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Rocky aveva finito di praticare il quinto foro. Ne cominciò un altro.

— Niente affatto. È solo che non desidero divinizzare un cadavere, a differenza di quel che fanno certi studiosi. La musica barocca è ancora viva in quanto esiste chi la suona e ne trae godimento. In questo senso anche il rock and roll continua a vivere. Ma le possibilità del barocco vennero esaurite centinaia di anni fa. Al rock è accaduto lo stesso.

— E quand'è che è morto?

— Le opinioni divergono. Molti dicono nel 1970, quando McCartney fece causa ai Beatles. Altri arrivano al 1976. C'è chi per vari motivi preferisce il 1964.

— E secondo te?

— Fra il '64 e il '70. Più verso il '64.

Rocky disponeva adesso di una serie di otto fori. Passò a usare un seghetto per incidere la scatola cranica lungo il perimetro risultante. Lavorava in silenzio, e per un po' Cirocco non ebbe niente da dire. Si udiva solo il rumore dei denti che aggredivano l'osso, e da fuori il quieto sciabordìo dei flutti contro il fianco della barca.

— Ho letto certi critici che parlano assai bene di Elton John — disse Cirocco.

Rocky si limitò a sbuffare.

— Che te ne pare della nuova fioritura rock degli anni Ottanta?

— Spazzatura. Non sarà per caso che adesso mi tiri in ballo anche la discomusic, eh?

— No, quella te la risparmio.

— Ottimo. Non vorrei che mi scivolassero le dita.

Cirocco urlò.

Per un pelo la mano di Rocky non si lasciò sfuggire la sega circolare. Non gli era mai accaduto di udire un simile strazio in una voce umana. L'urlo diveniva sempre più forte e acuto, e Rocky avrebbe voluto morire. Che aveva fatto? Com'era possibile che stesse infliggendo al suo Capitano un tormento così grande?

Cirocco si sarebbe strappata la pelle dal volto, se non fosse stato per le forti braccia di Valiha. Mentre giaceva così immobilizzata, tutti i muscoli del suo corpo sporgevano simili a cavi tesi allo spasimo. Lottò nel tentativo di svincolarsi, intanto che il suo grido si spegneva per mancanza d'aria. Un silenzio assoluto che alle orecchie di Rocky suonò ancora più penoso. Cirocco prese a mordersi la lingua. Serpentone si avvicinò rapido cacciandole a forza un pezzo di legno tra i denti, ma il suo intervento interessò un solo lato della bocca, e la pressione continuò diseguale. Rocky udì il rumore della mandibola che si spezzava.

Poi tutto finì. Gli occhi di Cirocco si riaprirono, vagando qua e là circospetti come in cerca d'un qualche aggressore pronto al balzo. L'asticella di legno era quasi troncata in due.

— Che mi è successo? — domandò, impastando le parole. Rocky le tastò delicatamente la mascella, individuò la frattura, e decise di rimandarne a dopo la riduzione.

— Speravo che potessi dirmelo tu. — Si sporse per consentire a Serpentone di detergergli il sudore dal volto.

— Mi sembrava… sembravano tutti i mal di testa del mondo messi insieme. — Aveva un'aria perplessa. — Ma non me ne ricordo quasi più. Come se non fosse nemmeno accaduto.

— Tutto sommato ti è andata bene. Vuoi che prosegua?

— Che significa? Non possiamo fermarci a metà.

Rocky abbassò lo sguardo a esaminarsi la mano. che aveva smesso di tremare. Si domandava perché mai gli fosse saltato in testa di studiare l'anatomia umana. Se non fosse stato così maledettamente curioso, adesso, a fare quel lavoro, ci sarebbe stato qualcun altro.

— Sembrava proprio una specie d'avvertimento — fu tutto quello che riuscì a dire. Sebbene non l'avesse confidato a nessuno, in realtà aveva un'idea abbastanza precisa di quel che avrebbe trovato dentro il cranio di Cirocco.

— Apri — disse lei, e richiuse gli occhi.

Rocky obbedì. Concluse l'ultimo taglio, e asportò la porzione di osso. Sotto c'era la dura madre, proprio come affermava il Gray. Attraverso la membrana poteva scorgere i contorni del cervello. Nel mezzo, dentro la grande fenditura longitudinale situata fra i due lobi frontali, c'era un rigonfiamento che non avrebbe dovuto esserci. A forma di croce rovesciata, come una specie d'empio simbolo satanico…

Il marchio del Demonio, pensò Rocky.

