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— Già, ma dove te la procuri tutta questa roba?

Chris spinse Conal su per la scala, lo seguì nella stanza di sopra e si richiuse dietro la botola. Poi precedette Conal per un labirinto di stanze e passaggi, sinché non giunsero nella zona che Chris aveva attrezzato a laboratorio. Comprendeva un cospicuo numero di locali, in cui Chris era in grado di effettuare lavorazioni di ogni tipo, da soffiare il vetro a riparare computer.

Appoggiò il proiettore su un banco da lavoro e incominciò a smontarlo.

— Mi limito a raccogliere la roba qua e là — rispose finalmente a Conal. — O per lo meno all'inizio è andata così. Attualmente, tutti i titanidi che passano di qui mi portano qualcosa in regalo. Sono dei trafficanti nati. Impossibile prevedere quello che troveranno. Ormai dalla Terra non arriva più molto materiale, quassù, ma ai vecchi tempi poteva capitare praticamente di tutto. I coloni si portavano dietro gran parte dei loro averi. Poi è scoppiata la guerra.

Tolse la fiancata dell'apparecchio e sbirciò dentro, soffiando via matasse di polvere. Infilò un dito in mezzo ai meccanismi, fece girare un ingranaggio. Estrasse dal proiettore un bulbo di vetro oblungo, e con un buffetto lo mandò a rotolare verso Conal, che lo bloccò. — Provala un po', ti dispiace? Dubito che sia ancora buona. Vedrai che mi toccherà prepararne una nuova.

Conal si diresse al banco di alimentazione. Innestò la lampada su un supporto, prese due cavetti isolati coi terminali scoperti, ne appoggiò uno all'involucro di ottone e l'altro alla smussata estremità metallica. Poi fece scattare un interruttore. Il filamento divenne incandescente, emanando una luce vivissima.

Chris si avvicinò col proiettore e lo sistemò accanto alla lampada.

— Dunque funziona, eh? Così rispanniamo un po' di tempo. — Prese la piccola ampolla di vetro e la riavvitò al suo posto, poi collegò fra loro diversi dispositivi che stavano sul banco, e infine poggiò due conduttori sui contatti esterni del motore. Quello ronzò, e si sentì un debole odore di ozono, ma null'altro accadde. Borbottando, Chris provò a riconfigurare il gruppo di alimentazione. Ancora niente. Alzò la testa, e vide Cirocco e Robin fare il loro ingresso nella stanza. Un poco distanziata, ciondolando di malavoglia, veniva Nova.

— Cirocco — disse Chris — bisogna che vada a scovare un altro motore per quest'aggeggio e che trovi il modo di collegarlo al meccanismo di trascinamento della pellicola, a meno che… — Accennò a lei, e poi al proiettore. — Pensi di farcela ad aggiustarlo?

Cirocco gli rivolse uno sguardo strano, poi fece spallucce e si accostò al banco da lavoro. Scrutò il proiettore, impose le mani su di esso, e aggrottò le sopracciglia. Si udì un crepitìo di scintille; Robin boccheggiò, ma Cirocco si limitò ad ammiccare. Qualcosa sferragliò brevemente, poi tacque. Cirocco si chinò ancor più accosto, incurante degli azzurrognoli archi elettrici che le scoccavano fra le dita aperte a ventaglio. Per un attimo Conal percepì un'indefinita evanescenza guizzare a offuscarle lo sguardo, poi lei si raddrizzò, e si cacciò in bocca la punta del pollice.

— M'ha bruciato, 'sto bastardo — brontolò succhiandosi il dito.

Chris sollevò un sopracciglio, quindi premette il pulsante di accensione del proiettore. L'apparecchio s'avviò incespicando, dopo di che prese a funzionare liscio e regolare come un aggeggio così vecchio non s'era mai sognato.

Nessuno fiatò. Conal andò a prendere le sedie, mentre Chris provvedeva a caricare nel proiettore la pellicola portata da Cirocco. Mancava la bobina ricevitrice, ma Chris pensò che non avesse importanza, essendo assai poco probabile che a qualcuno venisse voglia di riassistere allo spettacolo.

Cirocco e Robin fissarono un lenzuolo alla parete di fondo.

— I titanidi non li invitiamo? — chiese Robin.

— Vedere i film li scombussola — rispose Cirocco.

— Non conosciamo il motivo preciso — aggiunse Chris, rispondendo alla domanda che indugiava negli occhi di Robin. — Pare che il loro cervello non sia attrezzato per quel genere di visione. Gli fa venir la nausea, come se avessero il mal di mare.

