strano nel fatto che lei fosse riuscita a sgattaiolare fuori della tenda eludendo la loro sorveglianza.

Chissà come ci resterebbero, se dessero un'occhiata dentro, pensò Cirocco. Sospirò, e sollevò il lembo che chiudeva l'ingresso, preparandosi ad affrontare un rituale che aveva già compiuto due volte, ma che ancora la faceva sentire a disagio.

La cuccetta era vuota. Nessun'altra Cirocco la occupava.

Rimase qualche tempo ferma lì in piedi a rifletterci, poi si sedette sulla branda, e ci pensò ancora un po'. Alla fine decise che non aveva senso cercare di svegliarsi, visto che non stava dormendo.

Diede uno sguardo all'orologio, vide che si avvicinava l'ora della partenza, e senz'altro indugio lasciò di nuovo la tenda per andare ad impartire le necessarie disposizioni.

L'esercito entrò in Iperione.

Con quel tempo sereno, il loro obiettivo era stato in vista fin dalla metà di Mnemosine. Sarebbe stato piuttosto difficile non accorgersi dell'immenso cavo verticale che puntava dritto al cuore di Pandemonio. E adesso, mentre marciavano attraverso le dolci ondulazioni collinari dell'Iperione sudoccidentale, a tratti riuscivano persino a scorgere la cerchia di mura che abbracciava lo Studio.

Il ponte sul fiume Urania era uno dei pochi rimasti in piedi lungo l'intera Circum-Gea. Gl'ingegneri di Cirocco lo esaminarono accuratamente, prima in cerca d'eventuali trappole esplosive, e poi per verificarne la resistenza strutturale. Le riferirono che era pienamente affidabile, ma lei preferì ugualmente prendere qualche precauzione, distanziando ampiamente i carri e facendo marciare le truppe fuori passo. Il ponte resisté.

A unire le due sponde del Calliope ci aveva pensato Gea, facendo costruire una diga in terra. Lo sbarramento aveva finalità idroelettriche, e serviva turbine che, secondo il metro umano, potevano essere considerate di modeste dimensioni.

L'Aviazione trasportò altra dinamite, e dopo che l'esercito ebbe attraversato la diga, Cirocco la fece saltare. Stettero tutti a guardare mentre un'ampia breccia irregolare si apriva nel fianco della costruzione, ed elevarono alte acclamazioni intanto che le acque del lago si aprivano rapinosamente la strada completando, in men che non si dica, l'opera di abbattimento. Con la diga se ne andarono anche le turbine. L'intero impianto era praticamente incustodito, a parte la presenza di sei tecnici Fabbri Ferrai, che parvero rimanere del tutto indifferenti di fronte alla distruzione della loro opera d'ingegneria.

Cirocco non avrebbe saputo dire se ciò fosse di buono o cattivo auspicio. Mantenne, tutt'intorno all'esercito, un accurato servizio di pattugliamento pronto a rilevare eventuali movimenti di truppe geane, ma la situazione si mantenne assolutamente tranquilla.

SEDICI

Da un bel po', Gea guardava quasi esclusivamente film di guerra.

La corrente andò via in un momento che peggio di quello non l'avrebbe potuto scegliere. Era in proiezione l'ultima bobina del Ponte sul Fiume Kwai. In un crescendo di tensione si stava preparando uno dei più grandi e più costosi finali di tutti i tempi. Si sentiva il piccolo ciuf-ciuf giapponese affrontare la curva, e sembrava che all'eroe gli fosse andato di volta il cervello, perché stava aiutando i musi gialli a trovare le bombe collegate al ponte, e…

Alec Guinness, pensava Gea con irritazione. Quasi un presagio. Ma lei, naturalmente, non credeva nei presagi…

Poi andò via la corrente. Una remota, indistinta parte della sua mente conosceva la causa di quell'interruzione, ma lei non aveva alcuna voglia di starci a pensare. Tutta quella storia era stata un gran divertimento, all'inizio, ma ormai ne era sempre più annoiata ogni giorno che passava.

A dire il vero, persino i film le stavano venendo in uggia. E poi era stufa di quel monellaccio capriccioso di un Adam, era stanca di quel fetente ubriacone di un Chris… e, soprattutto, non ne poteva più di stare ad aspettare che Cirocco Jones si decidesse a farsi avanti.