Mentre osservava, la protuberanza si mosse.

Incise attorno a essa, sollevò le membrane dalla sottostante materia grigia, e si trovò faccia a faccia con un incubo. L'incubo, ammiccando, ricambiò il suo sguardo.

Era d'un bianco esangue, translucido, eccetto la testa. Assomigliava a un minuscolo serpente, ma aveva un paio di braccia che terminavano con due piccolissime mani artigliate. Il suo corpo si annidava all'interno della fenditura longitudinale, e possedeva una coda che scendeva in profondità fra gli emisferi.

Rocky colse tutto ciò nei primi secondi; ma ciò che continuava ad attrarre la sua attenzione era il viso della cosa. Aveva smisurati occhi mobilissimi e selvaggi, incastonati in un muso di lucertola. Vide muoversi la bocca, e fra le labbra guizzare una lingua.

— Rimetti a posto! — strillò la cosa, e prese a rintanarsi fra i lobi del cervello di Cirocco.

— Pinzette — disse Rocky. e gli furono collocate energicamente sul palmo. Afferrò il demone per il collo e lo tirò fuori. Ma la sua coda era più lunga del previsto, e rimaneva saldamente infilata nella fenditura.

— La luce! La luce! - squittiva la creatura; Rocky la teneva per il collo, quindi strinse più forte e la cosa incominciò a gorgogliare.

— Mi stai soffocando! — stridette.

Nulla avrebbe dato più soddisfazione a Rocky dello strappare a queir essere la sua testa ripugnante, ma temeva che ciò potesse in qualche modo danneggiare Cirocco. Chiese un altro strumento e lo usò per separare con somma cautela i due lobi cerebrali. Vide così che la coda del mostro profondava a infiggersi nel corpus callosum.

— Mamma — disse Cirocco, con voce strana. Poi si mise a piangere.

Che fare, che fare? Rocky non lo sapeva, ma una cosa gli era chiara: non poteva richiuderle il cranio prima di aver rimosso la creatura.

— Forbici — ordinò. Appena le ebbe in mano, le inserì fra i lobi più giù che poté, sin quando l'estremità della coda del demone non venne a situarsi in mezzo alle due lame. Esitò un istante.

— No, no, no!… — strillò la creatura accorgendosi di quel che stava accadendo.

Rocky tagliò.

La cosa cacciava urla terrificanti, ma Cirocco non batté ciglio. Rocky rimase un bel pezzo col fiato sospeso, infine riprese a respirare, e guardò. Vide, laggiù, il troncone di coda contorcersi e poi separarsi dal suo ancoraggio, la cui natura gli restava ignota. S'era staccato, a ogni modo, e Rocky fece quasi l'atto di afferrarlo con le pinzette prima di ricordarsi del suo prigioniero… che ormai tendeva piuttosto al paonazzo. Lo porse a Serpentone, che ficcò l'urlante oscenità in un barattolo di vetro e richiuse bene il coperchio. Rocky tolse di mezzo il moncone.

— Capitano, mi senti? — domandò.

— Gaby… — mormorò Cirocco. Poi riaprì gli occhi. — Sì, ti sento. Ho visto che l'hai preso.

— Davvero?

— Ma certo. Come, di preciso, non saprei. Però se n'è andato. Non c'è più nulla. Lo so.

— Oggi Gea sarà scontenta, in fede mia — cantò Valiha. — Abbiam preso la sua spia. — Sollevò il barattolo. Al suo interno la creatura si dimenava, succhiandosi l'estremità della coda amputata.

— Spiacente per l'accaduto — si scusò Conal sedendosi accanto a Rocky. Rivolse a Cirocco uno sguardo leggermente nauseato, ma aveva riacquisito padronanza di sé. — Sembra tutto a posto, no, Rocky? Hai trovato nulla?

Valiha gli mostrò il recipiente. Conal guardò.

— Qualcuno gli dia una mano — disse Rocky. — È ora di concludere.

Undici riv dopo che Rocky ebbe rimesso in sesto la testa di Cirocco, il Cinema Pandemonio diede inizio alla programmazione di un altro spettacolo doppio: Rock Around the Clock, con Bill Haley e i Comets, e Il cervello di Donovan.