Accese il proiettore.

Dopo qualche istante si udirono conati di vomito provenire dall'ingresso. Volgendosi, Conal vide Nova uscire dalla stanza per sottrarsi alle immagini che riempivano lo schermo. Pensò per un attimo di andare ad aiutarla, ma capì immediatamente che si trattava di un'idea assurda. Tornò a guardare il film.

Con un morso, Gea decapitò un secondo uomo. Questo portava una tunica arancione. Il primo, invece, aveva indossato il tradizionale abito nero e collare bianco da prete.

Gea si stava riscaldando in preparazione all'incontro con Kong. In alcune scene s'intravedeva la gigantesca scimmia gironzolare sullo sfondo. Al bolex che le aveva girate era parso più interessante documentare il divoramento dei sant'uomini, ineccepibilmente conferendo stabilità di ripresa e accuratezza d'angolazione a ogni inquadratura.

Ebbe inizio il combattimento. Gea e Kong si abbrancarono. Kong si trovò proiettato in alto a caprioleggiare sulla testa di Gea, ricadendo supino al suolo. Rimase lì con aria stordita, mentre l'avversaria gli si gettava addosso di peso inchiodandolo a terra. Con un'esplosione di forza bruta la grande bestia scaraventò Gea via da sé. rilanciandosi quindi all'attacco. Stacco e cambio di scena. Kong giaceva di nuovo riverso, con Gea che incombeva un attimo su di lui prima di avventarglisi addosso.

Ma stavolta sembrava che non si limitasse a bloccarlo al suolo. Conal non riuscì a rendersi subito conto di cosa stesse accadendo. Con la bocca inaridita, affascinato e imbarazzato, continuò a fissare lo schermo. Alla fine dovette distogliere lo sguardo. Si mise a osservare Chris. Cirocco, Robin… qualunque cosa che non fosse lo schermo.

— Avrei giurato che fosse asessuato — commentò Cirocco a un certo punto.

— Era nascosto bene — replicò Chris. — Ha dovuto tirarglielo fuori.

— Grande Madre proteggici… — Robin mormorò.

Conal tornò a guardare la proiezione. Aveva sempre creduto impossibile, per una femmina, costringere un maschio a un rapporto carnale. E forse lei non ci sarebbe riuscita, se Kong non fosse stato gravemente ferito.

Mentre Gea lo inforcava a cosce divaricate, da uno spacco nel torace gli sgorgava sangue a fiotti, e quella vi attingeva a piene mani per lavarcisi la faccia.

— Basta, spegnilo! — implorò Conal. Cirocco, il volto impassibile come pietra, gli scagliò uno sguardo raggelante, scotendo la testa. O se ne andava, o guardava. Conal si obbligò a guardare.

Gea barcollava come fosse ubriaca. Andò a urtare contro la parete rocciosa della caverna, e cadde su un fianco. Lo schermo si abbuiò per un istante, poi tornò a illuminarsi. Gea, sempre nuda, giaceva ancora di fianco. Il sangue di Kong le si stava seccando sul viso e sulle mani. Si arrovesciò sulla schiena, incominciò a gemere. Il suo ventre era tutto un palpito violento e incessante.

— Sta partorendo — disse Chris.

— Già — ringhiò Cirocco. — Ma partorendo cosa?

La coda della pellicola sfilò rapida oltre l'otturatore e cadde serpeggiando sul pavimento. Lo schermo bianco continuò a sfarfallare, illuminando il pallore di tre volti, finché la mano di Chris non sopraggiunse misericordiosa a spegnere il proiettore.

Era un cammello, ed era morto.

Quel cammello era nato vivo, e Gea aveva pensato bene di includerlo nel suo séguito, dalla montagna di Kong all'attuale sede di Pandemonio, in attesa di decidere cosa farne.

Non aveva fatto conto di ritrovarsi con un cammello. In quel periodo, Gea lasciava molto spazio al dominio della casualità. Il caos la riempiva di gioia. Era un casino parecchio più divertente che mandare avanti quel fottuto d'un mondo!

Gea generava cose per il semplice motivo che tale atto le pareva assai appropriato agli attributi e alle funzioni di una divinità. E i risultati sorprendevano lei non meno di chiunque altro. La sua mente s'era frammentata in numerose entità autonome, qualcuna un po' più pazza delle consorelle, ma tutte quante assolutamente folli.