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Conclusa l'avventura, Robin aveva fatto ritorno a casa, con l'intenzione di soggiornarvi felicemente per il resto dei suoi giorni.

— Per un poco fu magnifico — disse, sorridendo al ricordo. — Chris aveva ragione. C'era davvero un sacco di labra nel farsi ricrescere un dito. Te lo raccomando come sistema per lasciare a bocca aperta gli amici.

Robin sapeva che Gaby e Cirocco avevano liquidato il labra come versione femminile del maschilismo. Sbagliando, certo, ma non era questo l'importante. La circostanza che fosse stata Gea a rigenerare il mignolo amputato di Robin aveva continuato ad angustiarla, finendo per togliere soddisfazione a lei e valore al suo trionfo.

Era una qualità senza senso proprio come il terzo Occhio, cui si attribuiva il potere di conferire infallibilità. All'atto pratico, le detentrici dell'Occhio risultavano persone arroganti ma sostanzialmente innocue, bacchettone e pedanti al pari di chiunque si dichiari portatore di verità assolute.

— Quando lasciai la Congrega ero già un personaggio quasi mitico — proseguì Robin. — Ma al mio ritorno… non saprei con quale termine definire la mia nuova posizione. La Congrega non aveva mai conosciuto un individuo come me.

— Un superdivo — suggerì Cirocco.

— Che vuol dire?

— È una parola arcaica. Usata per definire qualcuno la cui reputazione oltrepassa ogni ragionevole limite. E che, dopo un poco, incomincia a credere lui stesso a tale reputazione.

Robin meditò il concetto.

— Sì, più o meno una cosa del genere. La rapidità della mia ascesa dipendeva solo da una scelta personale. Avrei potuto procedere ancora più in fretta… ma non ero sicura che fosse la cosa giusta da fare.

— Sentivi una voce — intervenne Cirocco.

— Sì. Era la mia voce. Credo che se avessi voluto sarei riuscita addirittura a farmi proclamare Grande Madre. Ma sapevo di non avere le qualità necessarie. Anzi, mi rendevo perfettamente conto di essere una persona piuttosto mediocre.

— Non essere troppo severa con te stessa. A quello che ricordo, eri una tipa maledettamente in gamba.

— Certo, maledettamente veloce, maledettamente forte, maledettamente aggressiva, una vera bestiaccia intrattabile. Ma nell'unico posto che contava per me, qui dentro — e così dicendo si batté una mano sul petto, — io lo sapevo che cos'ero. Decisi di abbandonare la vita pubblica. Esistono dei luoghi, nella Congrega, dov'è possibile ritirarsi nel silenzio e nella solitudine… un po' come le suore. Non è questo che fanno le suore?

— Così ho sentito dire.

— Un anno l'avrei trascorso in meditazione. Poi avrei messo al mondo una figlia e mi sarei dedicata ad allevarla. Ma non feci in tempo a seguire il mio programma. Quasi subito mi accorsi di essere incinta.

Rimase un attimo in silenzio, perduta dietro il ricordo, mordendosi il labbro inferiore. Infine tornò a rivolgersi a Cirocco.

— E questo, vedi, accadde un anno… anzi, più di un anno dopo il mio ritorno da Gea. Sulla Terra nessuno ci avrebbe fatto caso. Ma nella Congrega, dato il procedimento d'inseminazione artificiale che…

— Sì, mi ricordo, capisco a cosa fai riferimento.

— Già, e si dà il caso che le addette ai centri natali sappiano perfettamente chi si è rivolto a loro per il trattamento. Di conseguenza, quando incominciai a mostrare i segni della gravidanza… — Sospirò, scosse la testa. — La cosa peggiore è che, se fosse capitato a qualcun'altra, quella avrebbe corso il rischio d'essere mandata al rogo. Saranno almeno una cinquantina d'anni che nella Congrega nessuna subisce la pena del fuoco per delitto di cristianesimo. Nel mio caso specifico, parevano presentarsi due possibilità. O avevo avuto un rapporto carnale con un demone cristiano, oppure… oppure si era in presenza del Gynorum Sanctum, l'unione di una donna mortale con la Santa Madre, perfetta e innocente.

