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— Ecco, i tuoi occhi si chiudono — disse Cirocco, e Robin reclinò le palpebre. — Dormirai, ma il tuo sonno sarà lieve. Potrai avvertire le cose al tatto, e percepire gli odori, e udrai perfettamente bene, ma non vedrai nulla. Mi comprendi?

— Sì.

Robin si sentì sollevare. Sensazione deliziosa. Udì il vento frusciare fra gli alberi. Le giunse un profumo come di fragole troppo mature. Avvertì il proprio corpo sobbalzare mentre Cirocco trotterellava lungo il sentiero. Poi l'impressione che tutto le roteasse attorno. Continuò per un tempo indefinito, sinché ogni senso d'orientamento l'abbandonò.

Non le importava. Sentiva soprattutto le forti braccia di Cirocco farlesi cuna sotto schiena e gambe, avvertiva i solidi muscoli ventrali di lei premerle contro il fianco, percepiva la tenue, inconfondibile, dolce fragranza ch'ella era solita associare alla Maga. La sua mente indugiò in piacevoli fantasticherie. Da molto tempo non faceva l'amore.

Si sentiva bene. Bene come non mai sin da quando… sin dai lontani giorni che con sette compagni aveva disceso il corso dell'Ofione verso un destino ignoto. Evidentemente poteva anch'essere assai piacevole venir trascinati via dall'impeto di forze incontenibili… soprattutto se dispiegavano la tenace tenerezza delle braccia di una Maga.

— Nova non dormiva, quando sono venuta a chiamarti — disse Cirocco.

— Ah no?

— No. Ci ha seguito fino in fondo alle scale. E prima ci aveva spiato dalla finestra. Pensavo che ci avrebbe pedinato, ma non l'ha fatto.

— Non è una sciocca.

— Me ne sono accorta. Però ha una personalità… difficile.

Robin rise. — Se ti fosse capitato di venir degradata da Figlia della Vergine a profuga senzatetto, forse anche tu avresti un carattere difficile.

— Perché è partita insieme a te? Si direbbe che ti detesti.

— In effetti una parte di lei mi odia, credo. Il mio fallimento è stato così immenso, la mia rovina così totale… e come se non bastasse ho trascinato anche lei, in fondo al precipizio. — Robin tacque, chiedendosi come mai le riuscisse di fare certe rivelazioni senza provarne sofferenza, poi rammentò di essere ipnotizzata. Ed era felice di trovarsi in quella situazione. Aveva un tremendo bisogno di confidarsi.

— È partita per obbedienza? Non sembrerebbe nel suo stile.

— Tu non conosci la Congrega. Nova ha agito per dovere… e per paura. Non credo che le mie dilette sorelle ce la faranno. Sono convinta che finiranno per morire congelate, là nello spazio esterno. Ma quando giunse il momento di prendere una decisione, ormai non avevo più voce in causa. Quanto a Nova, non pensava neppure che l'avrebbero fatto sul serio, ma d'altronde non è che avesse molta scelta. Le cose erano divenute assai difficili, per noi. Dopo che Adam fu scoperto, per tre mesi fu come se avessimo cessato d'esistere. Il mio terzo Occhio mi salvò la vita, ma niente di più.

— Ma perché Nova doveva andarsene per forza? Eri tu che avevi avuto il bambino.

— Non è questo il punto. Vedi, ormai lei era considerata uno scherzo di natura. Nova scoprì l'esistenza di Adam a sei mesi dalla nascita. Cercò di ucciderlo, ma riuscii a fermarla in tempo. Poi ci adoperammo entrambe a tenerlo nascosto, ma sapevamo che non poteva durare. E alla fine si riseppe tutto. Mi ci volle fino all'ultima briciola del mio vecchio prestigio per far accettare l'affermazione che si trattava di una bambina. Nessuna osò controllare, ma tutte sapevano.

— Cosa vuol dire che Nova era considerata uno scherzo di natura?

— L'unica bambina della Congrega ad avere un fratello. Colpevole d'essere in stretti rapporti con me, la grande peccatrice. — Sospirò. — Che brava gente, eh?

— La gente è più o meno la stessa dappertutto.

