E poi un'altra questione. Per quanto si lambiccasse, non riusciva a evocare nemmeno il più vago ricordo di cosa fosse un Tessalonicese.
Fu l'abitudine a condurre Luther fuori città sul sentiero che portava nelle vicinanze del vecchio cimitero. Ma non si aspettava di trovar nulla.
E invece ebbe fortuna.
Trovò ben sei pire funerarie in attesa di essere incendiate, e si accorse che in un punto il terreno era stato smosso di recente. L'arrivo di Luther doveva avere spaventato e messo in fuga i becchini prima che potessero dar fuoco ai cadaveri. E non poteva anche darsi che qualcuno fosse stato addirittura sepolto?
Le due realtà su cui a Bellinzona quasi tutti si trovavano d'accordo, erano la mòrte e la follia. I pazzi venivano lasciati cuocere nel loro brodo finché non diventavano violenti. E i morti venivano immediatamente cremati. Di fronte alla morte s'imponeva la necessità di una tregua, ed era in tale circostanza che faceva la sua apparizione l'unico esempio di spirito sociale che Bellinzona avesse mai conosciuto. Tutti collaboravano al trasporto dei cadaveri al cimitero, ove essi venivano distrutti secondo un rituale derivato dalle analoghe cerimonie indù.
Un tempo le cose erano andate diversamente. In una città nella quale il novanta per cento della popolazione non aveva parenti, i corpi dei defunti venivano semplicemente ignorati. E potevano rimanere a decomporsi per giorni e giorni, prima che qualcuno si nauseasse al punto di affibbiargli un calcio per buttarli ad affondare nelle acque del lago.
Ma poi i corpi incominciarono a rialzarsi, e ad arrampicarsi su per le fiancate delle barche, e ad appostarsi negli angoli bui. A quel punto intervennero i Vigilanti e le Libere Femmine organizzando un servizio di sepoltura.
Anche l'inumazione non si dimostrò molto efficace. I morti si scavavano un varco nel terreno e riemergevano dalle tombe. Unica soluzione sicura rimaneva dunque la cremazione.
— Ferò c'è da ascendere il fuoco — ridacchiò Luther. — Fortàteui i corfi — disse ai rimanenti Apostoli.
Bartolomeo e Simon Pietro rasparono nel terriccio e ne trassero fuori i resti di una salma fatta a pezzi. Qualcuno aveva pensato bene di adottare una variante al sistema, però Luther la sapeva più lunga di loro. Neanche questo travalicava le facoltà di un Dio onnipotente.
I cadaveri erano abbastanza freschi, con una sola eccezione databile a un paio di giorni. Uno era avvolto in un sudario bianco: evidentemente un ricco, dato il costo della stoffa a Bellinzona. Gli altri erano nudi. Luther squarciò il tessuto sopra il viso del ricco, e decise all'istante che quello sarebbe stato Giuda Iscariota.
Indusse in se stesso uno stato di minore esaltazione. E il canto che innalzò non era niente in confronto all'altisonante inno sacro ch'egli aveva intonato a beneficio delle Libere Femmine; la resurrezione era una semplice operazione di routine, come distribuire le ostie benedette. Quando fu nell'adatta condizione s'inginocchiò, e baciò ciascun paio di labbra gelide. Dovette attendere mentre Pietro rimetteva un po' insieme i pezzi dell'ultimo cadavere.
In pochi minuti cominciarono ad aprire gli occhi. Gli Apostoli li aiutarono a rimettersi in piedi, mentre Luther li esaminava con l'occhio clinico di un sergente maggiore. Quella femmina nera poteva essere Taddeo, decise. E il cinese avrebbe incarnato un buon Giovanni. Egli assegnava i nomi senza tener conto del sesso. Tanto, in capo a qualche settimana, non avrebbe più fatto alcuna differenza.
I sette nuovi zombi erano deboli e vacillanti. Gli ci sarebbero voluti dieci o venti riv, prima di ritrovarsi in piena forma. A quello smembrato sarebbe occorso anche di più. Luther l'avrebbe condotto nella foresta e lasciato in compagnia degli altri due che non gli servivano, tanto alla fine si sarebbero spontaneamente incamminati verso Pandemonio. Luther viaggiava sempre ed esclusivamente con i suoi Dodici.
Inginocchiato sulla riva del fiume, Luther pregava.