Cirocco l'osservò con grande attenzione, mentre Robin chinava la testa a nascondere il volto fra le mani.

— E quelle l'han bevuta sul serio? — domandò.

— Oh. diciamo sì e no. Nella Congrega c'è una fazione conservatrice che prende la dottrina tradizionale assolutamente alla lettera. A ogni modo, il mio destino era segnato. E poi io stessa contribuii ad accreditare la tesi mistica. Per qualche tempo credo d'essere stata convinta davvero che la Grande Madre mi avesse visitato. Ma ogni volta che guardavo Nova in viso, qualcosa mi diceva che doveva essersi trattato di qualcun altro…

Stancamente, Cirocco scosse la testa. Quanti problemi avrebbero potuto essere evitati, se lei non fosse stata così occupata mentre Robin si preparava alla partenza…

Lascia perdere, si disse. Per un poco avesti da fare, d'accordo, ma poi te ne rimanesti semplicemente ubriaca per quasi un chiloriv.

— Sospettasti mai la vera origine della bambina?

— Per diverso tempo, no. Come ti ho detto, era molto più facile prendere le cose come venivano. Finché a un certo punto non decisi di affrontare il problema razionalmente.

— Avrei dovuto metterti in guardia contro la possibilità che Gea ti giocasse qualche scherzetto di addio. La prima volta che mettemmo piede qui, fece la stessa cosa a me, Gaby e Agosto. Ci ritrovammo tutt'e tre incinte, e dovemmo abortire. — Poi, dopo qualche istante di silenzio, fissando Robin negli occhi, proseguì: — E non hai… non hai mai pensato a chi potrebb'essere il padre?

Robin scoppiò a ridere.

— Valle a dare un'occhiata. Non è evidente?

— Nova ha la tua bocca.

— Sicuro. E gli occhi di Chris.

Chris stava cercando un proiettore nel seminterrato.

Dal punto di vista semantico è forse erroneo parlare di seminterrato in relazione a una casalbero, struttura nella quale tutti i livelli giacciono al di sopra del suolo, ma Chris aveva risolto la contraddizione. Incassata nel pavimento dell'edificio principale, c'era una botola che dava accesso a una cavità praticata nel tronco del grande albero. Tale vano costituiva l'estrema destinazione di tutti quegli oggetti per i quali Chris non era mai riuscito a trovare un impiego. E ce n'era davvero un mucchio.

Fermo a metà scala, con una lampada protesa a rischiarare l'ambiente mentre Chris scaraventava oggetti da un mucchio all'altro, Conal guatava quella congerie con aria sgomenta.

— Oltre a essere un architetto forsennato — osservò — ti sei pure beccato una brutta forma di cianfrusaglite acuta.

— Credo che sia un caso disperato — convenne Chris. — Comunque, si potrebbe dire la stessa cosa dello Smithsonian.

— E che sarebbe?

— Be', se proprio vuoi saperlo, attualmente non è più nulla. Incenerito ormai da un sacco d'anni. A suo tempo era un museo. E su Gea non ce n'è mica, di musei.

Si raddrizzò, ripulendosi dal viso un impasto di polvere e sudore. — È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

— I titanidi ce l'hanno, un museo.

— Hai ragione. Ma la cosa più antica che c'è dentro non è molto più vecchia di Cirocco. I titanidi esistono da poco tempo. E poi non abbiamo nessun museo umano, su Gea. Ammesso che sulla Terra ne sia avanzato qualcuno, non durerà ancora per molto. E allora perché non ricominciare quassù?

Conal gettò un'altra occhiata dubbiosa agli ammassi di ciarpame.

— Di' la verità, Chris. Il fatto è che non sei capace di buttare via nulla.

— Ebbene sì, lo confesso. — Infilò il braccio quant'era lungo dentro una catasta di paccottiglie e ne ripescò un venerando Kodak Brownie. — Però non si sa mai quando una cosa ti potrà servire.