Per un poco Cirocco non disse nulla. A Robin venne uno strano pensiero. Dov'era Adam? Quand'erano partite lo teneva Cirocco. Ma ora stava portando lei, e aveva entrambe le mani occupate.

Il fatto non la turbò. Dopotutto si fidava, di Cirocco.

— Era anche alta in modo sospetto. Finché rimanemmo sulla cresta dell'onda la cosa non ebbe importanza, ma in séguito s'incominciarono a mormorare illazioni su cui preferisco sorvolare. E poi c'era l'amore.

— Amore?

— Nova mi ama. Non che negli ultimi tempi si affanni a dimostrarlo, però mi ama.

— Me n'ero accorta.

— E ama anche te. In modo completamente diverso.

— Pure di questo m'ero accorta.

Finalmente Cirocco la depose a terra. I sensi di Robin erano deliziosamente ricettivi. Avvertiva, sotto i piedi nudi, la morbidezza del suolo umido. (Cos'era accaduto alle sue scarpe? Non importava.) Percepiva nell'aria un vapore aromatico. Sentì un rivolo di sudore colarle giù per la schiena. Rimase lì ferma ad attendere nell'oscurità. Scaturì dal nulla, dinanzi a lei, la voce di Cirocco.

— Adesso puoi sederti, Robin, e aprire gli occhi.

Robin eseguì. Scoprì di fronte a sé Cirocco inginocchiata. I suoi occhi erano laghi profondi e ammaliatori. Diede un'occhiata a sinistra e vide Chris, in ginocchio anche lui, con in braccio Adam ravvolto nella sua coperta rosa. Egli le sorrise, poi Cirocco le posò sul mento la punta di un dito, inducendo il suo viso a volgersi in avanti.

— Non guardare lui, guarda me.

— Va bene.

— Voglio che tu vada un poco più in profondità. Puoi rimanere a occhi aperti, se vuoi, ma non prestare alcuna attenzione a ciò che vedi. La sola cosa importante è il suono della mia voce.

— Va bene.

— A che profondità ti trovi ora?

Robin ci rifletté.

— Quasi un metro.

— Vai giù di altri trenta centimetri.

Robin obbedì. I suoi occhi erano aperti, però l'oggetto della sua visione consisteva unicamente in turbinanti nubi di vapore. Non aveva più Cirocco davanti a sé, ma non avrebbe saputo dire cosa realmente ci fosse laggiù. Avvertì una leggera pressione in cima al capo. Era la mano di Cirocco.

— Robin, perché hai lasciato vivere Adam?

Mentre udiva come da grande distanza giungere il suono della propria voce, Robin colse una rapidissima visione di loro tre visti dall'alto: un uomo grande e grosso, a metà ricoperto di pelo; una donna vigorosa; una minuta, inerme, miserevole…

Quel pensiero venne troncato immediatamente.

— Ho fatto un sogno.

— Che cosa hai sognato?

— Adam. Sorridente. Roseo. Minuscole dita delicate. La fragranza del proprio latte, il pannolino bagnato di lui. Gaby. Annerita, ustionata. Pelle carbonizzata che cade a pezzi. Un occhio rovinato. Un sentore dolciastro.

— Hai sognato Gaby?

— Stava seduta accanto a me. Mi aiutava a partorirlo. L'ha tirato su, tutto insanguinato e orribile. Poi mi ha dato un bacio, e io ho gridato.

— Nel sogno?

— Sì. — Robin aggrottò le sopracciglia. — No. Stava meglio. Non era più bruciata.

— Nel sogno?

— No. Sì… ma non ricordo d'essermi svegliata. Mi ricordo… che stavo per addormentarmi, ma dopo aver sognato. Adam prendeva il latte.

— Cos'ha detto Gaby?

— Mi ha detto che dovevo avere il coraggio di tenerlo. Mi ha detto che il mondo era prossimo alla distruzione. La Terra, la Congrega… forse anche Gea. Mi ha detto che lui era importante. Che dovevo portarlo qui. Che Chris era suo padre. Io le ho detto che due immacolate concezioni erano troppe, e lei mi ha risposto che era stata Gea, che Gea aveva usato la magia per… per conservare una parte di Chris dentro di me. Piccolissime capsule del tempo, le ha chiamate. Poi se n'è andata via.