Bene, male… non c'era mica poi tanta differenza. Luther era capace di provare odio, collera e un'estasi religiosa assai simile all'odio e alla collera messi insieme. La circostanza in cui più si avvicinava a sentirsi bene, nel senso che sarebbe stato familiare ad Arthur Lundquist, si verificava quando egli comunicava col suo Dio. Quando pregava.
Non lo faceva spesso. Dio era una Donna molto indaffarata, e non gradiva che la si infastidisse per delle inezie. Il semplice fatto di non ricevere la Sua risposta era già abbastanza umiliante. Beccarsi un Suo rimprovero poteva voler dire farsi spiaccicare a terra come un insetto. Ma oggi Lei ascoltava, e rispondeva.
Ora Luther sapeva dov'era il bambino. Si rialzò, riunì la truppa, impartì gli ordini di marcia.
Sperava solo che quella figlia di puttana di Kali non arrivasse a Tuxedo Junction prima di lui.
SEI
Cirocco si sentì stanca, dopo l'immersione nella fonte. Ricordava tempi migliori. Quand'era più giovane, quel bagno la ricolmava di una dose d'energia talmente intensa da esser quasi dolorosa. Per due o tre giorni non sentiva neppure il bisogno di mangiare. Chris diceva che per lui era ancora così. Aveva solo quarantanove anni. Anche Robin, probabilmente, avrebbe provato la medesima sensazione. Ma, ormai da una cinquantina d'anni, Cirocco necessitava di alcune ore di riposo, dopo ogni ringiovanimento.
Quella fase l'avrebbe affrontata lontano dalla fonte. Era il principio della sorgente nel deserto. Esistevano nemici che avrebbero potuto penetrare in Dione e sorprenderla lì alla fontana, sapendo che lei doveva recarvisi ogni tre chiloriv.
Si spostò quindi presso un lago appartato che si stendeva a circa cinque miglia da Tuxedo Junction. C'era una spiaggia di sabbia nera, fine come polvere, intiepidita dalle emanazioni di calore del sottosuolo geano.
Vi si distese, poggiò la testa sullo zaino, e si assopì.
Nova li vide quando arrivarono al ponte. Per un attimo non riconobbe chi camminava accanto al grande uomo peloso, ma in realtà potevano esserci pochi dubbi. Robin indossava solo un paio di pantaloncini, e i tatuaggi che rendevano inconfondibile il suo corpo erano ben visibili. I serpenti quasi parevano vivi. Robin avvampava di quegl'intensi colori che Nova aveva conosciuto solo attraverso qualche foto di sua madre da giovane. Colori che adesso, piuttosto, risaltavano ancora più brillanti. Chiazze dorate mandavano barbagli, e rossi e violetti e verdi e gialli sfolgoravano come pietre preziose. Robin sembrava proprio una bruna statuina decorata.
Bruna?
Nova guardò meglio. Sì, come dubitarne, Robin era riuscita a prendersi una completa abbronzatura. Bisognava riconoscere che si trattava davvero di un bel gioco di prestigio, sotto il chiarore lattiginoso che da quelle parti sostituiva la luce solare. Senza contare che ci aveva impiegato soltanto due ore e non s'era nemmeno scottata.
Rimase ancora un poco a sorvegliare l'estremità esterna del ponte, ma Cirocco non si fece vedere. Alla fine, sospirando, scese al piano di sotto per andar loro incontro.
Fu sconvolgente osservare il cambiamento da vicino. Robin appariva ringiovanita di cinque anni. Nova aveva già incominciato a rendersi conto che Cirocco era davvero una strega assai potente, ma quest'ultimo fatto sconfinava quasi nell'incredibile. L'aspetto lieto e giovanile di sua madre non le dava alcun piacere, e ciò in qualche modo la irritava. Robin però non aveva diritto a tutta quella gioia, in un momento in cui sua figlia era tanto infelice!
All'ora di pranzo Cirocco non era ancora tornata.
Robin e Chris se ne andarono insieme da qualche parte. Nova li guardò uscire, poi corse su in camera sua. Ridiscese quasi subito, ed entrò in cucina. C'era solo Serpentone, intento a mescolare in una grande ciotola quello che a lume di naso doveva essere un impasto per biscotti. Le lanciò una rapida occhiata, e continuò il suo lavoro.