Non credeva, oltretutto, che a spiaccicare sotto un piede quella cagna insolente avrebbe avuto poi tutta la gran soddisfazione che si era ripromessa…

Restò lì a rimuginarci invelenita, mentre intorno un fuggi fuggi d'inservienti provvedeva ad attivare il generatore d'emergenza, e a portare un alimentatore da collegare al proiettore per fargli finire la bobina, e… insomma, tutte le piccole noiose incombenze tecniche spettanti al piccolo squallido servitorame in tuta e cacciavite. Non lo sapevano che lei era una grande attrice?

Riuscirono finalmente a rimettere in funzione tutta la baracca. Il proiettore sferragliò volenteroso per un quindici secondi o giù di lì, poi s'inchiodò, e la fornace della lampada fuse un bel buco proprio in mezzo alla pellicola.

Quand'è troppo è troppo.

Squartò il proiezionista, poi si precipitò come una furia nella piena luce dell'esterno per vedere se l'esercito di Cirocco era già arrivato.

DICIASSETTE

Piantarono le tende dell'ultimo accampamento a soli dieci chilometri da Pandemonio. Una passeggiata, in pratica. E su Gea, ovviamente, un Generale non aveva neanche da preoccuparsi di scegliere l'ora migliore per l'attacco.

C'erano da fare due cose.

Convocò Nova, Virginale, Conal, Rocky, Robin, Serpentone, Valiha e Cornamusa, tutti insieme, nella grande tenda che ospitava il Comando. Nessun altro era presente. Persino alle sentinelle di guardia all'esterno era stato ordinato di tenersi distanti cinquanta metri.

Li fronteggiò, guardandoli bene in faccia uno dopo l'altro. Era più che soddisfatta di quello che vedeva, ma assolutamente disgustata al pensiero di quello che avrebbe dovuto dire.

— Robin — esordì. — Non ti ho mentito. Però non ti ho nemmeno detto tutta la verità. Nasu ha forse una probabilità su mille, di riuscire a sconfiggere Gea.

Robin distolse lo sguardo. Poi, lentamente, annuì.

— Credo di averlo sempre saputo.

— Anche se riuscisse ad uccidere questa Gea… e mi riferisco alla gigantesca mostruosità presente ora in Pandemonio, non certo alla vera Gea, con cui Nasu non potrebbe comunque mai misurarsi… be', non servirebbe a nulla. In effetti, mi aspetto che sia Gea ad uccidere Nasu.

— Nasu non è più il mio demone, Capitano — replicò Robin. Ricondusse lo sguardo su Cirocco, e i suoi occhi erario colmi di lacrime. — Voglio dire, non posso mica più portarmela dietro in un sacchetto di tela, no?

— No. Però sarei ancora in tempo a fermarla, se vuoi. Potremmo procedere anche senza di lei.

Robin scosse la testa, raddrizzò le spalle.

— Fai quel che credi giusto, Capitano.

Stavolta fu Cirocco ad abbassare gli occhi.

— Magari fossero sempre le scelte giuste. Ma neppur'io, tante volte, capisco bene… — Risollevò lo sguardo a scrutare i presenti. — A voi qui ho rivelato più che a chiunque altro. Adesso vi fornirò ulteriori elementi di comprensione. Nemmeno a questo punto, però, vi dirò tutto… Io stessa non ho completamente chiaro il quadro della situazione. Ma c'è una sola possibilità, e non posso lasciarmela sfuggire. Nova.

La giovane strega, colta alla sprovvista, trasalì ansimando. Cirocco le rivolse un sorriso stanco.

— No, tranquilla, nessun ribaltamento inatteso dell'ultimo minuto. Il fatto è che sto cercando di chiarire la mia posizione con tutti voi, e tu sei l'unica ad aver veduto Calvin. Te lo ricordi?

Nova annuì.

— Sta morendo. La sua malattia potrebbe anch'essere curabile, da parte dei guaritori titanidi… ma non lo sappiamo con certezza, perché lui si rifiuta di farsi visitare. Era un medico, però, quindi può anche darsi che l'abbia capito da sé, di essere incurabile. Ad ogni modo, vuol fare qualcosa per noi, e nel farlo morirà. Ecco perché quel giorno siamo andate a trovarlo. Per vedere se era disposto a collaborare. E lui ha detto di sì.